Pensiamo alle nocciole e subito torna alla mente l’avvolgente profumo dei baci di dama appena sfornati o della crema spalmata sul pane per merenda.
No, non siete capitati nella rubrica “Del saper cucinare…” della mia collega Maria Paola, anche se l’idea di una contaminazione tra le nostre rubriche mi ha sfiorato più di una volta.
Oggi facciamo un viaggio sulle tracce della nocciola ligure.
Siete sorpresi? Eppure la coltivazione della nocciola è stata per anni una componente importante dell’economia del nostro entroterra.
Ultimamente vive una stagione di rilancio non solo gastronomico, ma anche turistico, per l’intrinseco legame con la storia e la cultura di questi luoghi.
Siamo in Valle Sturla, a Mezzanego, in passato già noto come paese delle nocciole e tra gli anni 60-70 primo produttore di nocciole della Liguria.
Alle spalle del Tigullio, la storia della nocciola ligure ha radici antiche che si possono ripercorrere lungo un ideale itinerario culturale-gastronomico.
Le antiche coltivazioni, concentrate qui e a San Colombano Certenoli, ma diffuse anche in tutta la Valle Sturla e nella Fonatanabuona, hanno dato forma a un paesaggio caratteristico, tanto da essere candidato al Registro nazionale dei paesaggi rurali storici.
Le elevate pendenze addolcite dai muretti a secco definiscono i “terrazzamenti a nocciola del Tigullio”.
Superata la fase di pre-candidatura presso il Ministero delle Politiche agricole, il paesaggio a noccioleti si prepara alla prossima valutazione che potrebbe inserirlo nell’elenco che già annovera le colline del Prosecco, i limoneti di Amalfi e gli oliveti di Puglia.
Grazie all’impegno di piccoli produttori e di una cooperativa locale, la coltivazione sta piano piano riprendendo vigore, recuperando terreni a lungo abbandonati.
La raccolta delle nocciole, che si fa tra fine agosto e inizio settembre, diventa un rito collettivo, per condividere la fatica con allegria.
Dopo una fase di asciugatura dei frutti, per eliminare foglie e brattee, inizia la sgusciatura.
E qui entriamo in un angolo perfettamente conservato di passato, l’antico opificio della famiglia Cogozzo, a Prati di Mezzanego.
La sgusciatura avviene ancora come una volta, utilizzando un antico macchinario che libera i frutti e li seleziona con appositi vagli.
Attraverso i racconti di Tullio, che ci ha offerto un’occasione straordinaria di visita alla sgusciatrice della sua famiglia, prende vita la quotidianità del lavoro di un tempo, con le donne intorno al grande tavolo a cernere i frutti tra le chiacchiere.
Quello che rende speciale la nocciola ligure è l’ottima qualità organolettica.
Anzi, sarebbe più corretto parlare di nocciole, al plurale, perché la particolarità della produzione locale sta proprio nella miscela di varietà autoctone.
Un bouquet di profumi e aromi che prende il nome di nocciole “Misto Chiavari”, oggi marchio valorizzato e disciplinato dalla Camera di Commercio di Genova, che ne identifica con precisione la composizione.
Otto specie, dalle più note Dall’Orto, Del Rosso e Tapparona ad altre minori, come la Mennoia, tutte diverse per forma e colore.
Un passato glorioso, quello del Misto Chiavari, che veniva acquistato dalle industrie dolciarie del nord Italia per dare un sapore più vivace alle produzioni.
Gli elevati costi di lavorazione di una miscela così variegata, mai uguale a sé stessa e dunque refrattaria a qualunque procedimento su scala industriale, ha visto negli anni diminuire le richieste del mercato.
La riscoperta del valore delle nocciole Misto Chiavari ne fa oggi un prodotto molto ricercato, disponibile in modeste quantità che faticano a esaudire la richiesta di nuovi mercati che puntano sulle produzioni locali.
Le occasioni per assaggiare le nocciole tuttavia non mancano.
Per restare sul classico, possiamo fare una dolce merenda dalla Pasticceria Macera di Borzonasca, con la torta di nocciole o il cremoso gelato.
Oppure fermarci a Chiavari dal Panificio Pasticceria Barbieri che produce la superba Crema Chiavarina, una spalmabile al 50% di nocciole Misto Chiavari, tostate in proprio, di una bontà che non si riesce a descrivere.
Piero Barbieri, assecondando il richiamo delle sue radici in Valle Sturla, è diventato un vero ambasciatore della nocciola Misto Chiavari, che è protagonista di tanti dolci che escono dal suo forno.
E quest’anno ha lanciato una novità, la Chiavarina Gold, l’unione di amorosi sensi tra la Misto Chiavari e l’olio Riviera di Levante DOP.
Tra le occasioni per scoprire la nocciola Misto Chiavari c’è il Nocciola Day, la festa nazionale che a inizio dicembre coinvolge anche il territorio della Valle Sturla e delle valli limitrofe.
Una giornata animata da degustazioni, visite guidate, menu a tema ed eventi per riscoprire storie e curiosità della nocciola Misto Chiavari.
Come la tradizione delle reste, le collane di nocciole, che in passato venivano regalate come gesto benaugurale alla propria fidanzata, sperando in un prossimo matrimonio.
I restai usavano prevalentemente la cultivar Tapparona, che veniva ammollata in acqua e quindi forata, per essere infilata come una perla preziosa.
Le collane venivano poi vendute in feste e fiere.
Chissà quante ne ha vendute Caterina Campodonico, la venditrice di nocciole che intorno alla metà dell’800 frequentava i mercati della Liguria e del basso Piemonte.
Di Cattainin de raeste al Cimitero Monumentale di Staglieno possiamo ammirare la statua funeraria che commissionò lei stessa a Lorenzo Orengo, celebre scultore di opere sepolcrali.
Tra le mani di Caterina, morbidamente adagiate sui pizzi dell’abito, ci sono proprio le reste che la donna vendeva insieme ai canestrelli.
E se un Nocciola Day non basta a conoscere il territorio della Misto Chiavari, il Consorzio turistico Una Montagna di Accoglienza nel Parco propone anche pacchetti turistici su misura, che ruotano intorno a Nocciolando, una giornata esperienziale tra noccioleti, saperi antichi e assaggi golosi, per scoprire tutto sulla storia della regina di Mezzanego.