Intervista con il candidato sindaco di Cortona Andrea Vignini
“Mi arrabbio, ma non porto rancore”. Risponde così Andrea Vignini alla mia prima domanda sul suo fantomatico caratteraccio.
“È vero, talvolta mi infervoro, ma rimane il fatto che ammetto i miei errori e chiedo scusa quando necessario. È un punto fondamentale.”
Ha di certo un carattere forte Andrea Vignini: un percorso verso la candidatura a sindaco di Cortona, con elezioni fissate per l’8 e il 9 giugno, caratterizzato da oltre trent’anni di servizio politico, tra cui due mandati consecutivi come sindaco dal 2004 al 2014.
Con una laurea in Lettere moderne e una carriera come responsabile dell’area cultura nel Comune di Foiano della Chiana, oltre alla sua partecipazione permanente alla Segreteria Regionale del PD, Vignini è un candidato rispettato ed apprezzato.
La sua sembrava una candidatura in salita, ma il PD l’ha poi totalmente appoggiato per provare a portare a casa un risultato che la maggior parte dei cortonesi si augura dopo cinque anni di incertezza e malcontento.
Il sindaco uscente Luciano Meoni, infatti, che vinse nel 2019 con una lista civica sostenuta dai partiti di centro destra, ha visto la sua coalizione dissolversi nel corso del mandato, lasciando un vuoto che richiede un intervento immediato per garantire la rinascita di Cortona.
Al lavoro per riparare i danni dell’attuale amministrazione
“La campagna sarà impegnativa”, spiega Vignini, “i danni di questa amministrazione sono evidenti.
E’ mancata una visione complessiva del territorio, mentre quello che è stato realizzato era in gran parte progettato e finanziato dalle precedenti amministrazioni.
Cortona ha bisogno di una visione chiara del suo futuro, che includa il recupero della sua centralità culturale e turistica e un impegno concreto per la sostenibilità ambientale.
Oltre a ciò deve essere affrontata con urgenza la questione della sanità, sia in termini di strutture ospedaliere sia di servizi territoriali”.
Classe 1966, lunga esperienza sul campo, una moglie, un figlio e un gatto, Vignini, che è anche un apprezzato scrittore, ha le idee molto chiare quando gli domando le prime tre urgenze cortonesi sulle quali intervenire
Ho in mente tre punti per me fondamentali. In primis è necessario valorizzare al massimo Cortona che deve assolutamente recuperare la sua piena centralità dal punto di vista culturale e turistico.
Senza però tralasciare la questione ambientale ormai imprescindibile.
Bisogna ragionare in termini di sostenibilità, osservare la realtà e pensare alle cose pratiche da gestire come ad esempio il trattamento dei rifiuti.
Urge poi mettere mano alla questione della sanità: l’ospedale è da sistemare e ci vogliono specialità attrattive per valorizzarlo.
Penso anche e soprattutto alla sanità territoriale: dopo anni di disinteresse politico è necessario pensare di nuovo alle fasce più bisognose.
Portiamoci avanti, a giugno lei diventa sindaco per la terza volta: qual è il suo primissimo impegno nei confronti di Cortona?
Di sicuro vorrei mettere mano al piano del traffico di Camucia. Negli anni è cresciuta, sono state realizzate alcune rotonde per agevolare l’ingresso in città, ma ci sono ancora problematiche da risolvere.
Occorre pertanto migliorare i collegamenti e ripensare le aree del verde pubblico.
Vorrei che in modo molto schietto mi dicesse i primi tre aggettivi che le vengono in mente riferiti a Cortona dopo cinque anni di questa amministrazione
Purtroppo non sono belli. Cortona è oggi arretrata, isolata e senza alcun tipo di visione.
In cinque anni si è tornati indietro di colpo: tutti i rapporti costruiti dalle varie giunte in 70 anni di serio lavoro sono stati distrutti e così le politiche unite di zona.
Bisogna avere ben chiaro, a differenza dell’attuale sindaco, che non si governa da soli. E’ impossibile ottenere buoni risultati se non si costruiscono e mantengono rapporti soddisfacenti con gli altri.
