Eccole lì, all’estremità del Lago di Giacopiane, che scalpitano per affrontare la salita che tra boschi e praterie le porterà dalla Valle Sturla ai pascoli estivi della Val d’Aveto. Proprio come delle bambine entusiaste per la prima gita.
Sono le mucche di razza Cabannina dell’azienda Quira di Perlezzi, sopra Borzonasca, che per il secondo anno ha scelto di condividere con i turisti questo affascinante momento di passaggio stagionale.
Luca, il giovanissimo pastore, ha l’impegnativo compito di tenere a bada l’entusiasmo della mandria: Viola è la più anziana, poi c’è Alba con un’altra trentina di compagne e due teneri vitellini. Oltre al nome, Luca conosce di ciascuna le sfumature del carattere. C’è quella docile e obbediente che segue rigorosa la mulattiera e quella più ribelle e capricciosa, che ogni tanto si allontana e si infila tra i cespugli in cerca di un ciuffo d’erba particolarmente gustoso. E Luca dietro, a inseguirla, sgridarla o vezzeggiarla per riportala nel gruppo.
Oggi con la mandria ci siamo anche noi, una quarantina di escursionisti di tutte le età che hanno la fortuna di partecipare a quest’evento, grazie alla disponibilità di Luca e all’organizzazione del Parco dell’Aveto con il Consorzio turistico Una Montagna di Accoglienza nel Parco.
La transumanza è un rito antico, praticato fin dalla preistoria. Necessario per assicurare un uso sostenibile delle risorse naturali e mantenere l’equilibrio tra l’ambiente e le attività dell’uomo.
Ma oggi è diventato anche un’occasione di festa e un momento di condivisione talmente importante da essere stato inserito dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale da tutelare.
Lasciamo i 1000 metri di quota del Lago di Giacopiane e ci mescoliamo alle Cabannine, che si lasciano accarezzare il lucidissimo manto castano scuro.
Questa razza autoctona ha rischiato l’estinzione per il ridottissimo numero di capi rimasti e l’incrocio con altre razze, ma oggi è in faticoso recupero grazie all’impegno di un piccolo gruppo di allevatori.
La montagna è il suo ambiente naturale, si vede dalla disinvoltura con cui si arrampica su sentieri scoscesi come se fosse una capra.
Saliamo nel silenzio rotto solo dai tanti campanacci tintinnati e dai richiami del cane da pastore, che fa la spola tra la testa e la coda del gruppo per riportare in fila le mucche più dispettose, mentre il vitellino più piccolo trotta per mantenere la velocità degli adulti.
Le Cabannine hanno fretta di iniziare la villeggiatura e allungano il passo, lasciandoci indietro. Ma il pastore ci rassicura: le mucche ci aspetteranno prima dell’ingresso in paese.
Insieme ad Andrea, la Guida escursionistica che ci accompagnerà per tutta la giornata, raggiungiamo l’Alta Via dei Monti Liguri al Passo delle Rocche, dove incrociamo anche il Sentiero della Resistenza che sale da Borzonasca verso Rezzoaglio.
Seguiamo il bollo giallo e con una bella discesa nel bosco, attraversando qualche piccolo guado, arriviamo ai piedi di Villa Cella.
Le mucche ci stanno aspettando e pascolano placidamente mentre il vitellino riposa nell’erba. La sua prima vera avventura l’ha stancato.
Mentre si preparano a ripartire, le precediamo in paese lungo la bella mulattiera costeggiata da muretti a secco e bordure erbose punteggiate da qualche orchidea selvatica.
Il borgo di Villa Cella conserva tra i suoi muri in pietra le tracce di una storia antica, testimoniata anche dai resti di un mulino ad acqua oggi in abbandono.
Intorno al 1100 vi si insediò la cella monastica benedettina di San Michele di Petra Martina, che a lungo fu il cenobio più importante della valle. Da qui infatti passava un’importante via di comunicazione tra la costa e le terre alte, verso Rezzoaglio e il piacentino, percorsa da commercianti e pellegrini.
Una targa ricorda che di qui passa la leggendaria via micaelica, che dall’isola irlandese di Skelling Michael porta a Gerusalemme, collegando lungo una immaginaria linea retta sette santuari europei, luoghi della spiritualità che si incontrano lungo il cammino.
Ci siamo, eccole che arrivano! Chi a passo spedito, chi prendendosela con tranquillità, le Cabannine fanno il loro ingresso trionfale tra gli stretti vicoli del paese, salutate dai camminatori e dagli ospiti dell’agriturismo di Franco, dove pranzeremo.
Prima di ripartire, c’è il rito della benedizione delle vacche e dei pascoli, per assicurare una stagione positiva per tutti.
Ora non resta che ritornare al Passo delle Rocche, per poi seguire un diverso percorso tra i boschi, un po’ più lungo, ma interamente pianeggiante. Le prime gocce di pioggia ci raggiungono a pochi metri dal parcheggio sul lago, troppo tardi per rovinare una giornata indimenticabile.