Tremila richieste di parte civile nella causa per il fallimento di Qui!Group

Tremila richieste di parte civile nella causa per il fallimento di Qui!Group

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Non ha fine l’epopea di Qui!Group, l’azienda erogatrice buoni pasto guidato da Gregorio Fogliani, che in questi giorni ha visto l’addio del suo principale avvocato difensore.

Circa tremila esercenti tra bar e ristoranti hanno chiesto di costituirsi parte civile per i buoni pasto incassati di cui però non si sono mai visti versare il corrispettivo in denaro.

Anche Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione dello Stato, che aveva affidato all’azienda l’appalto dei buoni pasto, risulta tra le principali parti offese. Così anche il Ministero dell’Istruzione, che contesta invece erogazioni di denaro pubblico a Qui!Group per progetti di ricerca e formazione apparentemente mai portati a termine.

Qui!Group ha dichiarato fallimento nel 2018, con un passivo di 600 milioni di euro

A seguito di tale richiesta, la procura di Genova ha subito fatto partire le indagini per verificare la situazione. L’anno seguente Fogliani è finito in manette per bancarotta fraudolenta, riciclaggio, truffa aggravata e autoriciclaggio. Da lì sono poi fallite le altre società a lui collegate, tra cui il Bar Moody e la Pasticceria Svizzera.

L’udienza preliminare ha preso il via in questi giorni, dopo la richiesta di rinvio a giudizio arrivata a maggio 2023 per 31 persone e firmata dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Patrizia Petruzziello. Oltre ai famigliari del principale accusato, persone coinvolte nell’inchiesta sono state manager e dirigenti in Qui!Group o in altre aziende del gruppo Fogliani, oppure hanno ricoperto incarichi di sindaci o ancora di revisori dei conti.

Oltre a Gregorio Fogliani, l’elenco degli inquisiti comprende due gruppi:

  • 16 imputati a cui la Procura ha proposto un patteggiamento: Luciana Calabria (moglie di Fogliani, per cui si propone un patteggiamento a 3 anni); Serena Fogliani (una delle figlie, 3 anni); Edoardo Pernigotti (1 anno e 8 mesi); Maria Grazia Filippini (1 anno e 4 mesi); Luigi Ferrando (1 anno e 4 mesi); Giuseppe De Simone (1 anno e 5 mesi); Paolo De Leonardis (2 anni); Giancarlo Sirtori (1 anno e 4 mesi); Vittorio Brambilla di Civesio (1 anno e 4 mesi); Marco Costaguta (1 anno e 4 mesi); Giorgia Torre (1 anno e 4 mesi); Attilio Serrone (2 anni e 2 mesi); Andrea Ferretto Parodi (2 anni); Alessio Soriani (1 anno e 8 mesi); Giovanni Scansani (1 anno e 10 mesi); Pietro Launo (1 anno e 10 mesi).
  • I rimanenti 14 imputati che come Gregorio Fogliani hanno ricevuto accuse troppo gravi, secondo la Procura, per un patteggiamento: Luigi Ferretto, Rodolfo Chiriaco, Chiara Fogliani, Pierluigi Simonetta, Giovanni Arrigoni, Daniele Tradii, Carlo Castelli, Alessandro Bolgè, Giorgio Luigi Guatri, Marco Melisse, Edoardo Orlandoni, Giuliano Ricci.

In totale si parla di 219 capi d’imputazione che vanno dalla bancarotta fraudolenta alla truffa aggravata, passando per il riciclaggio, l’autoriciclaggio e la tentata estorsione

Chi decidesse di accettare il patteggiamento dovrebbe ammettere implicitamente le proprie responsabilità nelle vicende. Ciò tuttavia potrebbe evitare il carcere e altre conseguenze pesanti sulla vita personale e professionale. Non è chiaro ancora quanti dei 16 potrebbero decidere di accettare il patteggiamento.

Al giudice ora serviranno alcune settimane per decidere quali parti civili e quali richieste di risarcimento ammettere nel processo

Le aziende che hanno chiesto di costituirsi parte civile variano dalle grandi catene di ristorazione ai piccoli bar di paese e hanno sede in tutta Italia. Molte di queste a causa dei mancati introiti per i ticket Qui!Group non incassati hanno poi avuto a catena problemi finanziari, con fallimenti e licenziamenti.

L’inchiesta dal nucleo principale si è poi allargata a tutte le società del gruppo Fogliani. A rimetterci anche i dipendenti dello stesso gruppo, lasciati a casa dopo le dichiarazioni di bancarotta.

L’occhio del ciclone rimane su Gregorio Fogliani, che «al contrario dei suoi interrogatori, nei quali si è presentato come un “finto ingenuo”», hanno scritto i pm, «non vi era alcun evento importante nella vita della galassia societaria che non fosse voluto o conosciuto da lui».

La storia è ancora bel lontana dalla sua conclusione, così per chi cerca di recuperare almeno parte delle perdite in questa vicenda.

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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