Il clima di tensione tra Italia e Germania sulla questione migranti obbliga l’Unione Europea a focalizzare l’attenzione sull’argomento e a richiedere un intervento tempestivo per risolvere la crisi.
Così 27 paesi dell’Ue si sono riuniti al Coreper, l’organo che riunisce a Bruxelles gli ambasciatori degli stati membri, per trovare una soluzione alla regolamentazione del Patto sui Migranti. Ma l’intesa non ha ricevuto l’unanimità. Ha infatti visto contrarie la Polonia e l’Ungheria mentre Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia si sono astenute dal votare.
Declassato l’emendamento pro ong
L’Europa ha parlato: declassata da emendamento a semplice “considerando”, ossia un mero commento introduttivo, la frase cara al governo tedesco:
“Le operazioni di aiuto umanitario – si legge nelle premesse – non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non vi è l’obiettivo di destabilizzare l’Unione o uno Stato membro“.
I recenti imbarazzi relativi a finanziamenti statali di Berlino alle ong tedesche, che attraccano però in Italia, hanno ricondotto la Germania sulle posizioni degli altri membri UE.
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Una soluzione che soddisfa l’Italia che chiedeva l’esclusione delle attività delle Ong dai contesti che rientrerebbero nell’uso strumentale della migrazione da parte di paesi terzi.
Una soluzione auspicata dopo giorni di fitto lavoro diplomatico cominciato quando Berlino si era scontrata per il finanziamento da 750 mila euro del Governo tedesco a Sos Humanity. Mossa che da Roma suonava come provocazione.
Patto sui migranti Ue, esulta il governo Meloni
Esulta la premier Giorgia Meloni che ha dichiarato: “E’ passata la nostra linea, l’emendamento tedesco è stato ritirato“.
Italia – Germania 1 – 0
Soddisfatto anche il ministro Piantedosi: “L’accordo di oggi conferma la volontà dei Paesi europei di dare una risposta concreta all’emergenza migratoria e soprattutto testimonia il grande lavoro fatto dal nostro Governo per riportare al centro nell’agenda europea il tema migrazione.“
Cosa dice il regolamento europeo
Nel regolamento – crisis mechanism – ci sono 54 pagine in cui vengono elencate le misure possibili da adottare in caso di emergenze di flussi, pandemia e di crisi prodotta dalla strumentalizzazione delle migrazioni per scopi politici da parte di Paesi terzi.
Il regolamento – presentato dalla Commissione europea a settembre 2020 – prevede che lo stato di emergenza possa essere richiesto dai governi nazionali. Dopo aver aperto la crisi si procede poi con una maggiore flessibilità nello screening di domande e istituzione di centri di gestione delle richieste asilo.
Il regolamento di crisi è però fondamentale per l’Italia perché fa scattare l’obbligo coesione e solidarietà tra i Paesi Ue che si potrà tradurre in una redistribuzione obbligatoria dei migranti tra tutti i Paesi Ue cercando di andare incontro a tutti quei paesi geograficamente più esposti a sbarchi come l’Italia o sostenendoli anche attraverso contributi finanziari.
Soddisfatta anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che ha scritto: “Accolgo con favore l’intesa politica raggiunta dagli Stati membri sul regolamento della crisi. Uniti possiamo portare a compimento il Patto sulla migrazione prima della fine della legislatura“.
Non c’è comunque abbastanza tempo per esultare perché per l’accordo finale e l’approvazione in aula a Strasburgo ha come termine massimo febbraio 2024. A marzo infatti l’Europarlamento verrà sciolto in vista delle Europee di giugno.
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