25 novembre, divide la piazza la proposta della Regione

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Un folto gruppo di attiviste e attivisti ha tenuto una protesta ieri pomeriggio in Piazza De Ferrari mentre si stava svolgendo l’iniziativa di Regione Liguria dedicata al 25 novembre. Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, davanti al Palazzo della Regione si sono svolte alcune dimostrazioni di corsi di autodifesa dedicata alle donne che vogliono sentirsi più sicure per strada.

L’iniziativa, intitolata Energicamente, è stata voluta dall’Assessore alle Pari opportunità Simona Ferro, che anche dopo la contestazione ha difeso la scelta sottolineando come i corsi abbiano offerto «la possibilità di imparare con istruttori esperti i rudimenti di alcune arti marziali e dell’autodifesa personale come strumenti per aumentare la propria autostima e la consapevolezza di sé».

Energicamente, dimostrazione di lezioni di autodifesa contro cui è andata in scena la contestazione in piazza de Ferrari

Già da alcuni giorni tuttavia Energicamente aveva sollevato alcune polemiche dal mondo del volontariato e dell’associazionismo che sul territorio ligure si occupa di parità di genere e di lotta alla prevaricazione, sia che si parli di molestie ricevute per strada che di violenza domestica. I corsi di autodifesa, segnalano alcune manifestanti, tornano ciclicamente come proposta, ma rimane in dubbio quanto possano essere efficaci a contrastare il fenomeno delle violenze.

«E comunque spostano la responsabilità sulla donna, che deve sapersi difendere dalla violenza, anziché concentrarsi su chi molesta e aggredisce», lamenta Margherita, una delle tante persone scese in piazza. «Se una donna si sente più sicura a uscire prendendo questo tipo di lezioni, ci mancherebbe, nessuna glielo impedirà. Dalle istituzioni tuttavia chiediamo una risposta più concreta e più a lungo termine: per ora dopo la dimostrazione di oggi non sono previsti corsi gratuiti o almeno convenzionati, stando a quando pubblicato dalla Regione. Quindi non solo è responsabilità delle singole donne doversi attivare e proteggersi, ma anche pagare per imparare a farlo».

“Non siamo noi a doverci difendere”, recitata lo striscione principale della protesta contro la Regione per il 25 novembre

Diversi cori e slogan chiamano in causa istituzioni e forze dell’ordine. Subito davanti una manifestante tiene un cartello con scritto “se domani sono io, se domani non torno, sorella distruggi tutto”. Una frase che ricorda il post pubblicato dalla Polizia sui suoi canali social che ha richiamato migliaia di donne a raccontare le loro esperienze negative nel tentativo di denunciare abusi sessuali, stalking, casi di violenza domestica. Un boomerang comunicativo che però deve aiutare a comprendere la situazione. «A cosa serve dire “denunciate, denunciate”, se poi chi deve raccogliere quella denuncia sminuisce la tua storia, ti chiede di pensarci bene prima di rovinare la vita di un uomo o addirittura ne approfitta per provarci?», commenta Francesca.

C’è un generale senso di amarezza, anche per quanto accaduto a Giulia Cecchettin due settimane fa

In molti si domandano perché alla prima chiamata di allarme non siano scatti i soccorsi o perché non sia stato creduto il padre quando alla prima denuncia giurava che la giovane non si sarebbe mai allontanata volontariamente. Ma anche alla morte di Alice Scagni a Genova del 2022, un fatto tornato alla cronaca in questi giorni per il violento pestaggio subito dall’assassino in carcere: anche i genitori di vittima e omicida si domandano tuttora perché tutte le loro denunce e richieste di aiuto siano cadute nel vuoto fino all’omicidio.

Una morte che probabilmente poteva essere evitata con un intervento tempestivo. Come il femminicidio di Sharon Micheletti, avvenuto a Ventimiglia nel 2021, assassinata per strada da un ex compagno che aveva denunciato due volte, eppure per lei non era scattato il codice rosso. Non aveva spiegato bene la gravità delle minacce ricevute e della situazione, disse chi raccolse le sue denunce.

Perché è ancora così difficile credere alle donne o ai loro familiari che denunciano una molestia, una scomparsa o una minaccia reale in ambito affettivo?

«Serve tanta formazione, anche per le forze dell’ordine, per chi risponde al 112 e per operatori come gli autisti e i controllori sui mezzi pubblici», rincara Barbara, anche lei ieri in piazza. «Nel 2021 era passata una proposta in Regione per attivare corsi in AMT e nelle altre aziende di trasporto pubblico, dopo che più di 300 donne avevano denunciato di aver subito molestie sui mezzi a Genova. Poi la Regione deciso di fare invece una campagna di comunicazione con i bollini rossi sui posti a sedere: è una scelta interessante, secondo me».

In tutta Italia le chiamate al 1522 sono raddoppiate dal femminicidio di Giulia Cecchettin

A chiamare, confermano anche i centri antiviolenza liguri, ragazze sempre più giovani ma anche genitori che, alla notizia della morte della 22enne di Vigonovo, hanno paura che anche le loro figlie possano ritrovarsi in una situazione analoga. Questo episodio ha scosso molte coscienze e sono sempre più le donne che chiedono risposte concrete e maggiori fondi per il problema da ogni livello istituzionale. Il rischio, dicono, è che altrimenti le norme rimangano solo sulla carta: «Anche il testo di legge passato in Parlamento rafforza l’uso del braccialetto elettronico ma non prevede nuove risorse per aumentare le dotazioni. E se non ci sono braccialetti elettronici disponibili cosa succede?».

Sono tante le istanze portate dalle donne e dai loro alleati in piazza nella giornata di ieri. Qualcuna porta con sé cartelli più aggressivi, tra cui “Toti, l’autodifesa falla tu che stiamo arrivando”. Anche durante la manifestazione sono partiti alcuni slogan contro il governatore.

Toti si rammarica dalla scelta di usare il 25 novembre per insultare

Giovanni Toti e l'assessore Simona Ferro davanti al poster di Energicamente

«Ma davvero non c’era un messaggio migliore da lanciare nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne?», replica il presidente di Regione Liguria sul suo profilo Instagram documentando l’accaduto con un video. «Certe battaglie non dovrebbero avere colore politico. Perché a forza di autogiudicarsi migliori, spesso senza neppure esserlo, si rischia di restare soli e fallire. Qualcuno non lo imparerà mai».

In serata il gruppo della Lista Toti nel consiglio comunale di Genova ha fatto eco offrendo al presidente piena solidarietà. «Le offese lanciate in piazza non solo mancano di rispetto a una persona e all’istituzione che rappresenta, ma anche al significato di un giorno simbolico, dopo tutti gli atti di violenza che ancora, purtroppo, troppe donne ogni giorno subiscono. Ci auguriamo che la solidarietà non abbia colore politico e che tale gesto venga condannato in modo netto e deciso».

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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