Scialla
"Scialla", romanzo di Giacomo Bendotti

Sciallati Má! L’adolescenza è una tempesta ormonale imperfetta. Tecniche tattiche di sopravvivenza.

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Tempo di lettura: 2 minuti

Il mio regalo di Natale è una breve, disordinata ed ironica riflessione sull’adolescenza.

Per i genitori, naturalmente…

La Tempesta ormonale imperfetta! Questa è l’adolescenza. Un’ubriacatura solenne alla totale insaputa dell’ubriaco che, anzi, vanta continuamente principi di lucidità e razionalità.

Ci sarà un motivo se gli aristocratici, al solito, avevano capito tutto. Mica se li sorbivano a casa i figli adolescenti: li spedivano in collegio, così ricevevano un’istruzione ed un’educazione adeguate.

Ed i genitori, durante il week end, erano ultra felici di vederli quel tanto che bastava ad evitare contrasti continui e liti epocali.

Noi comuni mortali, invece, possiamo godere appieno dei fantastici sbalzi di umore dei nostri adorati pargoletti.

Chi ha un figlio maschio ed una figlia femmina può annotare su un diario le differenze di comportamento tra i due sessi.

Consiglio anche una serie di video a mo’ di etologo per studiare le varie tonalità di voce a seconda dell’argomento trattato, la serie di monosillabi utilizzati per le risposte e la mimica facciale preferita.

Quello che posso dire è che se mi versassero sul conto in banca anche solo dieci euro ogni volta che ad una qualsiasi domanda mio figlio di diciassette anni risponde “Non lo so”, bè, penso che avrei le vacanze pagate per almeno due estati. E non in un campeggio qualsiasi, probabilmente potrei prenotare al nuovo Bulgari di Parigi.

“Non lo so” è una risposta molto gettonata.

Perché permette all’adolescente di non fare scena muta alla tua domanda e di prendere tempo in caso di una prevedibile successiva richiesta di spiegazioni.

Un bel “Non lo so” sta bene con tutto, è un po’ come il tubino nero e la décolleté. E’ una sorta di lasciapassare.

L’adolescente usa il “Non lo so” convinto di avervi fornito una risposta non solo valida, ma anche piuttosto articolata. 

A nulla serve la vostra successiva e logica reazione genitoriale che consiste quasi sempre in uno stupito: “Ma come fai a non sapere dove vai, con chi ti vedi, a che ora esci?”.

Impassibile l’adolescente ti farà capire che è proprio questa la realtà.

Lui non sa, anche se si è appena docciato, pettinato e profumato che al confronto Johnny Depp è un barbone, se uscirà di lì a poco, dopo un’ora, se andrà al cinema con Pinco piuttosto che al bowling con Pallino, se rientrerà per cena o se mangerà una piadina camminando per la città.

 

 

E quando manifestate la vostra preoccupazione di non conoscere neppure a grandi linee il programma del pomeriggio o della serata, ecco arrivare lei, l’esortazione super gettonata, la regina indiscussa delle espressioni adolescenziali, la prima dell’hit parade: “Sciallati Má“.

Devo confessare che la prima volta che ho sentito questo per me neologismo, ho subito chiesto spiegazioni al figliol prodigo che mi ha guardato come se stessi chiedendo l’origine del big bang.

Ma come mamma, non hai mai sentito sciallati, sciallato, stai sciallo?

Eh no caro mio, per me di parola nuova si tratta. Infatti sono andata subito a chiedere aiuto all’Accademia della Crusca per capire come mai in tutti questi anni non avessi mai, e dico mai, avuto modo di imbattermi in questa simpatica esortazione.

Ho quindi scoperto che all’origine del romanissimo Scialla, poi esportato anche al Nord, c’è inshallah, formula rituale di saluto per dire “Sta’ tranquillo, se Dio lo vorrà tutto andrà bene.”

Nel 2011 il regista Francesco Bruni ha intitolato Scialla (stai sereno) – dal romanzo omonimo di Giacomo Bendotti – il suo bel film con Fabrizio Bentivoglio e Filippo Scicchitano.

Nel film il protagonista quindicenne Luca inserisce il termine “scialla” in ogni suo discorso e Bruni, quando gli è stato chiesto il perché di questa scelta, ha candidamente affermato che “Scialla è l’interiezione che sento risuonare di più a casa mia. I miei figli la mettono in testa a quasi tutto quello che dicono. “Scialla oggi entro alle 9”, “Scialla mangio dopo”, e così via, “eleggendo la parola scialla a simbolo del gergo giovanile che il ragazzo protagonista del film sciorina quotidianamente anche nel dialogo con un padre ritrovato.

