A cosa guardano i consumatori nella scelta degli alimenti? Lo studio "Future of food" analizza i trend di oggi e di domani. Image by Freepik

A cosa guardano i consumatori nella scelta degli alimenti? Lo studio “Future of food” analizza i trend di oggi e di domani

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Quando ci sediamo a tavola, prendiamo delle decisioni che vanno ben oltre il semplice atto di nutrirci o incamerare energie. Il cibo, al giorno d’oggi, rappresenta molto di più: è un elemento chiave al centro di temi cruciali e urgenti, come il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare e la giustizia sociale. Questa nuova consapevolezza ha trasformato radicalmente la narrazione del cibo, spingendo le persone a considerare l’impatto ambientale del sistema alimentare globale e a esplorare nuove prospettive culinarie.

Nuove narrazioni legate al cibo: Future of Food

Backlash ha recentemente pubblicato un rapporto intitolato “Future of Food” per analizzare i nuovi trend e i fattori che influenzano i cambiamenti alimentari dei consumatori in tutto il mondo. Il cibo non è più solo una questione di estetica e piatti fotografabili per Instagram, possibilmente in ristoranti prestigiosi. Oggi, le persone desiderano una prospettiva diversa, più attenta all’impatto ambientale del cibo che consumano e alla sua connessione con il benessere individuale. Dal “prima bello che buono”, o “prima costoso che buono”, si sta passando a un’attenzione che si concentra di più sulla sostenibilità e sugli effetti benefici del cibo. Questa prospettiva diventerà sempre più preponderante nei prossimi anni, secondo Backlash.

La transizione verso questo nuovo approccio sarà variegata e diversificata, poiché ciascuno troverà la propria strada per adattarsi a questa nuova consapevolezza

Oggi siamo più consapevoli dell’impatto tecnologico sulla produzione agricola e alimentare. Anche il cambiamento climatico, per quanto ancora non accettato da tutti, sta diventando sempre più difficile da negare a ogni latitudine. L’Italia non è esente. La siccità affrontata nell’ultimo inverno, i recenti eventi alluvionali in Emilia Romagna o le grandinate fuori misura delle ultime settimane non solo dimostrano che il clima sta cambiando, ma che questo può avere un enorme impatto sulla filiera ortofrutticola nazionale. Vi è anche una dimensione sociale, ossia la lotta al caporalato per garantire ai lavoratori agricoli equi diritti e condizioni di lavoro dignitose.

Come può rispondere la tecnologia a queste necessità, implementando anche nuove tecniche di produzione più efficienti e rispettose dell’ambiente e dei lavoratori? E quali resistenze incontrerà?

Alcuni potrebbero abbracciare nuove soluzioni innovative, come la carne coltivata in laboratorio, malgrado le resistenze culturali e politiche. Lo scopo è ridurre l’impatto ambientale della produzione di carne e la crudeltà negli allevamenti intensivi.

Altri potrebbero orientarsi verso piatti tradizionali e sostenibili, evitando lo spreco alimentare. Alcuni potrebbero puntare sugli orti urbani e comunitari, mentre altri potrebbero adottare diete personalizzate basate su analisi del sangue e sulla diagnostica genetica. Infine, si potrà prediligere la stagionalità dei prodotti locali, o fare attenzione alle percentuali di emissioni di carbonio sulle etichette dei prodotti.

Non esiste una soluzione unica, ma il rapporto suggerisce l’importanza di un dialogo tra le diverse prospettive

Il rapporto Future of Food è il quarto della serie “Future of”. Utilizza dati e conoscenze da 42 osservatori culturali in tutto il mondo, combinando strategia e analisi dei dati tramite il Disruption Index. Da questa sintesi, emergono quattro aree chiave che influenzano i comportamenti alimentari:

  • Food RX (la nutrizione personalizzata come strumento di prevenzione e cura);
  • Food under review (la crescente ricerca di cibo etico, sostenibile e inclusivo);
  • Beyond consumption (il ruolo attivo dei consumatori nella scelta di uno stile di vita sostenibile);
  • Tech’s Kitchen (l’accettazione della tecnologia come soluzione per una produzione alimentare sostenibile).

Cibo al microscopio: siamo ciò che mangiamo

Un effetto secondario della pandemia da Covid-19 è la crescente sensibilità dei consumatori per la propria salute. È ormai noto che il benessere psicofisico dipende in maniera importante da quello che si mangia, tanto che i confini tra produzione alimentare e mondo farmaceutico sono sempre più impercettibili.

