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120 anni/n. 4 – So.Crem, la DAT, la dignità nel fine vita

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So.Crem ha organizzato un incontro nel Centro Studi Edoardo Vitale dedicato alla Disposizione Anticipata di Trattamento (DAT), mirato a far conoscere ai cittadini i propri diritti e scelte in materia di cure mediche future. La lezione è stata tenuta dalla Professoressa Rosagemma Ciliberti.

SPECIALE 120 ANNI DI SO.CREM NUMERO 4


Le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT), un tempo definite anche con il termine “testamento biologico”, permettono a individui maggiorenni e capaci di intendere e di volere, di esprimere anticipatamente le proprie volontà riguardo a trattamenti sanitari, diagnosi e terapie, nel caso in futuro diventino incapaci di autodeterminarsi. Questa prerogativa è tutelata dalla legge italiana e può essere modificata o revocata in qualsiasi momento.

DAT, l’importanza della dignità

Le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) (un termine che correttamente sostituisce la parola “testamento” biologico giacchè regola le scelte delle persone quando ancora sono in vita, pur se in condizioni critiche, e non le volontà post-mortem) permettono agli individui di indicare in anticipo le proprie determinazioni nel caso in cui dovessero divenire incapaci di esprimersi, affinchè non sia leso il rispetto della persona e delle sue volontà sanitarie.

La DAT rappresenta un atto di profondo rispetto per la dignità individuale, offrendo a ciascuno il controllo sulle proprie scelte mediche in momenti di vulnerabilità. Attraverso la DAT ogni persona si assicura che le proprie volontà siano onorate, preservando l’integrità personale e il diritto a un trattamento conforme ai propri desideri e valori, anche quando non è più in grado di comunicarli direttamente.

Durante la lezione la professoressa Rosagemma Ciliberti ha approfondito gli aspetti tecnici delle DAT. Ha evidenziato come queste consentano di delineare le proprie scelte mediche e di nominare un fiduciario. Sottolineando la facilità di compilazione e revocabilità del documento, la professoressa Ciliberti ha chiarito che non è necessario un legale per la sua validazione, ma che è essenziale presentarlo nel Registro Nazionale per garantirne l’accessibilità in caso emergenza.

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Educazione e consulenza sulle DAT per un impegno sociale concreto

So.Crem ha attivato  un servizio di consulenza,  per aiutare i propri iscritti alla compilazione delle   DAT,  sia in tema di disposizioni sanitarie, sia per quel che concerne le ritualità e le modalità del commiato. 

L’Ente, società del terzo settore senza fini di lucro, si impegna attivamente nel sociale, promuovendo la consapevolezza civica attraverso corsi e lezioni che contribuiscono ad arricchire le conoscenze dei cittadini in tema di diritti, prerogative, libertà. 

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La cremazione nelle civiltà antiche del Mediterraneo

Le diverse civilità che hanno popolato il bacino del Mediterraneo all’inizio della storia avevano idee diverse in merito al destino dei corpi dei defunti.

La teologia degli antichi Egizi prevedeva la trasmigrazione delle anime dei defunti secondo metodologie abbastanza complesse dove non c’era spazio per la cremazione: al contrario, la civiltà egizia è celebre per le sue grandi tombe e la sua abilità nella mummificazione dei cadaveri (almeno per i faraoni e gli alti dignitari statali), che è esattamente l’opposto del concetto della cremazione.

Anche alcuni popoli semitici praticavano l’imbalsamazione, come i Babilonesi, almeno secondo quanto dice Erodoto. Dei Fenici si tramanda (ad esempio in alcuni libri dell’Antico Testamento) che facessero sacrifici umani sul rogo ma le testimonianze archeologiche dimostrano anche la pratica della sepoltura. Le civiltà proto-greche, Cicladica e Micenea, tra il 3000 e il 1100 a.C, seppellivano i loro morti; in seguito si hanno testimonianze dell’arrivo, forse dall’Anatolia, della pratica della cremazione anche in Grecia, che però risulta essere stata riservata alle più alte classi sociali. 

La prima testimonianza letteraria della cremazione in ambito mediterraneo è il racconto che fa Omero nell’Iliade della cremazione di Patroclo, amico di Achille, che era stato ucciso in duello da Ettore, figlio di Priamo re di Troia, e della successiva deposizione delle sue ceneri in un’urna tumulata; una pratica rituale simile quindi a quelle della Cultura dei campi di urne dell’Europa centrale.

