A proposito di Haters

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Una volta accettato il fatto che i social fanno parte del nostro quotidiano, abbiamo anche “normalizzato” l’utilizzo del web per  esprimere ogni nostra emozione e dunque anche quelle negative, volte ad offendere, odiare, svilire, bullizzare, semplicemente perché se i profili social, sono il riflesso della nostra personalità e delle nostre interazioni quotidiane, sono consapevolmente o meno “ amplificatori” anche dell’odio, creando uno stuolo di haters che può nutrire avversione e manifestarla immediatamente e ferocemente, con un click, verso qualcuno o qualcosa,  un’idea, un brand o peggio ancora una minoranza, sia culturale, che etnica, che di genere.

E’ chiaro che l’odio manifestato dietro una tastiera ha in sé una componente più subdola e vigliacca, perché l’infamia può avere o meno una paternità certa, nel senso che chi odia può usare uno pseudonimo o un “profilo fake”, ma soprattutto perché l’odio esercitato online non contempla il coraggio di esternare vis-à-vis il sentimento di avversione, né l’impatto di sopportarne le conseguenze dirette dall’altro, il bersaglio,  e di considerare cosa provochi in lui, sottraendosi così, nascosti dietro un vetro, in anonimato, alla vista di quello che le parole scritte determinano. La differenza tra odiatori online ed odiatori reali è sostanzialmente questa : l’incapacità di affrontare l’altro, da parte del “ leone da tastiera”. che offende e l’insipienza stessa  degli atti posti in essere, spesso gratuitamente malevoli e volti a causare un danno psicologico o di immagine nel malcapitato che ne è oggetto.

L’odio è un sentimento che nasce dalla percezione di aver ricevuto un torto da una data persona  o che scaturisce “senza nessuna motivazione apparente”, spesso solo originato da un moto di invidia,  ignoranza, o idiosincrasia, arrivando a logorare chi lo prova ed inducendolo a porre in essere atti anche molto gravi in preda appunto a quello che a tutti gli effetti è un “odio cieco”. Particolarmente pericolosi sono gli “odiatori seriali” e quelli che appartengono alla sezione del “Dark web”, così come rimandano le pagine di Bruno Mastroianni e di Vera Gheno, che si spingono ad odiare “ideologicamente e ferocemente” un orientamento sessuale, una pigmentazione, una donna  solo perché di successo o del partito avverso.  Spesso, l’odio online causa morte, in soggetti particolarmente fragili o soli o vessati da chi li perseguita, insulta, svilisce, istiga al suicidio.

Se l’odio reale è circoscritto, vivo solo tra chi lo prova e chi lo riceve, l’odio virtuale fa proseliti, è un aggregatore di sentimenti negativi, crea “gruppi di odiatori”, è amplificato e dunque, molto dannoso. I fatti di cronaca ce lo insegnano, bisogna star attenti a queste condotte, a non  interpretare male la libertà di dire qualsiasi cosa contro un altro individuo, senza alcun discernimento, scaraventando le frustrazioni di una giornata o di una vita, dando addosso senza pietà a chi sbaglia.  Tale è la portata del web, bisogna starci attenti. Utilizzarlo per diffondere la cultura dell’odio vuol dire sprecare questo mezzo, una grande opportunità per tutti, che si potrebbe di certo, meglio indirizzare, evitando che più di qualcuno, ne rimanga stritolato.

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Info Angela Giordano

Angela-Giordano
Editorial Partnership Executive for Business Development. SCRITTRICE

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