In particolare, dalle buone regole di base per un’alimentazione bilanciata (es. la dieta mediterranea) si sta passando a piani di nutrizione sempre più personalizzati in cui il cibo diventa uno strumento di prevenzione e di cura. Ciò è dovuto anche alle implementazioni in campo diagnostico, anche in campo genetico: sapendo di essere più predisposti a determinate patologie, è auspicabile adottare una dieta che aiuti a prevenire l’insorgere della malattia.

Secondo l’indagine, in Italia l’81% degli intervistati ritiene importante “essere in grado di prendere decisioni sulla mia salute e il mio corpo, nel mio interesse” (rispetto al 79% negli altri paesi).

Cibo sotto esame: trasparenza e lotta agli sprechi

Sempre più persone cominciano a interrogarsi sulla storia degli alimenti che trova al supermercato o nel negozio sotto casa. Da dove viene? Come è stato prodotto? Vi è un maggior senso di responsabilità nel fare la spesa.

Ciò porterà sempre più produttori a usare etichette ambientali chiare, per esempio. Tale trasparenza comincia anche a essere richiesta ai ristoratori, in merito di utilizzo di carne bovina o delle tecniche antispreco adottate nelle cucine.

In questa categoria in Italia si trova molto forte la motivazione “proteggere la biodiversità e intraprendere azioni per aiutare la natura a prosperare”, mentre si conferma al terzo posto globale “spendere soldi in modo da sostenere la sostenibilità”. Il fatto che la convenienza non sia più il fattore trainante è interessante: sempre più consumatori sono consapevoli che sia meglio spendere qualcosa di più (o acquistare in minori quantità) per prodotti di qualità più alta, anche in modo da limitare gli sprechi.

Oltre il consumo: consapevoli che le risorse non sono infinite

Nel 2023 l’Italia ha raggiunto l’Overshoot Day il 15 maggio. Ciò significa che il nostro Paese ha esaurito le risorse naturali a sua disposizione per quest’anno con 230 giorni d’anticipo. Forse anche per questo motivo il 64% dei consumatori si dice attento a “riconoscere l’importanza di modificare il proprio stile di vita in risposta alla scarsità di risorse”. Si stanno diffondendo buone pratiche per limitare gli sprechi e per tornare a cucinare “come una volta”, se non addirittura per coltivarsi da sé almeno in parte frutta e verdura.

La cucina tecnologica: novità che affascinano (e che fanno paura)

La narrazione canonica legata all’alimentazione vuole “naturale vs artificiale”, laddove tutto ciò che è legato alla tecnologia è dannoso e pericoloso. Questa visione romantica, tuttavia, ignora tutte le implementazioni tecnologiche applicate nel corso dei secoli per incrementare le produzioni o per selezionare i prodotti migliori, più resistenti, più profittevoli. Oggi chiaramente fa paura la parola “sintetico”. Dopo anni in cui gli OGM sono stati il nemico, oggi sono demonizzate nuove innovazioni come la carne coltivata. Le proteine prodotte in laboratorio, bollate appunto come “carne sintetica”, sono state tra le prime vittime in Italia, che è diventata il primo Paese a bandirle per legge.

Il cambiamento spaventa sempre, non è una novità, sia tra gli utilizzatori finali che tra i produttori. Molto spesso le nuove proposte sul mercato sono interpretate come una minaccia, anziché una possibilità per migliorare i propri modelli produttivi. Eppure, il 61% dei consumatori intervistati per Future of food “la scienza e la tecnologia siano la nostra migliore speranza per affrontare il cambiamento climatico”, con un aumento di cinque punti percentuali rispetto al 2019. E la tecnologia giocherà un ruolo importante soprattutto nei paesi emergenti. La Prima Ministra del Bangladesh al vertice FAO ha illustrato come la selezione di varietà di riso e altri cereali capaci di adattarsi anche alle inondazioni marine ha permesso al suo Paese di rendersi non solo indipendente dal punto di vista produttivo, ma di diventare anche uno dei primi esportatori del mondo.

La salute personale, la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale e l’innovazione tecnologica sono i driver principali dei cambiamenti nel settore alimentare. Nonostante le resistenze e le sfide da affrontare, questi segnali evidenziano un cambiamento significativo nella sensibilità globale nei confronti del cibo.

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