Oggi Cortona attraversa una crisi d’identità: la popolazione locale scarseggia e pare sempre più una città per soli turisti. Che cosa ne pensa?
Di sicuro nell’ultimo decennio Cortona è profondamente cambiata. Il mio desiderio è proprio quello di riportare i Cortonesi a Cortona.
Bisogna che sia ben chiaro che una piccola Disneyland, con soltanto negozi e b&b, non piace a nessuno, turisti compresi.
Quello che lei sottolinea è vero, ma come si può invertire questa tendenza?
Senza dubbio occorre pensare ad un piano del commercio. E poi detassare famiglie ed attività commerciali.
Facciamo un passo indietro: l’enorme successo del film Under the Tuscan Sun di Frances Mayes aveva fatto letteralmente esplodere Cortona circa vent’anni fa.
Una popolarità enorme con un rovescio della medaglia che ancora paghiamo: l’aver invogliato troppo un turismo “mordi e fuggi”.
Occorre invece capire che Cortona funziona ed è attrattiva soltanto se è vera.
Va bene puntare sul turismo, quindi, ma è anche necessario diversificare: penso per esempio ad agricoltura, allevamento e artigianato. Tutte risorse che possono accrescere l’offerta.
Anche Camucia, che una volta era la “Parigi della Valdichiana”, oggi accusa i suoi malesseri: dalla crisi del commercio alla mancanza di parcheggi.
Ecco, io credo fermamente necessaria una visione complessiva del territorio e la creazione di luoghi di aggregazione.
Si potrebbe dire che lei è un recidivo, di nuovo qui a complicarsi l’esistenza per il bene dei Cortonesi: che cosa la spinge ad un rinnovato impegno per la sua comunità?
Lo dico e lo ripeto da sempre: sono innamorato di Cortona e vederla così mi fa male al cuore.
Desidero provare a darle il ruolo che le spetta: so per esperienza che non è facile, ma l’impegno ci sarà e davvero profondo.
Durante i suoi due mandati precedenti come sindaco di Cortona, quali risultati ritiene di aver ottenuto a vantaggio della popolazione?
Credo di aver fatto un bel lavoro inerente il binomio cultura e turismo. Ricordo con orgoglio l’inaugurazione del MAEC nel 2005 ed il suo ampliamento nel 2007.
E poi le importanti mostre internazionali sugli Etruschi con i grandi reperti dall’Ermitage, dal British Museum e dal Louvre.
Posso poi aggiungere altre soddisfazioni: il Tuscan Sun Festival, il restauro del Centro Convegni di Sant’Agostino, l’inaugurazione dell’Ospedale La Fratta e ancora il Centro Alzheimer.
Progetti e lavori pubblici importanti, tra cui le rotonde che hanno cambiato l’accesso a Camucia.
Credo, inoltre, di aver lasciato un’eredità positiva fatta di buoni rapporti con le istituzioni culturali.
Quali azioni pensa di intraprendere per migliorare la sostenibilità ambientale di Cortona? Ha progetti specifici riguardo all’efficienza energetica, al riciclaggio e alla protezione del territorio?
In questi anni è certamente cambiata la visione complessiva ed io stesso ho una maggiore sensibilità ambientale rispetto al passato.
Basta prendere l’esempio dei pannelli fotovoltaici: prima erano la panacea, ma oggi è tutto più complesso, bisogna pensare anche al loro smaltimento nel tempo per eliminarli.
Tra le cose su cui lavorare c’è di sicuro la mobilità su ferro. E poi è necessario intervenire sul degrado delle due stazioni di Camucia e Terontola che vanno assolutamente sistemate e adeguate anche in termini di parcheggi.
Certo, penso anche all’aumento di collegamenti con i centri maggiori e ad una mobilità di tipo elettrico che deve essere implementata.
Come intende coinvolgere attivamente i cittadini nel processo decisionale?
Ha pensato in particolar modo ai giovani in modo tale da renderli partecipi dei progetti di cambiamento di Cortona?
Sto lavorando con un bel gruppo, una trentina di ragazzi: li ascolto e lascio loro uno spazio autonomo con risorse da gestire.