Si ritiene, pur senza certezze, che questa fase culturale di popoli che praticavano l’incinerazione sia stata sviluppata da comunità di contadini e allevatori giudati da capi guerrieri che dalle terre dell’Asia centro-occidentale migrarono (probabilmente spinti da cambiamenti climatici) verso l’Europa, portando questo nuovo rito funerario insieme a nuovi stili ceramici, nuovi oggetti metallici, una nuova religione e le lingue indoeuropee.

Si può notare che probabilmente si tratta di un anacronismo, perché ai tempi della civiltà Micenea in cui secondo la tradizione letteraria fu combattuta la guerra di Troia (intorno al 1200 a.C.) i morti erano seppelliti; però l’Iliade e l’Odissea furono messe per iscritto solo nell’VIII secolo a.C. quindi Omero (chiunque sia a celarsi sotto questo nome totalmente privo di una biografia certa e consolidata) ha forse attribuito ai micenei protagonisti dell’Iliade le usanze rituali proprie della sua epoca.


Il personaggio
La fotografia è la morte perché fissa l’attimo irripetibile.”
Antonio Tabucchi

La Società Genovese di Cremazione (So.Crem)

La prima cremazione genovese della So.Crem (Parte 2): il funerale di Luigi Maria D’Albertis nelle cronache del Giornale del Popolo e del Secolo XIX


Il disappunto dell’autore dell’articolo per l’assenza delle autorità cittadine alla cremazione di L.M. D’Albertis si manifesta anche nell’articolo del giorno successivo che racconta l’accompagnamento dell’urna al cimitero di Staglieno:

“Ebbero luogo ieri mattina i funerali civili dell’esploratore Luigi Maria D’Albertis… L’urna contenenti le ceneri dell’ardito esploratore fu deposta entro un ricco carro funebre di prima classe trainato da quattro cavalli. Sul carro stesso furono appese varie corone di fiori. Ai lati del carro erano state poste la bandiere italiana… il guidone della Neva e la bandiera della Società Australiana di New South Wales…

Largo fu il concorso degli amici ed estimatori dell’estinto…Venne notata anche ieri mattina l’assenza delle autorità, democratizzanti a fior di labbra per far piacere al Zanardelli e al Giolitti in auge, ma in cuore profondamente legate al pregiudizio clericale. Quanto al Municipio, non dispose neppure che al transito delle ceneri di un genovese illustre, che rinfrescò gli ardimenti di Genova repubblicana nelle più lontane regioni e fu munifico verso il civico museo, presentasse le armi il picchetto dei pompieri, il che si fa in ben altre e men degne occasioni”.

Anche Il Secolo XIX pubblicò un articolo sul funerale di Luigi Maria D’Albertis, usando toni più moderati e ricordando che nel corteo figurava anche il gonfalone nero della Società milanese di cremazione con il distico “Vermibus erepti puro consumimur igni. Indocte vetitum mens renovata petit” (Sottratti ai vermi siamo consumati dal puro fuoco. La ragione rinvigorita chiede ciò che per ignoranza è proibito).

Il 6 settembre giunge poi al presidente della Società di cremazione una lettera di Enrico D’Albertis, inviata dal suo castello di Montegalletto, per ringraziamento per quanto fatto per il cugino. Il capitano Enrico si rammarica per non avere potuto essere presente alla cerimonia di cremazione e al successivo funerale a causa dei suoi “…malanni che, come Ella ben conosce, mi affliggono da qualche tempo” e ringrazia la Società per l’energia e l’attività profuse affinché fossero adempiute le volontà del defunto e i “…Signori soci che colla loro presenza, sia alla cremazione della salma, sia all’accompagnamento delle ceneri, vollero aumentare l’importanza della prima cremazione [sottolineato nella lettera] fatta in Genova”; ringrazia poi i rappresentanti delle Associazioni che vollero aderire e unirsi “…per rendere più imponente e decoroso l’accompagnamento delle ceneri, là dove è sperabile sorga tra breve un Tempio Crematorio”. Il capitano Enrico conclude la lettera col pensiero che “…Lo spirito di Luigi Maria D’Albertis deve avere esultato vedendo eseguito il suo ultimo volere…”.

So.Crem invita chiunque a sostenere i suoi ideali di civiltà e progresso, offrendo la possibilità di partecipare a iniziative culturali e di esprimere la propria volontà di cremazione attraverso l’iscrizione all’associazione. Con sede e direzione in Via Lanfranconi, 1/4 Sc. A, Genova, So.Crem continua a essere un punto di riferimento per chi cerca un approccio rispettoso e consapevole alla cremazione e al fine vita.


