Il governo italiano ha accolto la richiesta della ong spagnola Salvamento Marítimo Umanitario in merito alla nave Aita Mari, decidendo di far sbarcare i 69 migranti a bordo a Napoli e non a Genova come inizialmente stabilito. Tra le persone salvate risultano esserci anche cinque donne, un neonato e diversi minori.
L’associazione aveva annunciato su Twitter la notizia con un video del capitano della Aita Mari. «È la prima volta che ci assegnano un porto così lontano», commenta Simón Vidal. «Persone costrette a fuggire dalla Siria, dall’Egitto o dal Bangladesh saranno esposte a onde di 2 metri sul ponte della nave. È necessario sottoporli a tale punizione?»
I migranti sono stati salvati da due imbarcazioni precarie. Alcune persone tratte in salvo, spiega Salvamento Marítimo Umanitario, «hanno traumi psicologici, anche dovuti alle molte ore trascorse alla deriva, aspettando i soccorsi».
La Aita Mari fa parte del progetto MayDayterraneo, avviato nel 2017 da Salvamento Maritimo Humanitario. La ong, con sede nei paesi baschi, grazie al lavoro di volontari e associazioni e al finanziamento delle istituzioni, ha noleggiato la nave con lo scopo di salvare vite nella zona SAR del Mediterraneo centrale.
I due salvataggi sono avvenuti a più di 900 chilometri dal porto di Genova, ha contestato la ong, che chiede di essere assegnata allo scalo sicuro più vicino, anche viste le condizioni previste del mare.
La scelta di Genova come porto d’approdo è stata ritenuta una violazione del diritto internazionale. Poco fa la ong ha annunciato di aver ricevuto l’avviso del cambio del porto di destinazione e di star facendo rotta su Napoli.
Di conseguenza, la riunione in Prefettura prevista a Genova per questo pomeriggio è stata annullata.
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