Delitto Scagni
foto: Il fatto quotidiano

Delitto Scagni: la Procura chiede il rinvio a giudizio. La nonna avvisa: “non fatelo uscire dal carcere”

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Delitto Scagni: la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per il killer e la premeditazione del reato. La nonna preoccupata scrive una lettera implorando di “non far uscire Alberto dal carcere perché ucciderà ancora”. In corso invece la discussione sul processo per i due agenti e il medico che hanno sottovalutato l’allarme della famiglia i giorni antecedenti l’omicidio.

La Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio per Alberto Scagni, l’uomo che il 1 maggio 2022 massacrò la sorella con numerose coltellate, con la contestazione della premeditazione del reato. Da valutare però sarà anche il peso della perizia psichiatrica svolta da Elvezio Pirfo su richiesta del tribunale.

Dalla perizia infatti emerge che Alberto fosse capace di stare in giudizio ma che allo stesso tempo avesse “una capacità mentale gravemente scemata e però non del tutto esclusa”. Un cavillo a cui potrebbero aggrapparsi i due legali dell’omicida, Elisa Brigandì e Maurizio Mascia, per ottenere uno sconto di pena.

A breve verrà fissata l’udienza preliminare in cui si capirà se i due avvocati chiederanno pertanto il rito abbreviato che determinerebbe, di fatto, l’automatica riduzione di un terzo della pena.

Delitto Scagni: la preoccupazione nella lettera della nonna

Davanti a questa possibilità si è scatenata preoccupazione da parte della famiglia Scagni, al punto che, la nonna di Alberto e Alice, 93 anni, ha scritto una lettera in cui denuncia tutti i suoi timori.

La donna, Ludovica Albera, si mostra preoccupata nei confronti del figlio di Alice e scrive:

“Vi prego fate in modo che mio nipote Alberto resti in carcere per tutta la vita. Se mai dovesse uscire dal carcere o fuggire, sono sicura che la prima vittima sarebbe il figlio di Alice”

La lettera continua e l’anziana sfoga tutta la sua rabbia verso un nipote che l’ha tormentata per anni:

Guardate, se potessi prenderei quella stessa mazza da baseball che mio nipote usava per tormentarmi di notte o per danneggiare la mia porta d’ingresso e gliela spaccherei sulla testa. Al ritorno dalle sue uscite notturne era solito attaccarsi letteralmente al campanello di casa mia svegliandomi di notte e impedendomi di dormire. Sono stata costretta – continua la donna – a staccarlo e quando ha capito che lo avevo fatto, passava le serate a tormentarmi al citofono“.

Le richieste della donna in Procura:

L’anziana era stata ascoltata lo scorso febbraio in Procura e aveva presentato alcune richieste tra cui il dissequestro dell’appartamento di via Balbi Piovera, dove viveva il killer ma di proprietà della nonna. Un appartamento che ora serve alla signora che ha bisogno di assistenza per un’eventuale badante. L’immobile è sotto sequestro da 8 mesi, ossia da quando Alice è stata uccisa.

Inoltre la donna ha fatto riferimento anche alla spesa di 4 mila euro che ha dovuto sostenere per riparare i danni causati dal nipote alla sua porta di ingresso.

Così la famiglia di Scagni preoccupata attende la prossima udienza nella speranza di non vedere ancora una volta inascoltati i propri allarmi.

Resta aperto il fascicolo riguardo gli allarmi disattesi dagli organi competenti:

Gli allarmi ignorati da parte della polizia e della Salute mentale sono proprio la causa primordiale di questo tragico omicidio. I familiari avevano più volte avvisato riguardo la pericolosità di Alberto soprattutto nei giorni precedenti al massacro. Resta così aperto questo secondo filone sulle presunte omissioni da parte degli organi competenti e adesso i magistrati dovranno decidere se chiedere o meno il processo per i coinvolti: due agenti e un medico.

Foto di copertina: il Fatto Quotidiano

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Info Francesca Galleano

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Francesca Galleano, 25 anni, laureata in Lettere e in Informazione ed Editoria. Appassionata di calcio, cultura, viaggi e fotografia. Caparbia, determinata e responsabile ma anche sognatrice e capace di stare contemporaneamente con i piedi per terra ma la testa tra le nuvole.

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