“A livella”

La poesia “A livella” di Totò, che celebra l’uguaglianza di tutti davanti alla morte, è al cuore della missione di So.Crem. Questo approccio riflette la profonda convinzione nell’importanza dell’umanità e dell’eguaglianza nell’ultimo viaggio della vita, assicurando che ogni persona riceva cure e rispetto.

Ludovico Calda

A Sestri Ponente è stata dedicata una via a Ludovico Calda, esponente di rilievo del socialismo e del mondo operaio genovese. Nasce a Parma il 9 luglio 1874 da Giacomo, maestro elementare, e da Erminia Bosi: nel 1887, nel periodo in cui il padre inizia ad insegnare a Licciana Nardi in Lunigiana, il giovane abbandona la famiglia e intraprende l’attività di tipografo. Nel 1893 giunge a Genova, ove si iscrive al Partito Socialista e affianca Pietro Chiesa per la ricostituzione della Camera del Lavoro, della quale diventa poi segretario.

Dal 1902 al 1906 è consigliere comunale ed inizia a collaborare con alcune testate, fra cui l’Avanti!.

Nel febbraio 1903 i riformisti della Camera del Lavoro propongono l’istituzione di un organo delle associazioni operaie e, a tale riguardo, Calda promuove la pubblicazione di un quotidiano: il 7 giugno 1903 nasce Il Lavoro, ed il suo direttore è Giuseppe Canepa. Il foglio si schiera a favore dei seimila portuali, in particolare dei carbunin, gli addetti al carico ed allo scarico del carbone, attività che investe il 70% del traffico portuale. Sono proprio le cooperative dei carbonai a versare la somma di £. 50.000 per l’avviamento dell’attività editoriale.

Nel 1906 Calda entra nel comitato direttivo nazionale della Confederazione Generale del Lavoro. Nel 1913 si dimette dal partito: i dissidi e le frizioni fra l’ala riformista e l’ala massimalista stanno adducendo a posizioni radicalmente opposte. Anche l’Italia si va dividendo fra interventisti e neutralisti sulla questione della guerra contro la Germania.

Il 1914 è fatale. A Genova, in ottobre, l’onorevole Cesare Battisti svolge una conferenza all’Università Popolare in Via Dante, organizzata dalla Federazione Socialista: il tema delle irredente Trento e Trieste infiamma il pubblico e provoca manifestazioni a favore dell’intervento contro l’Austria. Pochissimi giorni dopo, il 18, sull’Avanti!, il direttore Benito Mussolini, da sempre neutralista, opta per l’entrata in guerra al fine di limitare l’imperialismo tedesco ed instaurare la democrazia in Europa. Tutto ciò senza un preventivo accordo con la segreteria del partito, dal quale presto si separa.

In città Il Lavoro – su posizioni interventiste – appoggia le tesi di Mussolini, il quale giunge in città il 28 dicembre per un comizio ancora all’Università Popolare. Il clima è rovente. I neutralisti sono infuriati e cercano di impedire la conferenza. Alla fine l’oratore abbandona la sala e si rifugia nella sede de Il Lavoro in Salita Di Negro, accolto da Calda.

Di fatto, le vicende del quotidiano, del duce e del suo salvatore si intrecciano più volte nel corso del Ventennio, benché Canepa intuisca presto il pericolo del movimento fascista. Il rapporto fra Mussolini ed il giornale si interrompe nel marzo 1922 con l’irruzione di alcuni fascisti nella redazione e la conseguente chiusura. Soltanto in novembre riprende ad uscire grazie alla mediazione di Calda. Il 31 ottobre 1926 un gruppo di squadristi distrugge la redazione e la tipografia. Il giornale riappare nelle edicole il 5 maggio 1927 dopo un viaggio del parmigiano a Roma, dove intercede presso il duce ricordando le vicende del 1914. Calda riveste la carica di direttore responsabile dal 16 marzo 1938 al 6 aprile 1940.

Il giornalista si spegne all’ospedale di San Martino il 15 giugno 1947. I suoi familiari lasciano alla SO.CREM diverse somme di denaro, ricordate in tre lapidi (di cui due donate dal defunto) affisse all’esterno del Tempio. Le ceneri sono custodite nel grande urnario di famiglia posto nella sala centrale al primo piano.

SPECIALE 120 ANNI DI SO.CREM NUMERO 4

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