È un’espressione sintetica che si passa facilmente. Chi la capisce la sente come una parola d’ordine, chi non la capisce ne è incuriosito.

E comunque ha funzionato: dopo la presentazione del film, a Venezia, sentivo le persone dire “Ci scialliamo in spiaggia?” oppure “Scialla ci vediamo più tardi”. 

E’ indubbio che spetti ai giovani cambiare il mondo. E anche la lingua rientra nei cambiamenti ed aggiornamenti che i nostri amati adolescenti mettono in atto con estrema naturalezza.

A noi il compito di stare al passo e rimanere aggiornati, pena l’essere esclusi da tutta una serie di attività ed informazioni.

E qui arriviamo ai Social.

“Marco, ma non hai il profilo su Facebook?” “Mà, Facebook è da vecchi, ormai lo usano solo i trentenni”.

Con un rapido calcolo capisco che se un trentenne è ritenuto vecchio, io sono ormai da considerare una sorta di pezzo d’antiquariato.

Dopo essermi ripresa da questo primo momento di sgomento, ascolto con attenzione lo spiegone di mio figlio sull’utilizzo di Instagram e, soprattutto, dei vari canali come Twitch.tv, Telegram e via dicendo.

“Marco, in ogni caso non ti ho trovato neppure su Instagram!”. “Certo Mà, ti ho bloccato”.

Il viso così rilassato, il sorriso così candido e aperto, non sono nemmeno riuscita ad incavolarmi. Come si suol dire ho incassato e ho portato a casa.

Ho poi pensato al diario segreto di noi quindicenni del tempo che fu. Diario segreto che poi tanto segreto non era perché le mamme anche allora controllavano…

Certo che bloccare mamma e papà sui social è estremamente più facile, ma l’ingegno materno, sappiatelo miei carissimi adolescenti, alla fine vince sempre.

Mia mamma chiamava l’adolescenza l’età stupida. So con certezza di averle fatto girare le scatole, e pure parecchio.

Sono stata un’adolescente al cento per cento: ribelle, anticonformista, odiavo le ingiustizie ed i soprusi. Allergica a regole ed etichette, ho sempre viaggiato per la mia strada ed ho pagato di tasca mia, a testa alta anche quando hanno provato a farmi fuori (ma questa è un’altra storia…).

Non sono, però, un’aristocratica, quindi il mio adorato figlio adolescente vive in casa con mamma e papà.

Con la pandemia, poi, posso dire di essermelo goduto un po’ di più visto che eravamo costretti in casa. A volte basta lasciar correre le cose meno importanti  per stare bene con un figlio adolescente.

Trovate i vestiti sul letto a mo’ di pira? Fate tre respiri profondi, uscite dalla stanza e chiudete la porta.

“Occhio non vede, mamma non duole”.

Ci vogliono tecniche tattiche, come per il bagno: la toilette dell’adolescente, maschio o femmina che sia, è un affare estremamente serio, un lavoro impegnativo e spesso – anche voi cercate di capire –  non si ha il tempo di riordinare. Anche in questo caso, ignorate il disordine e dirigete altrove corpo e mente. Funziona, quasi sempre.

E alla fine io sono molto contenta così, perché l’energia vitale di un diciassettenne è contagiosa e perché c’è molto da imparare dalla generazione Z.

Quindi, sciallatevi, che è meglio!

E Buone Feste!

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Info Rosella Schiesaro

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Nata a Savona, di origini toscane, Rosella Schiesaro ha svolto per più di vent'anni attività di ufficio stampa e relazioni esterne per televisioni, aziende e privati. Cura per LiguriaDay la rubrica Il diario di Tourette dove affronta argomenti di attualità e realizza interviste sotto un personalissimo punto di vista e con uno stile molto diretto e libero. Da sempre appassionata studiosa di Giorgio Caproni, si è laureata con il massimo dei voti con la tesi “Giorgio Caproni: dalla percezione sensoriale del mondo all’estrema solitudine interiore”. In occasione dei centodieci anni dalla nascita del poeta, ci accompagna In viaggio con Giorgio Caproni alla scoperta delle sue poesie più significative attraverso un percorso di lettura assolutamente inedito e coinvolgente.

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