C’è aria di “controrivoluzione” nel Partito Democratico ligure. Sarebbero una trentina gli esponenti dem che nella giornata di oggi hanno lasciato il partito per entrare in Azione. Gli esponenti più “pesanti”, in termini di voti e di ruoli istituzionali e nel PD sono sicuramente il consigliere regionale Pippo Rossetti e la consigliera comunale Cristina Lodi, che si uniscono a Carlo Calenda.
Causa della spaccatura, stando alla lettera di Pippo Rossetti alla dirigenza del partito ligure, sarebbe la nomina a segretaria di Elly Schlein e delle politiche che vuole mettere in campo. Le posizioni di Schelin in particolare sulle spese militari e l’adesione alla battaglia della Cgil contro il Jobs Act del governo Renzi hanno creato parecchi malumori. Al punto da costituire «una netta svolta a sinistra, in cui viene sostanzialmente negato il processo del riformismo messo in campo negli ultimi dieci anni», così forte da non sentirsi più a casa propria nei ranghi del PD.
«È il momento di agire con coraggio e aderire al progetto riformista di Azione con Carlo Calenda. Partito che fonda le proprie radici nella Costituzione, che non media per forza con il populismo dilagante».
Cristina Lodi, la più votata dei consiglieri PD alle amministrative 2022, motiva la sua scelta con «la mutazione del Pd rispetto ai valori che ne avevano portato alla costituzione; questa mutazione è il prodotto delle decisioni “pur legittime” della classe dirigente, a livello nazionale e a livello locale, che, secondo il mio punto di vista, hanno fatto abdicare a quelli che erano stati gli obiettivi fondativi, ovvero creare un grande partito riformista, europeista e di sinistra, capace di leggere, interpretare e guidare i mutamenti repentini della società del XXI secolo».
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Tutti gli esponenti PD che lasciano per Azione:
Insieme ai due nomi più di peso, sono circa 30 i politici in fuga verso il partito di Carlo Calenda che hanno firmato la lettera inviata al PD Liguria: Michela Alessio (direzione provinciale, consigliera municipale); Manuel Aragundi (consigliere municipale); Dario Bagnasco (candidato lista); Maria Luisa Belgrano (direzione provinciale, già consigliere municipale); Carlo Berrino (assemblea regionale); Laura Boldi (candidata lista); Pasqualina Calisi (assemblea regionale, segreteria provinciale); Maria Luisa Centofanti (assemblea provinciale e regionale, già assessore municipio); Massimiliano Marotta (consigliere municipale);
Monita De Ambrosi (candidata lista); Rita De Plano (assemblea provinciale); Fabio Ferrari (candidato lista); Nicola Fonsa (assemblea provinciale, candidato liste); Giovanni Inguglia (assemblea regionale, candidato lista); Paolo Insogna (candidato lista); Cristina Lodi (assemblea nazionale, consigliera comunale); Maria Antonietta Menchise (assemblea regionale); Antonio Marani (già assessore di Municipio); Fabrizio Maranini (direzione provinciale, candidato lista);
Domenico Morabito (consigliere municipale); Aldo Moretti (assemblea regionale); Paolo Ottonello (ex sindaco di Masone); Paola Perfumo (consigliera municipale); Marco Pinna (già consigliere municipale); Antonio Revello (assemblea regionale, già assessore Camogli); Sergio Rossetti (consigliere regionale); Patricia Rossi Rodriguez (assemblea provinciale); Antonella Rossini (assemblea provinciale); Giovanni Sacco (candidato lista); Rinaldo Sironi (commissione di garanzia regionale); Michele Versace (consigliere municipale).
Dal PD ligure intanto arriva il commento: «Apprendiamo con dispiacere la scelta del consigliere regionale Sergio Rossetti e della consigliera del Comune di Genova Cristina Lodi di lasciare il Partito Democratico. È una notizia che ci sorprende, visto il percorso di rilancio intrapreso in questi mesi nel Partito Democratico a ogni livello in Liguria, che ha visto il massimo coinvolgimento di tutte le anime che da sempre il nostro partito esprime, anche di coloro che oggi fanno una scelta diversa».
Nel frattempo, però, bisognerà mettersi a lavoro per riorganizzare il proprio organico tra eletti persi e membri con ruoli di segreteria e dirigenza perduti.
