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colpo di stato in Niger
Fonte: Euronews

Colpo di stato in Niger, il regime militare vuole perseguire il presidente deposto per alto tradimento

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La situazione sembra farsi sempre più delicata per il presidente nigerino rovesciato, Mohamed Bazoum. Gli autori del colpo di Stato in Niger hanno annunciato domenica 13 agosto la loro intenzione di perseguirlo, in particolare per alto tradimento. Malgrado la dichiarazione di voler aprire a una soluzione diplomatica – almeno secondo una delegazione di predicatori islamici nigeriani che ha incontrato i militari – la posizione del presidente eletto diventa sempre più precaria.

«Il governo nigerino ha raccolto finora le prove per perseguire davanti alle istanze nazionali e internazionali competenti il presidente deposto e i suoi complici locali e stranieri, per alto tradimento e minaccia alla sicurezza interna ed esterna del Niger», ha dichiarato il colonnello maggiore Amadou Abdramane, uno dei membri del regime, leggendo un comunicato alla televisione nazionale. Secondo il codice penale nigerino, il signor Bazoum rischia la pena di morte.

Resta da capire se i nuovi vertici fanno sul serio o se si tratta solo di una minaccia per impedire un intervento armato dall’esterno.

La cronistoria del colpo di stato in Niger

  • La sera del 26 luglio 2023 Amadou Abdramane, colonnello maggiore dell’aeronautica nigerina, ha dichiarato sulla televisione pubblica che il presidente Mohamed Bazoum, precedentemente detenuto dalla guardia presidenziale nella sua residenza ufficiale nella capitale Niamey, era stato destituito;
  • la stessa sera ha annunciato la formazione della giunta militare indetto il coprifuoco notturno e chiuso i confini del Paese. La costituzione è sospesa e le istituzioni statali sciolte;
  • Il 28 luglio Abdourahamane Tchiani (detto Omar) ha ufficialmente assunto la guida del Conseil national pour la sauvegarde de la patrie (Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria, CNSP) e con esso la guida del Paese.

Il colpo di Stato: risposta a una “minaccia imminente”

Secondo il generale Tchiani, i militari hanno rovesciato il presidente Bazoum «a causa di una minaccia imminente che avrebbe colpito non solo la Repubblica del Niger, ma anche la Nigeria». Due giorni dopo il colpo di Stato, il generale Tiani aveva giustificato l’azione dell’esercito con «il deterioramento della sicurezza» nel paese minato dalla violenza di gruppi jihadisti. Nella giornata di domenica 14 sei soldati nigerini e dieci “terroristi” sono stati uccisi in combattimenti a una ventina di chilometri dalla città di Sanam, nella parte occidentale del paese. Il bilancio provvisorio presentato dall’alto comando della guardia nazionale riporta che un gruppo di soldati nigerini si è trovato in un’imboscata tesa da un gruppo di terroristi su motociclette.

Al momento l’unica mediazione accettata è quella della delegazione islamica. Il generale Tchiani avrebbe «dichiarato che la sua porta è aperta per esplorare la via della diplomazia e della pace al fine di risolvere la crisi», ha affermato in un comunicato Abdullahi Bala Lau, a capo di questa missione di mediazione condotta con l’accordo del presidente della Nigeria, Bola Tinubu.

Il tentativo di ECOWAS per fermare il colpo di stato

Il presidente della Nigeria è al momento anche a capo dell’ECOWAS (Economic Community of West African States – Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale), che riunisce quindici paesi tra il deserto del Sahara e il Golfo di Guinea.

I leader dell’ECOWAS hanno deciso di porre sanzioni economiche al Niger già il 30 luglio, dando un ultimatum di sette giorni ai leader militari per ripristinare l’ordine nel Paese. Oltre alle sanzioni – reputate dal regime di Tchiani “disumane” e “ingiuste” – non è escluso anche l’intervento militare. Il vertice del 10 agosto ha visto ribadire la preferenza per cercare ancora la via diplomatica, tuttavia le forze armate dell’ECOWAS sono in stato di allerta.

La minaccia alla vita di Mohamed Bazoum tuttavia potrebbe aggravare ancora la crisi seguita al colpo di stato in Niger. Nella serata del 14 agosto la congregazione di stati ha dichiarato di aver appreso con stupore le accuse al presidente deposto. Tuttavia l’iniziativa di Tchiani e del regime sarebbe solo «un’altra forma di provocazione e contraddice la volontà dichiarata di voler ripristinare l’ordine costituzionale con mezzi pacifici. Poiché Bazoum rimane il Presidente eletto democraticamente, l’ECOWAS condanna la sua detenzione illegale e ne chiede l’immediato rilascio e reintegrazione».

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