Ah, se solo fare la mamma fosse cool come fare lo chef…
In Italia la festa della mamma è la seconda domenica di maggio, così come in molti altri paesi. Il giorno, ovviamente, cambia ogni anno, ma quel che è certo è che nella maggior parte dei paesi del mondo che sia maggio o che sia marzo la mamma viene festeggiata.
E lasciamo per un attimo da parte le solite polemiche che vogliono vedere anche in questo caso solo l’occasione di invito al regalo e di marketing da parte delle numerosissime aziende che presentano la loro offerta per questa ricorrenza.
Siamo cresciuti, perlomeno in Italia, con il bigliettino d’auguri preparato fin dai tempi dell’asilo: un tripudio di cuori e fiori per colei che ci ha messi al mondo. Chi è andato a scuola dalle suore si è cimentato anche in lavoretti all’uncinetto e cartoncini decorati con pupazzetti super colorati.
In Italia fu il senatore e sindaco di Bordighera Raoul Zaccari uno dei promotori della legge che istituiva la festa della mamma nel 1958.
In collaborazione con il Presidente dell’Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale di Bordighera-Vallecrosia decise di far celebrare la festa al teatro Zeni, dando così un impulso anche commerciale alla ricorrenza.
All’inizio ci furono accese discussioni in merito: non sembrava opportuno celebrare un sentimento così intimo come l’amore madre e figli, con il timore del risvolto economico, ma poi la legge sigillò la festa che dall’8 maggio passò alla seconda domenica di maggio.
A me personalmente non importa l’indotto creato da questa festa. O meglio, non ci vedo nulla di male o di diverso da qualsiasi altro indotto creato da una qualsivoglia ricorrenza. Perché allora dobbiamo togliere anche Natale, San Silvestro, compleanni, onomastici, diplomi, lauree e qualsiasi altra occasione buona per fare festa.
Insomma, che anche in occasione di una bella festa come questa ci sia chi, puntuale ogni anno come l’afa estiva, inizi a discutere sull’utilità o meno della festa della mamma, anche no. Alla fine trovo più retorico questo pseudo sdegno nei confronti di un festeggiamento così sentito, del festeggiamento stesso.
E badate bene che io, per esempio, pagherei l’oro del mondo per poter ancora festeggiare la mia mamma che purtroppo, invece, non c’è più. Quanti bei ricordi, però. Ogni anno le regalavo una pianta o un tralcio di orchidee e talvolta si pranzava fuori.
Forse soltanto durante il periodo dell’adolescenza, per amore di trasgressione, ho tralasciato auguri e regali. Diciamo che è una fase piuttosto normale, forse non di tutti, ma personalmente dai quindici ai diciotto anni ero più in vena di ribellione piuttosto che di amore per la tradizione.
Poi, ovviamente, passata questa fase che mia madre ben ribattezzava “l’età stupida”, ho ripreso ad assaporare la gentilezza di una giornata dedicata a chi ci mette al mondo.
Nel 2020 è arrivata la pandemia, ad oggi pare essere quasi dimenticata, che ha stravolto le buone abitudini ed ha impedito, soprattutto, di frequentare i nostri amati anziani in sicurezza. Perlomeno fino a quando non è comparso il vaccino, ma purtroppo per mia mamma è stato troppo tardi.
Contagiata dalla badante irresponsabile, mi ha lasciato dopo un mese di ospedale trascorso in completa solitudine. Un dolore, il mio e di quanti hanno subito la stessa inaudita violenza, che ha modificato i giorni a venire e che ad oggi rende le giornate di festa come questa un macigno davvero insopportabile.
E allora ben vengano bottiglie di champagne, mazzi di fiori, torte a forma di cuore dei pasticceri più famosi. Ben vengano i pranzi in famiglia e al ristorante, le gite fuori porta tutti insieme. E soprattutto ben vengano bigliettini e abbracci perché entrambi ci restano nel cuore.
Prendete carta e penna e scrivetelo un pensierino alla vostra mamma, a qualsiasi età: rimarrà nei cassetti e quando lo troverete vi ricorderete quel dolce momento con la vostra mamma.
Perché al netto di qualsiasi retorica, ciascuno di noi sa che nessuno ci ama incondizionatamente come la nostra mamma. Attenzione, non significa idealizzare la figura materna e pensare che la mamma sia un essere perfetto e privo di qualsivoglia difetto o sentimento anche negativo.
Assolutamente no. Dico solo che una madre, salvo rare eccezioni, fa di tutto affinché i propri figli si possano fare strada nel mondo supportati dalla sua costante presenza e dal suo incondizionato incoraggiamento. L’amore di una madre non arretra praticamente mai, anche di fronte a figli irresponsabili ed irriconoscenti.
La Grande Madre è l’archetipo per eccellenza: è colei che nutre non soltanto il proprio figlio, ma tutto il genere umano e la natura. E’ simbolo di amore totale che alimenta l’umanità.
E’ quasi sempre scontato avere una madre al proprio fianco, tranne per coloro che da piccoli o da adolescenti hanno dovuto fare i conti con una perdita destinata a cambiarti per sempre la vita. Chi, invece, ha la fortuna di avere accanto la propria madre anche da adulto riesce ad apprezzare molti più aspetti. Non soltanto la sua presenza, ma soprattutto ci si rende conto, specie se nel frattempo si è messa su famiglia, di quanto nostra madre ha fatto per noi figli.
Certo la società è rimasta ancora indietro perché spesso la maternità viene vista come un ostacolo alla carriera e le aziende preferiscono assumere donne libere da impegni familiari. E’ di questi giorni la polemica nata dopo le affermazioni di Elisabetta Franchi, la nota imprenditrice.
La Franchi ha affermato di preferire, all’interno del suo team, donne che hanno superato i quarant’anni e che non hanno più, quindi, il problema dei figli da mettere al mondo o da accudire.
“Le mie parole sono state strumentalizzate, la mia è una realtà quasi completamente al femminile. Piuttosto è lo Stato italiano ancora abbastanza assente. Mancando le strutture e gli aiuti le donne si trovano a dover affrontare una scelta fra famiglia e carriera.
Come ho sottolineato, avere una famiglia è un sacrosanto diritto. Chi riesce a conciliare famiglia e carriera è comunque sottoposta ad enormi sacrifici, esattamente come quelli che ho dovuto fare io.”
Insomma, essere madre non è mai stato facile e non lo sarà ancora per molto e per svariati motivi. Personalmente penso che il ruolo di madre non sia mai stato valorizzato in modo adeguato, a cominciare dalle donne che alla domanda “Che cosa fai?” talvolta rispondono “Niente, la mamma, seguo i miei figli.” Alla faccia del niente…
Se fare la mamma diventasse cool come fare lo chef avremmo risolto un sacco di problemi. Per il momento ci tocca prendere quello che c’è. E oggi basta polemiche. Concedetemi solo un pizzico di sana invidia per chi può festeggiare la propria madre in presenza con abbracci e dolci.
E cercate di rispettare, ringraziare ed amare le mamme che ogni giorno in ogni parte del mondo si prendono cura dei propri figli.
In lettura la poesia Supplica a mia madre di Pier Paolo Pasolini
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…