Entusiasmo da Carlo Calenda e dagli ex PD già passati in Azione
«Diamo il benvenuto in Azione al Consigliere Regionale della Liguria Pippo Rossetti e alla Consigliera Comunale di Genova Cristina Lodi che insieme a circa trenta amministratori e membri degli organi territoriali del Pd hanno aderito al nostro partito. Le ragioni di questa scelta sono ben spiegate nel documento allegato che vi invito a leggere. La scelta, legittima e consapevole, del Pd di spostarsi su posizioni marcatamente massimaliste, chiude la stagione della vocazione maggioritaria. Azione è il partito che si candida a rappresentare i valori repubblicani riassunti nella prima parte della Costituzione», ha scritto Calenda sui social network. «Le porte sono aperte per liberal-democratici, popolari e riformisti; le grandi culture politiche italiane ed europee che hanno costruito l’Italia e che sono state marginalizzate dal bipopulismo. Riformatori, non centristi».
Il capogruppo alla Camera, Matteo Richetti aggiunge: «Azione ha ritrovato la sua capacità di aggregazione e iniziativa politica. La nostra opposizione a Genova e in Liguria proseguirà con ancora più incisività: alternativi ai governi di destra guidati da Toti e Bucci ma con un modo di fare opposizione sempre nel merito e mai fondato su propaganda e sterile contrapposizione».
Secondo Guerini non bisogna ignorare il disagio interno al partito. Ma Schlein trancia il dialogo
«Sono molto dispiaciuto dell’uscita di Pippo Rossetti e Cristina Lodi dal Partito Democratico. Rispetto la loro scelta anche se non la condivido. Ma forse è il caso di interrogarci tutti, a partire da chi ha le più alte responsabilità nel partito, di fronte a queste e altre uscite. Al netto delle motivazioni personali, c’è un disagio che sarebbe sbagliato ignorare. Ne va dell’identità e del progetto del Pd, comunità plurale e inclusiva cui tutti teniamo», ha dichiarato venerdì Lorenzo Guerini, parlamentare e leader della minoranza interna Pd di Base riformista, cercando di moderare gli animi.
Nel fine settimana tuttavia la reazione di Elly Schlein ha lasciato molti esponenti del partito con l’amaro in bocca, per la chiusura netta e l’apparente rifiuto di dialogare con chi ha dichiarato di volersene andare.
“C’è un’agenda che unisce anche le varie sensibilità del Pd. Credo che sia sempre un dispiacere quando qualcuno decide di andare via, ma se ci rendiamo conto che qualcuno può non sentirsi a casa in un Pd che si batte per l’ambiente, i diritti e il lavoro di qualità, allora forse l’indirizzo lo aveva sbagliato prima”.
La dichiarazione di Schlein alla festa del Fatto Quotidiano
La segretaria, almeno per ora sembra quindi non rispondere a quella esigenza di dialogo espressa da Base riformista. Gli osservatori politici tuttavia guardano alla Liguria come a una prova generale di una possibile scissione nazionale, che potrebbe diventare inevitabile già prima delle prossime elezioni europee. Se già dopo le primarie si vociferava di una rottura, dato lo scontro “emiliano” che ha visto Schlein prevalere su Bonaccini, l’area cattolica potrebbe ora spezzare davvero il partito.
Una china pericolosa, soprattutto nelle regioni dove l’ala riformista ha i numeri più pesanti
Malgrado il suo passato più “rosso”, la Liguria è emblematica: Rossetti e Lodi, e tanti come loro fuori usciti, fanno parte della frangia cattolica del partito. Numeri importanti anche alle urne, visto che alle ultime amministrative 2022 Lodi è emersa come la consigliera con più preferenze nominali ricevute.
Resta il dubbio in casa ‘Pd’ in merito allo spostamento “a sinistra” indirizzato da Schlein, se questo sia davvero apprezzato e riconosciuto come proprio da tutto il partito, esponenti ed elettori, al fine di non disperdere ulteriormente voti. Se già a molti l’alleanza a momenti alterni con il Movimento 5 Stelle risulta indigesta, la linea programmatica troppo radicale potrebbe essere il colpo di vento che fa crollare la casa politica del centro sinistra.
I ‘dem’ perciò dovranno fare il punto sulla loro identità e sull’equilibrio tra le anime del partito. Nato come un grande ombrello che accoglieva diverse formazioni politiche, con storie ed esperienze diverse, il PD ha cambiato spesso pelle dalle origini. Se Renzi ha spinto verso il centro, oggi Schlein sembra guardare a posizioni più radicali. Trovare una sintesi che accontenti tutti e che rinvigorisca un elettorato sempre più deluso non sarà semplice per la dirigenza, sia in vista delle prossime elezioni che per dare un assetto generale al lavoro in opposizione al governo e presso gli enti locali.