Medio Oriente, Israele rifiuta la risoluzione ONU. Bombardamenti su Gaza

Bombardamenti su Gaza, Israele rifiuta la risoluzione ONU

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Nel corso della scorsa notte, la striscia di Gaza è stata pesantemente colpita da un attacco senza precedenti dell’esercito israeliano che ha avviato anche massicci raid contro il campo profughi di Jabalia. Nei bombardamenti su Gaza sono rimasti uccisi leader delle forze navali e aeree di Hamas tra cui il comandante dell’attacco con i paracadute del 7 ottobre.

Nel frattempo non si placa la polemica tra Israele e l’ONU.

Dopo il discorso del Segretario generale Antonio Guterres, che pur condannando le azioni di Hamas ha rimarcato come siano però conseguenze delle azioni violenti contro la popolazione civile palestinese, Tel Aviv continua a chiedere le sue dimissioni.

In questo clima di tensione, l’Assemblea generale ha approvato la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania a nome dei Paesi arabi per chiedere una tregua umanitaria con l’obiettivo di garantire l’ingresso degli aiuti umanitari e impedire al contempo lo sfollamento forzato dei civili, che non sono al sicuro né a Gaza City né nei campi profughi.

Il testo ha ottenuto 120 voti dell’Assemblea a favore, due dei quali sono arrivati da Francia e Spagna. 14 le nazioni che si sono dichiarate contrarie, tra cui USA e lo stesso Israele. Altri 45 Paesi, invece, si sono astenuti; in questo gruppo spiccano Italia, Germania e Regno Unito. Tuttavia, la risoluzione non è vincolante e non obbliga Israele ad alcun azione poiché non è passata per il Consiglio di Sicurezza.

La risoluzione è inaccettabile per Israele, che si fermerà solo alla distruzione di Hamas

Il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Eli Cohen, ha infatti dichiarato un «aperto rifiuto dello spregevole appello per un cessate il fuoco». Secondo Cohen, Israele intende agire per eliminare Hamas proprio come il mondo ha agito contro i nazisti e l’Isis.

Anche l’altra parte non cerca alcuna forma di distensione dopo i violenti bombardamenti di questa notte. Il portavoce di Hamas, Osama Hamdan, secondo Al Jazeera avrebbe dichiarato che i negoziati e gli sforzi politici per arrivare a una intesa sul cessate il fuoco e su un possibile scambio di prigionieri sono cessati dopo gli ultimi raid di Israele su Gaza.

Sul fronte militare l’esercito israeliano sta lanciando un’incursione di terra nella Striscia di Gaza più ampia delle precedenti, per quanto non sia ancora la grande invasione di terra ufficiale annunciata da giorni.

Nel pomeriggio di oggi il portavoce militare Daniel Hagari ha lanciato un appello urgente perché i residenti palestinesi che vivono nella zona nord della Strisce a Gaza City si spostino immediamentemente verso sud per la loro sicurezza. «L’umanità resta impressionata dal massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre: un massacro di vite innocenti, uomini, donne, bambini e bebe’, con la testa mozzata, uccisi, violentati, bruciati vivi», ha dichiarato Hagari su X. «Noi non lo dimenticheremo, ne’ dimenticheremo il rapimento di oltre 200 ostaggi».

Hamas ha replicato che l’esitazione di Israele nel portare avanti l’invasione dimostrerebbe uno stato di confusione e paura. Izzat al-Reshek, citato dall’agenzia di stampa Shehab (vicina a Hamas), sempre via X ha denunciato che la privazione di acqua, combustibile e corrente elettrica imposta alla popolazione di Gaza da Israele è un crimine di guerra, ma che «la resistenza è pronta allo scontro».

A seguito del blocco delle comunicazioni nella Striscia, Elon Musk ha annunciato che il suo sistema satellitare Starlink garantirà le connessioni internet alle ONG umanitarie riconosciute che stanno operando a Gaza.

Atteso per oggi l’incontro del primo ministro Netanyahu con le famiglie dei cittadini israeliani ancora nelle mani di Hamas

La gestione dei negoziati per recuperare quanti più ostaggi vivi sta diventando un problema per il governo di Tel Aviv, accusato dall’opposizione interna di essere pronto a sacrificare i propri cittadini per mostrare la propria forza.

Secondo R. Bacqué e B. Gurrey, su Le Monde, pubblicato sul numero di questa settimana di Internazionale, «Non importa a che prezzo, ma quelle persone devono tornare “a casa”: è il contratto implicito sottoscritto con chi guida il paese. La sicurezza e l’integrità dei cittadini non è una questione secondaria, ma un’esigenza fondamentale».

Nel corso degli ultimi giorni grazie alla mediazione in Qatar, che da spazio a diverse “agenzie” non ufficiali sul suo territorio, tra cui le forze talebane e la stessa Hamas, come se fossero ambasciante, è stato possibile far rilasciare alcuni ostaggi con doppia cittadinanza, tra cui madre e figlia statunitensi. Il piccolo paese del Golfo si sta così ritagliando un ruolo sempre più importante nei negoziati per il cessate il fuoco. Ma le trattative per fermare le ostilità sono sempre più in salita.

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (35 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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