Emergenza climatica: Genova tra le città costiere più a rischio

Emergenza climatica: Genova tra le città costiere più a rischio

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Ciò che sta accadendo in Europa e in Italia negli ultimi giorni è la diretta conseguenza di un’emergenza climatica sempre più grave e irreversibile. Il massiccio inquinamento a cui abbiamo sottoposto il nostro pianeta sta infatti modificando gli equilibri dei diversi ecosistemi, portando ad una crisi globale a cui i governi sembrano non essere ancora sufficientemente interessati. La mancanza di una precisa strategia e di impegno nel cercare di cambiare le cose prima che diventi impossibile, però, non aiuta ad arginare i danni, lasciandoci in balia della catastrofica reazione della natura.

Stando al più recente rapporto di Legambiente, dal 2010 al giugno 2023 ben 712 eventi climatici estremi hanno colpito l’Italia, interessando 240 dei 643 comuni marittimi e provocando complessivamente più di trecento vittime. Tra questi avvenimenti spiccano le grandinate record, le temperature fuori dalla norma, trombe d’aria, frane ed alluvioni dovute a piogge eccessivamente intense. Genova, in particolare, ha subito eventi del genere ben 27 volte negli ultimi tredici anni, confermandosi tra le città italiane costiere più a rischio dopo Agrigento e Bari.

Da cosa dipende tutto ciò?

Tra le cause di questa emergenza climatica che sta interessando le coste italiane ci sarebbero, secondo Legambiente, soprattutto l’erosione costiera provocata dai numerosi interventi come barriere frangiflutti, lidi e altre costruzioni che stanno consumando sempre più il suolo. A tal proposito, i dati ISPRA mostrano infatti che nel Bel Paese ci sono quasi 3 opere del genere ogni 2 chilometri di costa, mentre il consumo del suolo delle spiagge supera i 420mila ettari. Tra gli effetti collaterali di interventi tanto impattanti va inserito anche il sensibile aumento delle inondazioni, con circa 40 aree italiane a serio rischio allagamento.

Per far fronte a questa situazione quanto prima, Legambiente ha inoltre presentato al governo una serie di strategie tra cui spicca una più rigida regolamentazione delle concessioni balneari, una delle principali problematiche del nostro paese. Stando ai dati raccolti, circa il 42,8% delle coste basse italiane sarebbero infatti assegnate a lidi e stabilimenti, con Campania, Emilia-Romagna e Liguria a contendersi il titolo di regione con la più alta percentuale di spiagge private e occupate. Certo è che la mancanza di una specifica legge non facilita le cose, tuttavia l’annullamento da parte del Consiglio di Stato della proroga alle concessioni fino al dicembre 2024 e l’approvazione del decreto sulla mappatura delle stesse lasciano ben sperare per il prossimo futuro.

Riuscire a regolamentare per bene questa questione, smascherando e punendo le innumerevoli concessioni rilasciate a canoni fittizi e irrisori, potrebbe infatti rivelarsi fondamentale per innescare un cambiamento più che mai urgente. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di puntare su progetti ecosostenibili e innovativi come il Parco del Mare di Rimini, arginando l’erosione costiera e affrontando concretamente l’emergenza climatica.

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Info Alessandro Gargiulo

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Anacaprese trapiantato prima ad Udine e poi a Genova, coltivo la passione per la scrittura e il giornalismo fin da piccolo. Come un vero e proprio girovago, sono giunto in città per frequentare il corso di Informazione ed Editoria ed inseguire il mio sogno. Autentico malato di calcio, ho la fortuna di poter raccontare lo sport su LiguriaDay. Mix vincente tra Cannavacciuolo e Adani, spero in una carriera in cui potermi occupare soprattutto di calcio femminile.

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