Patologia di Hikikomori
Stile di vita

Allarme patologia di Hikikomori: un problema emergente di cui occorre parlare

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A nostro Centro si stanno rivolgendo diverse famiglie di ragazzi alcolisti con patologie fisiche già evidenti (soprattutto del fegato e gastro-intestinali) e inseriti in un contesto di isolamento sociale assoluto.

Genitori disperati che non riescono a far uscire il figlio dalla stanza e tantomeno da casa per potersi curare.

Questo isolamento è la patologia di Hikikomori.

Una patologia devastante che inizia ad imporsi anche nel nostro Paese.

 

Foto di Markus Spiske da Pixabay

 

L’Associazione Hikikomori Italia (hikikomoriitalia.it) denuncia che in Italia ci sono almeno centomila casi.

In realtà sono certamente più numerosi: alcuni non sono dichiarati, altri non diagnosticati, ma in molti casi le famiglie non hanno ancora raggiunto la consapevolezza del problema (ritardo diagnostico stimato in circa 5 anni).

Noi pensiamo che i casi siano almeno tre volte di più (forme classiche o simili).

Infatti, è stato calcolato come nelle società cosiddette ricche siano già in cura 2.1 milioni di casi fra i 15 e i 29 anni (Orsolini et al, Int J SocPsychiatry 2022).

Hikikomori” è un termine giapponese etimologicamente derivato da “hiku” (cioè tirare indietro) e “komoru” (cioè isolarsi), rimanendo confinati nella propria casa, ma soprattutto nella propria camera.

La presenza della solitudine tende ad essere più comune all’aumentare della lunghezza dell’Hikikomori. Le interazioni sociali si verificano principalmente tramite le tecnologie di comunicazione digitale.

Il fenomeno è stato identificato per la prima volta in Giappone, ma come abbiamo già detto è diffuso in tutto il mondo occidentale e i casi stanno rapidamente aumentando anche in Italia.

Si associa spesso ad altre problematiche: dipendenza da alcol, sostanze o tecnologia e manifestazioni psico-patologiche (primitive o secondarie allo stile di vita).

 

Foto di cottonbro by pexel

Il padre di un nostro paziente di 34 anni affetto da disturbo da uso di alcol e sostanze afferma che il figlio non esce mai dalla stanza. Una stanza estremamente disordinata, piena di rifiuti.

In questa stanza può entrare solo (meno di una volta al mese) un’amica che probabilmente è portatrice di bevande alcoliche e/o sostanze.

I rapporti col mondo sono pseudo-virtuali o del tutto virtuali attraverso i social. I genitori lasciano il cibo davanti alla porta.

Dopo aver lavorato con la famiglia per diverso tempo, il ragazzo ha cominciato a presentarsi al nostro Centro dove è in atto un’attività multidisciplinare per comprendere come aiutarlo.

Molti ricercatori hanno ricercato le cause di tale fenomeno:

  • scarsa capacità dei genitori nella gestione dell’aggressività e delle emozioni negative,
  • un pesante carico di aspettative nei confronti dei propri figli adolescenti
  • mancanza di scambio emotivo.

Tutto vero.

Noi pensiamo tuttavia che una comunità tutta rivolta al consumismo e alla competitività siano una componente importante nel favorire fenomeni come questo e tanti altri.

I ragazzi più sensibili non si sentono in grado di sopravvivere in una comunità dove la ricchezza, la bellezza e il successo sono l’unico fine di questa nostra fragile e breve vita.

Qualità come gentilezza, altruismo, solidarietà, pace, sobrietà sono considerate caratteristiche di una personalità debole. E invece no! Sono la forza dell’essere umano.

Nei programmi di prevenzione dobbiamo chiedere ai nostri bambini di conoscere sé stessi e, quindi, conoscere le proprie qualità da portare nel mondo. Tutti hanno qualità straordinarie per stare nel mondo in serenità.

 

Foto di Sander by pexel

La patologia di Hikikomori o varianti simili devono essere intercettate con tempestività.

Noi operatori sanitari e socio-sanitari dobbiamo conoscere gli strumenti di identificazione (criteri di Teo et al., 2015; di Kato et al., 2019) e aiutare le famiglie a raccontare i problemi senza vergogna.

Il lavoro di recupero deve iniziare dalla famiglia anche attraverso l’aiuto delle associazioni di auto mutuo aiuto.

Tali associazioni (costituite da non professionisti) sono uno strumento gratuito che aiuta a condividere i problemi e a raggiungere la consapevolezza che bisogna passare dall’aiuto afinalistico per il proprio figlio ad una presa di posizione decisa e costruttiva.

È fondamentale ascoltare le esperienze degli altri. Solo chi vive questi problemi può parlarne con cognizione di causa.

Noi operatori dobbiamo favorire questi percorsi di auto mutuo aiuto per aiutare le famiglie a portare i loro figli nei Centri specializzati.

 

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Gianni Testino Balbinot Patrizia LiguriaToday
Lavoriamo in un settore sanitario che si occupa di patologie legate al consumo di alcol e/o sostanze da ormai più di quindici anni. Per Liguria.Today curiamo il magazine “Alcool, sostanze & C.”, un inserto bisettimanale che ha lo scopo di fornire informazioni utili alla lotta alle dipendenze e agli stili di vita scorretti, e scambiare con chi lo desidera, opinioni, pensieri riflessioni e critiche Gianni Testino è Primario SC Patologia delle Dipendenze ed Epatologia dell’ASL3 c/o Ospedale Policlinico San Martino e Coordinatore del Centro Alcologico Regionale Ligure. Patrizia Balbinot è Operatrice Socio Sanitaria, Caregiver Formale presso la SC Patologia delle Dipendenze ed Epatologia dell’ASL3 c/o Ospedale Policlinico San Martino e-Responsabile Segreteria Organizzativa del Centro Alcologico Regionale Ligure.

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