Ecco perché i Ferragni – ma non soltanto loro – soffrono di dissonanza cognitiva
Che cosa c’entra Chiara Ferragni con la dissonanza cognitiva e, soprattutto, di che cosa si tratta?
Ci arriviamo per gradi, partendo dai suoi amatissimi cani. Dopo l’adorata Matilde in casa Ferragnez è arrivata Paloma, cucciola bellissima che ha subito conquistato i cuori di Leo e Vitto, i pargoli di Chiara e Federico.
Sui social è tutto un tripudio di cuoricini e di parole che trasudano miele e retorica all’infinito, ma così va il mondo, o perlomeno un certo mondo.
Però, e qui il però è davvero grosso, i Ferragnez insieme hanno quasi 45 milioni di follower e devono pertanto rendersi pienamente conto delle responsabilità dirette ed indirette che da ciò derivano.
Non ho nulla contro Matilde, morta a 13 anni a luglio, e neppure contro Paloma – davvero splendida – e i suoi nuovi compagni di gioco. Ci mancherebbe.
Non ho nulla da ridire a Chiara per il suo lavoro di imprenditrice e di influencer: tutto ciò che tocca diventa oro e sono felice per lei e per quelli che le gravitano intorno.
Fedez, poi, è assolutamente fantastico: sempre se stesso – forte oltre l’immaginazione – e in altre faccende ben più serie affaccendato – talvolta fintamente stralunato, riesce a ribattere in modo sensato anche agli haters più improponibili.
Qual è allora il problema, direte voi?
Il problema è che la famiglia Ferragni soffre, appunto, di dissonanza cognitiva.
Fermi tutti. Mica soltanto la famiglia Ferragni! No, no, la dissonanza cognitiva riguarda anche la famiglia Bianchi, Rossi, e via dicendo. Riguarda anche noi.
Laddove per dissonanza cognitiva si intende “la complessa elaborazione della mente umana quando si trova a dover gestire credenze, nozioni, opinioni in contrasto e in contraddizione funzionale tra di loro”.
Insomma, riguarda praticamente tutti noi, fino al preciso momento in cui non ne prendiamo consapevolezza.
Facciamo, però, un passo indietro: il 20 settembre scorso presso il Rifugio Cuori Liberi a Sairano di Zinasco (Pavia) dopo due settimane di resistenza da parte di moltissimi attivisti, la Polizia e l’ATS Pavia hanno fatto irruzione per uccidere i nove animali ivi ospitati.
Il precedente di due esemplari affetti da peste suina ha reso necessaria l’uccisione anche di quelli sani per motivi di salute pubblica.
Non è questo il momento di discutere la gestione dell’emergenza della peste suina, ma di cercare di capire, piuttosto, come ragiona la maggior parte delle persone.
Per esempio, pare che una delle veterinarie presenti al Rifugio abbia provveduto ad eliminare gli animali presenti addirittura sghignazzando.
Salvo poi apparire sui social mentre elargisce dolcissime coccole alla sua cagnolina.
Tornando a Chiara Ferragni, anche lei spupazza amorevolmente la nuova arrivata, salvo poi pubblicizzare i famosi hamburger di carne.
Il 4 ottobre, Giornata Mondiale degli Animali, i social sono stati invasi da post di persone che amano cani e gatti e poi mangiano maiali, agnelli, capretti, cinghiali e via di seguito.
Ecco che cos’è la dissonanza cognitiva che induce ad adottare comportamenti in totale contraddizione tra di loro.
Della serie: guai a chi tocca il mio cane, ma se nel panino c’è un maiale a me non interessa.
E questo è il significato preciso e puntuale dello Specismo, altro concetto fondamentale, la cui definizione recita così: “Convinzione secondo cui gli esseri umani sono superiori per status e valore agli altri animali, e pertanto devono godere di maggiori diritti”.
Vorrei che per un istante, un solo brevissimo istante, Chiara Ferragni si fermasse a pensare a come reagirebbe se nei panini che pubblicizza ci fosse la “ciccina buona” della sua cucciola Paloma.
E no, non dite che è assurdo paragonare un cane ad un maiale, perché è bene sapere che la differenza è solo culturale e nella nostra testa.
Dal Festival di Yulin agli allevamenti intensivi, il maltrattamento animale è costante
D’altronde inorridiamo ogni anno di fronte alle immagini del Festival di Yulin, dove 5000 gatti e 10000 cani sono torturati per la loro carne.
Pare che vengano sgozzati, scuoiati e bolliti vivi perché la paura renderebbe la carne migliore.
Un’autentica aberrazione, una violenza senza fine di fronte alla quale noi occidentali proviamo un più che giustificato moto di disgusto.
E i maiali? Loro si meritano il mozzamento della coda, la troncatura dei denti e la castrazione, tutto rigorosamente senza alcun tipo di anestesia, solo per diventare la tua fetta di prosciutto?
Eh già, loro sono maiali, mica animali da compagnia come il cane, il gatto, il coniglio o il furetto.
Loro sono maiali che nascono e crescono per essere macellati e darci da mangiare.
Quanta arroganza da parte nostra! E quanta ignoranza!
Davvero siamo convinti che un maiale non provi sentimenti e, soprattutto, non sia meritevole del nostro amore come possono esserlo i pelosi che ci girano per casa?
