Occupazione in Liguria
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Occupazione: la Liguria non è una regione per donne che lavorano

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Dinamiche scoraggianti quelle dell’occupazione in Liguria nel 2020.

Dall’analisi degli ultimi dati Istat, Inps e Banca d’Italia, emerge un trend occupazionale complessivamente in calo dell’1,4%. Il saldo dei rapporti di lavoro è in rosso di 24.971 unità. L’occupazione femminile segna un -1,3%, – 2% quella maschile.

A segnare il dato più preoccupante è invece l’occupazione giovanile che, nel complesso, in Liguria, è crollata del 5,9% nell’ultimo anno, contro il -0,3% degli occupati over 35. Un calo superiore a quello nazionale (-5,1%).

Due province liguri, La Spezia e Imperia, sono tra le prime dieci province d’Italia per incremento proporzionale della disoccupazione. Se il tasso di occupazione femminile ligure è sempre stato inferiore alla percentuale nazionale, la situazione generata dal Covid ha aggravato ulteriormente il dato; in particolare spargendo dequalificazione e precarizzazione: solo un terzo dei contratti a tempo indeterminato è al femminile.

I dati resi pubblici dalla CGIL regionale evidenziano come in Liguria, nei primi 9 mesi del 2020, ci siano stati 59 mila contratti in meno (che non corrispondono ad occupati, ma al numero dei contratti stipulati nel periodo di riferimento) con un drastico calo di quelli a tempo determinato.

Restringendo il campo al focus di genere, i dati dell’Osservatorio Inps sul precariato indicano in 43.073 le assunzioni al femminile contro le 68.283 del 2019 con una contrazione del 36.9%; e – come non bastasse – il 52,6% delle assunzioni femminili è a tempo parziale. Le assunzioni femminili a tempo indeterminato hanno rappresentano il 12.1% del totale, con meno 2.060 contratti (-28.3%) rispetto al 2019.

Il calo più marcato è per i contratti a tempo determinato, con un -43,9% rispetto all’anno precedente (28.681 assunzioni 2018 contro le 16.096 del 2019). Con tutte le tipologie contrattuali in calo: lavoro stagionale (-21,6%), somministrazione (-31,6%), apprendistato (-36,2%) e lavoro intermittente (-40%).

La pandemia ha colpito soprattutto gli ambiti in cui le donne sono sovra-rappresentate, come il terziario (92,6% delle assunzioni) e al suo interno i settori del turismo e del commercio.

I dati confermano, se ancora ce ne fosse bisogno, che la nostra società deve fare passi da gigante per arrivare a una piena parità di genere, pure sul lavoro. In Liguria urge individuare una strategia efficace per promuovere uno sviluppo che generi occupazione stabile per tutti. Nell’ambito di questa riflessione vanno individuati gli strumenti per promuovere l’occupazione femminile.

L’Italia non è un Paese per giovani. Ma neanche per donne, e la Liguria non fa eccezione, come evidenziano i preoccupanti dati del lavoro.

A rendere ancor più inquietante il quadro è la ferita aperta delle molestie e delle violenze che le donne subiscono sui posti di lavoro.

Il lavoro è strumento di autonomia per le donne e innesca un circolo virtuoso per l’economia, ma in Italia i livelli di occupazione sono ancora bassi, i contratti precari e la pandemia ha fatto strage di posti. I dati forniti da Istat, INPS e Banca d’Italia parlano di una forte crisi nonostante i provvedimenti presi per l’occupazione, compreso il blocco dei licenziamenti. Ma ci dicono anche che i contratti delle donne sono spesso precari.

In Italia c’è un problema che riguarda l’occupazione femminile in senso ampio.

Non riguarda solo la distribuzione territoriale e le questioni di inquadramento. Le donne devono affrontare grandi difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e la pandemia da Covid sembra averle aumentate, tenendo conto anche della chiusura di molte piccole attività autonome del commercio e dell’artigianato, spesso gestite da donne, e quelle che dovremo affrontare nei prossimi mesi.

Ma c’è anche la questione relativa alla qualità del lavoro loro offerto. Purtroppo un problema strutturale, cui non abbiamo ancora trovato una ricetta risolutiva. La prima necessità è l’innalzamento del livello di servizi e di welfare. Impressiona scoprire che l’Italia sia stata richiamata dalla UE perché al di sotto della percentuale di nidi d’infanzia per abitante.

Per aumentare l’occupazione femminile servono interventi strutturali. Purtroppo Regione Liguria si distingue per l’assoluta assenza di politiche di sostegno al welfare o di incentivazione all’occupazione femminile.

MF

articolo scritto dalla redazione de La voce del Circolo Pertini 

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