Sebbene per molti rimanga un tema fantascientifico, la robotica e l’intelligenza artificiale, stanno entrando sempre di più nelle vite di tutti, sia nei servizi del quotidiano che in campi come la medicina e in molti dei settori quali la ricerca per migliorare la qualità del vivere quotidiano. Per questo motivo l’evento in corso a Villa Bombrini, Robot Valley, è un’occasione speciale per affrontare queste tematiche e per scoprire le ultime novità della ricerca.
Organizzata dal dal Comune di Genova, in collaborazione con Regione Liguria e con il progetto RAISE Liguria, coordinato da Università di Genova, CNR e IIT e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), questa due giorni apre a tutta la cittadinanza l’opportunità di seguire panel e conferenze, ma anche laboratori per scuole e bambini. Inoltre, i ricercatori dell’IIT e dell’Università raccontano i progetti che stanno seguendo e i robot che stanno realizzando, spiegando applicazioni, obiettivi e futuri sviluppi del loro lavoro.
Villa Bombrini, la robotica incontra l’arte a Robot Valley
«È un’occasione straordinaria per parlare di tecnologia, ma in una chiave diversa dal solito, perché l’unione è l’importanza della tecnologia per l’arte», ci ha raccontato Cristina Battaglia, Program Manager dell’ecosistema Raise Liguria. «Quindi ampliamo la portata e delle attività dell’ecosistema, cercando di guardare anche nuovi target, e quindi quello artistico e quello culturale che per noi è molto importante, anche perché un’ecosistema tale si riesce ad essere inclusivo, aperto, e anche, come dire, accogliere nuove tendenze».
I più sensibili fra gli artisti contemporanei infatti si confrontano oggi con le innumerevoli tecnologie che stanno rivoluzionando la nostra esistenza: biotecnologie, genetica, mondi digitali, intelligenza artificiale, robotica.
«La tecnologia rimane ovviamente centrale nel progetto “Raise Robotica e l’Intelligenza Artificiale”, ma il nostro focus è sempre quello di applicare questa tecnologia alle persone, alla qualità della vita delle persone, in questo ci sta anche l’arte, che è il bello, diciamo, della nostra società», continua Battaglia.

Romantici-Robot: oggetti comuni dalla vita straordianaria
«La mostra metterà, in evidenza questi meravigliosi robot, alcuni dei quali creati con materiali di recupero, quindi ovviamente c’è un tema legato all’arte, uno legato all’economia circolare, e di nuovo ancora alla tecnologia, quindi sarà una bella sorpresa e un momento anche innovativo rispetto al solito modo di parlare di scienza», conclude la Program Manager di Raise.
Anticipata dalle installazioni gia presenti in Largo Pertini, la mostra RomanticiROBOT afferma una volta di più, il possibile connubio tra tecnologia e arte, con gli artisti contemporanei che ne esplorano gli aspetti positivi e al contempo ne mettono in luce le criticità che caratterizzano l’uso dei nuovi mezzi messi a disposizione dalla scienza.
«Quello che presentiamo oggi qui a Villa Bombrini è una selezione dei miei robot, venti sculture che vanno dal 2014 al 2024, una ricerca meticolosa sul tema della robotica e dell’empatia», spiega l’artista dietro a romanticiROBOT, Massimo Sirelli. «Ho riscoperto il gioco in età adulta, non avendo formazione accademica, con la passione per l’arte, la cosa che più mi portava verso la restituzione di una forma tridimensionale delle mie idee della mia catità e l’assemblaggio. Quindi ho iniziato a unire insieme oggetti provvedenti dalla quotidianità delle persone e li ho messi insieme cercando di avvicinarmi a quella che può essere una visione “steampunk” del robot».
Una scultura quasi giocattolo, antica, che ricorda un po’ il robottino di latta o il famoso uomo di latta del Mago di Oz, cresciuto negli anni ’80 si rifà all’immaginario dei robot che vedeva nei cartoni animati dell’epoca, che fanno da sfondo a tutto quello che è un po’ il suo immaginario creativo. «Io li amo definire, robot da compagnia, perché sono sculture robotiche che non fanno assolutamente nulla».
Gregoriani, discipline umanistiche e scientifiche devono lavorare insieme
«Siamo convinti, già lo stanno dimostrando, che Arte e Tecnologia debbano incontrare la scienza e le forme espressive artistiche debbano andare dal pari passo, quindi anche da un certo punto di vista discipline umanistiche e discipline scientifiche, perché viviamo un momento di grande transizione, di grande impatto culturale che richiede la collaborazione tra i visionari dell’arte e i visionari nella scienza, che da tanti punti di vista si uniscono e si incontrano soprattutto ad alti livelli.», spiega Maurizio Gregoriani, curatore della mostra romantici ROBOT. «Per l’occasione abbiamo scelto di lavorare con Massimo Sirelli che è un’artista proveniente della Street Art, catanzarese, che appunto realizza questi bellissimi uomini robot poetici che avete visto e ha realizzato anche l’installazione in piazza in Ferrari».
L’abbinamento tra arte e tecnologia riscontra apprezzamento da parte del pubblico, rende più affabile l’approccio ad una disciplina complessa come la robotica offrendo spunti e per la nascita, anche di connubi imprevisti.
«Abbiamo anche realizzato un concerto evento di un’opera che non si realizza quasi mai, giovedì alla scuola di robotica di Balbi, per soprano e musica magnetico-digitale, in sostanza, musica elettronica . Con l’ausilio dei filmati d’epoca che scorrono alle alle spalle. Un’opera splendida: “La fabbrica illuminata” di Luigi Nono, un grande musicista sperimentale del novecento italiano», ha continuato Gregoriani. «L’idea per il futuro è quella di insistere sull’abbinamento, perché sta funzionando veramente molto bene, è molto gradito alla gente, è stato molto gradito al nostro sindaco e devo dire che la collaborazione tra Raise e tutte le aziende che ci sono all’interno darà ulteriori frutti per sviluppare qualcosa di più grande».
Al Robot Valley la tecnologia al servizio della persona

Ma non mancano a Villa Bombrini anche le dimostrazioni dei progetti più avanguardisti dell’IIT, come mostrano Federico e Giuseppe, dottorandi e ricercatori che lavorano sul progetto Hannes Rehab, in collaborazione con Humanoide sensing and perception.
La protesi di mano Hannes, disponibile dal 2019, è un dispositivo in grado di riprodurre circa il 90% della funzionalità di una mano naturale.
Consente all’utente di afferrare gli oggetti, adattandosi alla forma e alle resistenze esterne, rendendo i gesti più fluidi.
Tutto questo, rispetto ad altri dispositivi simili, con un costo inferiore del 30% e prestazioni superiori, in termini di versatilità, estetica e durata della batteria che può durare fino a un’intera giornata. Presto sarà disponibile l’integrazione della protesi in un sistema protesico completo di arto superiore.
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