Le prime 20 famiglie proprietarie degli appartamenti tra il torrente Polcevera, il viadotto stradale e il ponte ferroviario di Rivarolo hanno firmato l’accordo bonario per lasciare le proprie abitazioni e trovare una nuova sistemazione, ricevendo in cambio l’erogazione del primo acconto, pari all’80%, dell’indennizzo dovuto loro.
Calogero Mauceri, commissario straordinario del Terzo Valico ha spiegato: “Non si tratta soltanto di eliminare degli edifici che interferiscono con un tracciato di grande rilevanza. Ma qui, oltre a parlare di un’opera importante, parliamo di riqualificazione di linee ferroviarie dismesse, di
trasformazione dell’assetto urbano attraverso la realizzazione di servizi, aree verdi e piste ciclabili“.
Parole leggermente contrastanti da parte del vice sindaco Pietro Piciocchi. Il primo marzo ha infatti affermato: “Non è ancora possibile avere un progetto completo di Rigenerazione Urbana poiché risulta ancora in fase di discussione e definizione“.
Terzo Valico, via agli espropri dei residenti
Ciò che è certo è che 20 famiglie si sono impegnate ad abbandonare le case di via Ponte Polcevera (civici 3 e 6), via Francesco Campora (civici 1, 1-A e 1-C), via Vicenza 11 e via dei Rubecchi 15. Data massima il 30 giugno 2023.
Questi appartamenti sono all’interno di un raggio di 10 metri dal ponte in ferro che verrà demolito e sostituito da una nuova linea ferroviaria che possa reggere transiti ad alta velocità e capacità. Un viadotto che ogni 24 ore dovrà supportare il transito di 42 treni lunghi fino a 750.
Terzo Valico, il risarcimento per le famiglie espropriate
L’accordo bonario tra RFI e Cociv (Consorzio Collegamenti Integrati Veloci) da una parte e gli abitanti dall’altra, prevede un risarcimento proporzionale alle condizioni degli immobili. Per le abitazioni ristrutturate sono riconosciuti i valori massimi di mercato, per quelli in condizioni peggiori, invece, il rimborso sarà minore.
Qualche proprietario sicuramente con il denaro acquisito potrà comprare una casa più bella e in una zona migliore. Altri invece vivono questa situazione come un vero e proprio sfratto.
E’ la situazione di Dotto, ex ferroviere proveniente da una famiglia di macellai: “Ormai non possiamo più lamentarci: quando cercavamo aiuto, nessuno ci ha risposto. Dall’oggi al domani ci hanno detto di andare via. La casa dove abito, una palazzina a 4 piani, che un tempo era unifamiliare, è stata costruita dal mio quadrisavolo che aveva comprato i terreni dal marchese Pallavicini. Adesso ad 80 anni di età, mi tocca andarmene“.
Il Terzo Valico è un progetto importante per la Regione, ed è un bene che sia stato possibile trovare un accordo con la maggior parte delle famiglie. Restano però ancora alcuni residenti intenzionati a restare nelle proprie abitazioni.
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