C’è un libro davvero molto bello da leggere dove l’autore, lo psicanalista Jeffrey Moussaieff Masson racconta la vita emotiva di pecore, mucche e maiali.
Il maiale che cantava alla luna, un libro che rivela la realtà degli animali
In Il maiale che cantava alla luna, Masson parte dallo sfruttamento che da sempre infliggiamo agli animali per i nostri bisogni: “Beviamo il loro latte, ci vestiamo con la loro pelle e il loro pelo, mangiamo la loro carne. Pecore, mucche e maiali raramente sono considerati esseri viventi capaci di provare emozioni e dolore”.
E invece non è così: gli animali da fattoria, esattamente come i pets, o animali d’affezione, possiedono una straordinaria e complessa vita emotiva.
Gli animali uccisi al Rifugio Cuori Liberi, Pumba, Crosta, Freedom, Crusca e tutti gli altri, avevano ciascuno una personalità unica e ben definita.
I maiali – è bene ricordarlo – sono geneticamente molto simili all’uomo e oltre a questo sono perfettamente in grado di provare sentimenti complessi come la nostalgia, la gelosia o l’amicizia verso specie diverse.
Lo specismo, invece, ci condanna ad un pensiero debole ed anche profondamente sbagliato.
E’ una forma di discriminazione basata sulla specie: si tratta infatti di attribuire un valore differente alle vite o agli interessi di individui in base alla loro specie di appartenenza.
E di considerare alcune specie come superiori e altre come inferiori. In pratica, lo specismo è simile al razzismo e al sessismo, ma anziché discriminare sulla base di razza o genere, discrimina in base alla specie.
I volontari del Rifugio Cuori Liberi hanno subito l’invasione violenta in casa propria e l’uccisione dei “loro” animali.
Tutto questo mentre Chiara Ferragni, che si prodiga in gesti super affettuosi per la nuova arrivata, non spende mai una parola in difesa di nessun animale maltrattato.
Porta i suoi bimbi ad accarezzare le caprette, poi all’acquario a salutare gli squali e nel mentre troviamo sui social decine di foto di lei in pelliccia e con le ciabattine in pecora.
Lungi da me crocifiggere la più amata dagli italiani e non solo, ma è ovvio che se Chiara Rossi accarezza il suo bel micino e poi si mangia le alette di pollo, bè, magari lo vedono dieci o cento persone, ma diciamo che non influenza nessuno.
Ecco, Chiara invece è un’influencer, e che influencer! Da lei mi aspetto un pensiero il più possibile logico e coerente.
Da Chiara Ferragni mi aspetto il minimo sindacale di informazione corretta, non soltanto boutade sanremesi alla “pensati libera” e promozioni su Netflix di un docufilm dove frigna incessantemente manco lavorasse in miniera per dieci euro l’ora.
Mi aspetto da lei, ma anche dalle varie Valentina, Francesca, Carlotta, Elisa e per par condicio da Fedez, Ricky e dagli altri accompagnatori di tutte queste felici donzelle, un altrettanto minimo sindacale di rigore.
Sì, ho detto proprio rigore. Perchè se ci tenete tanto a ricordare che il vostro è un lavoro serio – e nessuno vuole metterlo in dubbio – seri dovete esserlo anche voi.
Dovete altresì essere coerenti e responsabili perché i vostri messaggi possono influenzare ed orientare le scelte di milioni di persone.
E credo che tutti voi che soffrite di dissonanza cognitiva dovreste pensare anche ai vostri figli e spiegare loro da dove e come arriva la carne che mangiano per pasto o il latte e le uova.
Nessuno pretende che diventiamo tutti vegetariani oppure vegani, però chiediamo che tutti siano adeguatamente informati.
E che questa schizofrenia quotidiana sbattuta sui social cessi di esistere.
Preferisco l’influencer carnivora, ma consapevole che tra l’uccidere il cane di casa o il cinghiale della Sfattoria degli Ultimi non c’è differenza alcuna.
E’ necessaria una rivoluzione culturale per cambiare il destino delle specie presenti sulla terra: ogni anno vengono uccisi miliardi di animali e la logica della violenza pare avere sempre la meglio.
E’ urgente promuovere una nuova consapevolezza e cioè che si tratta, sempre, di esseri senzienti.
Per raggiungere questo importante obiettivo molte persone e organizzazioni lavorano per sensibilizzare sullo specismo e promuovere un trattamento più equo ed etico di tutte le specie animali.
Mi auguro che anche gli influencer, Chiara Ferragni in primis, capiscano l’urgenza di un nuovo paradigma culturale affinché le scelte di domani siano migliori, etiche e consapevoli.
Vale la pena chiudere con le parole del grande ed indimenticato etologo Danilo Mainardi:
“Noi abbiamo due pesi e due misure: certe specie le consideriamo d’utilità, le mangiamo tranquillamente, le facciamo lavorare.
Altre, gli animali da compagnia, come sono appunto cani e gatti, le antropomorfizziamo, addirittura le personalizziamo dando loro un nome proprio, insomma le usiamo in un modo diverso, e cioè come sostituti d’umanità, come bersaglio privilegiato del nostro affetto.
Il cane fa parte della famiglia umana, il maiale no, e poco importa se anche quest’ultimo possiede una sua intelligenza, se ha sue capacità sociali e affettive.
Anzi, preferiamo non venirlo a sapere, perché quest’ignoranza indubbiamente ci facilita la digestione.”
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