Spediporto ad ALMAC denuncia: le lungaggini e le problematiche della burocrazia italiana costano ogni anno 93 miliardi all’export italiana
Spediporto partecipa questa settimana a Hong Kong per ALMAC (Asian Logistics, Maritime and Aviation Conference) (ALMAC) l’evento che mette insieme la logistica marittima, cargo aereo e i servizi di gestione della supply chain per ragionare sulla situazione del mercato asiatico ed esplorare le possibilità di business nella regione. Partecipano spedizionieri, manifatturieri, distributori e operatori finanziari. Il direttore generale Giampaolo Botta e il presidente Andrea Giachero sono gli unici italiani presenti all’evento.
Il mercato asiatico è una risorsa estremamente importante per l’economia italiana, in particolare ora che il commercio con la Russia è limitato da oltre un anno per via del conflitto in Ucraina. Secondo Italy China Council Foundation, le sole esportazioni verso la Cina di prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori nel 2023 valgono 3,5 miliardi di euro. Tra gli altri settori di pregio, la cosmesi italiana, che esporta prodotti in Asia per 1,1 miliardi.
Questi numeri dell’export, denuncia però Spediporto, sono minacciati dalla burocrazia secondo ISTAT
Uno studio, basato su dati Istat e Sace 2022 e contenuti in un paper del Centro Studi Divulga, stima infatti che le perdite per mancate esportazioni a causa di lungaggini burocratiche ammontino a 93 miliardi di euro.
«L’export è sempre stata la locomotiva dell’economia italiana: gli studi più recenti, che indicano come rilevanti i danni economici provocati dalla burocrazia, rappresentano, dunque, un segnale d’allarme davvero preoccupante», commenta Botta a riguardo. «Ci siamo sempre confrontati con gravi e onerosi ritardi nel settore delle importazioni. Oggi il deficit di capacità operativa delle amministrazioni interessa anche l’export e comincia a diventare davvero pesante per le imprese che, nella snellezza delle procedure di esportazione, dovrebbero avere un elemento qualificante in termini di competitività internazionale».
Problemi che, a loro volta, secondo Spediporto rischiano di generarne altri: i mancati guadagni pesano sulle aziende e imprese italiane, che perdono competitività e, di conseguenza, faticano a mantenere l’attuale tasso di occupazione. Un problema che deve essere affrontato, specie nell’ottica di mettere il settore produttivo in condizioni di ridurre la disoccupazione nel nostro Paese.
La presenza di Spediporto ad ALMAC dimostra la volontà di esplorare nuovi orizzonti, cercare nuove soluzioni per lo sviluppo della logistica
Un’attività che, nel medio e nel lungo periodo, potrà avere ricadute benefiche sull’economia genovese e ligure.
«Siamo tornati ad ALMAC», spiega ancora Botta, «dopo 4 anni. Abbiamo trovato una Hong Kong molto dinamica, con una gran voglia di ripartire dopo la pandemia. I dati più recenti confermano il riattivarsi dell’export verso l’Europa e l’America: un segnale confortante, che fa il paio con il fatto che gli operatori asiatici continuano a guardare con interesse all’Europa e, in particolare, all’Italia. Siamo, dunque, felici di aver presentato la nostra progettualità sui porti di Genova, Savona, il retroporto della Valpolcevera e la Green Logistic Valley».
I semi gettati nelle giornate dense di incontri in Estremo Oriente potrebbero dare presto frutti importanti: «Abbiamo aperto interessanti tavoli di lavoro con alcune realtà internazionali e grandi imprenditori asiatici. Speriamo presto di portare novità legate a questo scambio di visioni con chi opera nel mercato asiatico».
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