C’era una volta un’intervista con Vasco…
“Rosella Schiesaro, piacere.” “Vasco Rossi, il piacere è tutto mio. Posso chiederti come hai fatto ad arrivare qui?”Il qui era il retro del campo sportivo di Pietra Ligure, 8 agosto 1989 e Vasco – era l’anno di Liberi Liberi – aveva deciso di non parlare per un po’ con la stampa perché ad ogni intervista che rilasciava si ritrovava a leggere cose che lui non aveva detto. Ai tempi non c’era ancora la mitica Tania Sachs che avrebbe poi, nel corso degli anni, “educato” i giornalisti a riportare più fedelmente le dichiarazioni di Vasco… Agenda sottobraccio, macchinetta fotografica usa e getta nello zainetto, sei ore di richieste urbi et orbi a poliziotti, carabinieri, guardie del corpo: nessuno si è salvato dalla mia testardaggine.
Che poi a me non interessava tanto l’intervista, a me interessava incontrare Vasco di persona e capire che uomo fosse nella realtà.
“Ci ho messo sei ore, ma adesso sono qui.”
Ai tempi lavoravo per una televisione privata e ovviamente scrivevo a penna sull’agenda mentre Vasco, che nel mentre mangiava pomodoro e mozzarella, mi raccontava degli anni di ragioneria, dell’università a Bologna, di Paola la compagna dell’epoca – una Capricorno testa dura come te mi disse – quella Paola di “E magari se lei fosse stata con me adesso sarei sposato…” E poi ricordava i primi concerti, quando salire sul palco era difficile perché Vasco è sempre stato un timido che con gli anni, da grande professionista qual è diventato, ha imparato a gestire ansia e paura e a sconfiggerle sul palco con la sua immensa bravura. Le canzoni di Vasco dagli anni 80 in avanti sono diventate la colonna sonora di intere generazioni e ci hanno accarezzato e accompagnato, ci hanno fatto ballare e ci hanno anche aiutato a tenere sveglia la nostra coscienza.Il popolo del Blasco era tutta gente a posto
Niente e nessuno ha fermato Vasco e il suo popolo, alla faccia del famoso articolo di Nantas Salvalaggio del 1980: un’accozzaglia di insulti e di giudizi che altro che body shaming. Un articolo supponente, arrogante, intriso di cattiveria ed invidia alle quali mamma Novella ribattè con una lettera tanto educata, gentile e piena di verità. Vasco rispose in musica, come nel suo stile, nel 1982 con Vado al massimo:“Voglio vedere se davvero poi si va a finir male. Meglio rischiare, che diventare come quel tale, quel tale che scrive sul giornale.” https://youtu.be/IkBTGj0tG00E mentre ricordava “quel tale”, sorseggiando acqua minerale, pareva quasi imbarazzato per il tale perché Vasco è davvero un’anima gentile.
Sono diventati veri e propri inni generazionali molte sue canzoni cantate a squarciagola da ragazzini cresciuti con le sue parole oneste e sincere che arrivano sempre dritte al cuore e alla testa.
Ogni concerto di Vasco è una bolla spazio temporale perfetta che non scoppia neppure dopo Albachiara: rimane sospesa nel tempo, incisa nella memoria di ogni singola persona presente.I concerti di Vasco sono eventi catartici e almeno una volta nella vita bisognerebbe provarne uno.
Tanto più nel 2022, dopo tutta questa clausura forzata, andare a vivere un concerto di Vasco sarà davvero una medicina per l’anima. La cena pre concerto era finita e la nostra chiacchierata si era spostata nel suo camerino: Vasco aveva i capelli lunghi e la bandana, jeans e maglietta. Oggi è una rockstar, l’uomo dei record mondiali, ma quando leggo o ascolto una sua intervista, le sue stories su Instagram, i suoi post, rivedo quegli occhi azzurri di un azzurro profondo che commuove. Occhi azzurri e sinceri, di un uomo che si è sempre mostrato per quello che è e che ha saputo valorizzare, grazie alla sua intelligenza e sensibilità, le sue origini a Zocca, da dove a 18 anni devi necessariamente scappare per vincere la “noia” e dove, poi, puoi tornare vincitore.Erano tempi diversi, ovvio: mentre Vasco si raccontava non c’era nessun cellulare pronto a girare video o a scattare foto per Facebook.
Vasco era anche più libero, non c’erano i giornalisti in agguato per intervistarlo – li aveva cacciati tutti! – e Pietra Ligure mica era San Siro.
Però sarebbe mancato poco…
Il 10 luglio 1990 il Komandante infiamma Milano e San Siro
Il primo, vero bagno di folla per Vasco e lì non ci ho nemmeno provato ad incontrarlo.
Poi, in fondo, avevo già raggiunto il mio obiettivo: confermare a me stessa e dimostrare ai suoi detrattori incravattati – compreso il tale del giornale – che Vasco era ed è un uomo eccezionale.
Oggi ho scritto di lui per ringraziarlo: perché è un uomo intelligente, sensibile, timido, onesto, sincero, disponibile e in questi quarant’anni di carriera è rimasto autentico come le sue canzoni.
Ho ancora i fogli dell’agenda con l’intervista e ogni volta che la rileggo mi accorgo che è sempre attuale.
Alla fine, prima di salutarlo, ho timidamente tirato fuori dallo zainetto la macchinetta usa e getta e gli ho chiesto se potevo scattare qualche foto.
Senza saperlo, avevo fatto il primo selfie con Vasco!
Io e lui davanti allo specchio: ho scattato e sì, lo so, è rimasto meglio lui e di me si vedono a malapena le mani, ma ragazzi, non era mica un Iphone!
Adesso aspettiamo il nuovo disco in uscita il 21 novembre, data palindroma. E nel mentre, come dice il Komandante, cerchiamo tutti di arrivare vivi, sani e lucidi al 2022… Grazie di tutto Vasco! Rosella Schiesaro Foto articolo Rosella Schiesaro