Il governo della Sierra Leone ha imposto ieri un coprifuoco su tutto il territorio nazionale dopo un tentativo di colpo di stato. Negli scorsi giorni si sono registrati sconti a Freetown, la capitale, dopo l’assalto a una base militare e a una prigione locale. Nella mattinata di oggi il coprifuoco è stato limitato alla notte, dalle ore 21 alle 6. Le attività economiche hanno riaperto, mentre per precauzione le scuole sono rimaste chiuse. In molte strade ci sono ancora posti di blocco, con i membri delle forze di sicurezza che perquisiscono le automobili.
Non è ancora chiaro se l’attacco sia parte di un’operazione più ampia contro il presidente della Sierra Leone Julius Maada Bio
Bio è al potere dal 2018 e riconfermato durante l’estate per il secondo mandato. Dopo il primo turno di votazioni l’opposizione aveva denunciato aggressioni e intimidazioni ai danni dei funzionari della commissione elettorale e dei suoi rappresentanti, tuttavia Bio ha vinto il ballottaggio.
Secondo il presidente, si sarebbe trattato di «un tentativo di minare la pace e la stabilità», mentre la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha parlato di un colpo di mano per «turbare la pace e l’ordine costituzionale», parole che sono spesso associate ai colpi di stato. Bio comunque ha annunciato che «la maggior degli assalitori è in arresto» e che la situazione è tornata sotto controllo.
Una testimonianza diretta di quanto sta succedendo in Sierra Leone arriva anche da quattro medici liguri impegnati nel Paese dell’Africa occidentale per una missione umanitaria nella città di Lakka, una città costiera a pochi chilometri dalla capitale.
Il dottor Roberto Ravera ha descritto così la situazione: «Questa mattina a Lakka in Sierra Leone ci siamo svegliati in un’atmosfera strana: niente traffico e rumori, strade deserte, abbiamo capito dalle news che nella notte c’è stato un tentato colpo di Stato nella capitale Freetown, adesso c’è il coprifuoco in tutto il Paese e aspettiamo di vedere come evolverà la situazione».
Tavera è originario di Sanremo ed è il responsabile di Fhm Italia
Questa onlus, attiva in Sierra Leone da 15 anni, porta avanti progetti umanitari per l’infanzia, in particolare bambini vittime di abusi, minori affetti da disabilità mentale e ragazzi dei carceri minorili. Oltre a Ravera, a Lakka sono presenti altri due medici sanremesi, Paolo Secondo e Giovanna Morra, e la dottoressa di Genova, Sara Comparini.
«Un gruppo di ribelli armati ha saccheggiato un presidio militare non molto distante da dove siamo noi», testimonia il dottor Ravera «ha liberato molti prigionieri, che erano detenuti nel carcere di Pademba. La situazione, come dichiarano i comunicati ufficiali, sarebbe sotto controllo. Noi siamo nel nostro compound di Lakka in attesa di capire come evolverà la situazione. L’aria che si respira qui è l’espressione di un Paese fragile nelle sue molteplici strutture, con il 60% della popolazione sotto la soglia della povertà e una disoccupazione, soprattutto giovanile, devastante».
La Sierra Leone lotta con una situazione di estrema povertà
Dopo un decennio di conflitto civile terminato nel 2002 – in cui sono state impiegate migliaia di soldati bambino – il Paese cerca di trovare un riscatto economico e sociale, malgrado la difficoltà ad accedere all’acqua potabile, diverse epidemie (da qui è partita la crisi dell’ebola nel 2014) e un contesto economico ancora basato principalmente sull’agricoltura. In media i cittadini della Sierra Leone, vivono con un dollaro al giorno.
Un paradosso, considerando che il sottosuolo di questa regione è ricco di diamanti. Le gemme tuttavia sono state a lungo messe sotto embargo durante la guerra civile. Il presidente Bio ha recentemente dichiarato di voler fare in modo che i profitti derivanti dai diamanti rimangano nel Paese, anziché arricchire le compagnie straniere, e di voler investire in scuole e sanità. Tuttavia lo scorso dicembre Amnesty International ha denunciato che le condizioni dei minatori rimangono durissime, per le condizioni di lavoro precarie, la mancanza di sicurezza e gli abusi.
«L’Africa continua ad essere un continente esposto a questo genere di crisi», conclude Ravera. «Pensiamoci quando si parla di immigrazione, perché come si può pensare che milioni di persone possano costruire un minimo di benessere in Paesi come questi».
Il tentativo di colpo di stato in Sierra Leone è solo l’ultimo di una lunga serie nell’Africa Occidentale. Nel corso dell’estate sono stati rovesciati i governi di Niger e Gabon.
Ti potrebbe interessare anche:
Israele, termina l’incubo per la piccola Abigail Edan