Hanno un’età compresa tra i 20 ed i 26 anni, prevalenza maschile, studenti, ma anche giovani lavoratori.
Il dialogo è aperto. Loro mi insegnano anche a comunicare, mi fanno proposte concrete.
Grazie a loro ho capito che i luoghi di aggregazione non hanno più molta importanza: a vincere sono i contenuti.
Qual è stata una delle prime richieste ricevute?
Ho compreso che i giovani chiedono collaborazione, partecipazione e un dialogo costante con l’amministrazione in modo da poter dire la loro in merito a problemi ed iniziative.
La richiesta ed il desiderio è quello di un tavolo di confronto permanente tra amministrazione e giovani – singoli e associazioni – che si riunisca periodicamente e che funga da importante strumento di coinvolgimento.
Di certo, per quanto riguarda la comunicazione, deve essere al passo coi tempi: i giovani sono nativi digitali e chiedono una presenza costante della pubblica amministrazione sui social e in generale sui nuovi mezzi di comunicazione.
Che cosa chiedono questi giovani a Cortona e che cosa si può realmente realizzare per non farli scappare?
I giovani chiedono una visione del futuro sempre connessa alla salvaguardia dell’ambiente. Per loro è imprescindibile la difesa dei diritti, così come ottenere opportunità lavorative e servizi pubblici efficienti.
Per progetti concreti serve prima di tutto capire quale sia la reale condizione lavorativa e occupazionale dei giovani cortonesi.
Per questo servirebbe un osservatorio permanente che censisca annualmente la popolazione giovane, under 35 per esempio, per avere dei dati certi da cui possiamo partire per programmare delle politiche efficienti.
A questo dobbiamo aggiungere che occorrono nuovi modelli di investimento che possano attrarre nuove tipologie di aziende e di start-up che permettano di diversificare l’offerta lavorativa, anche per tutti quei ragazzi e quelle ragazze che una volta laureati, non trovando lavoro nel nostro territorio, portano le proprie conoscenze da un’altra parte.
Al momento, è evidente, i problemi ci sono: come convincerebbe un ragazzo di 20 anni a restare a Cortona?
E’ vero, ad oggi i problemi ci sono, in primis quello della disoccupazione intellettuale: praticamente più studi e meno lavoro trovi.
Pertanto è necessario intervenire con progetti concreti: per esempio il vecchio ospedale potrebbe ospitare delle start-up.
Per prima cosa bisogna investire, ovvio, per esempio per cablare i locali e farli diventare attrattivi per i giovani.
Penso anche al settore dell’agricoltura che oggi è profondamente mutata ed è in grado di offrire opportunità interessanti.
E poi bisogna portare qui le aziende, creare le condizioni per nuovi insediamenti.
Come prevede di affrontare situazioni di emergenza o crisi, basandosi sull’esperienza acquisita durante i suoi mandati precedenti? Ha piani di preparazione e risposta alle emergenze?
Mio nonno diceva: “L’eroe si vede quando arrivano gli spari”.
Ecco, nel caso – e fa gli scongiuri – vedremo come affrontare le situazioni di emergenza.
Sta già pensando a come collaborare con altre città e regioni per affrontare le sfide comuni e garantire un progresso armonioso?
Come già detto, da soli non si va da nessuna parte. Siamo leader, ma dobbiamo collaborare con gli altri comuni.
E’ fondamentale riallacciare tutti i rapporti abbandonati. In primis con Carlo Feltrinelli, casa editrice e Fondazione; con le università italiane come la Normale di Pisa e straniere come quelle della Georgia, della Alberta e di Perugia.
Avevamo una convenzione con Uni Perugia ed è senza dubbio tra le cose da ripristinare: bisogna riprendere i discorsi bruscamente interrotti.
Lei è anche un apprezzato scrittore, il suo romanzo “Sei giorni” ha rappresentato un buon esordio.
Ha un prossimo progetto letterario?
Ho già scritto altri due libri. Un giallo con un serial killer cortonese e un romanzo di formazione politica ambientato nella prima repubblica degli anni ‘80.
In questo momento, però, la mia unica priorità è l’impegno politico per la rinascita di Cortona.
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