E se questo non fosse il paese del mare e del sole? Immaginare castelli diroccati, leggende raccapriccianti e brividi lungo la schiena in Liguria è così improbabile?
La nostra regione è composta da luoghi misteriosi, da grotte, cascine abbandonate, è popolata da streghe e creature nei boschi. Una Liguria non da cartolina, in cui l’Abisso della paura è sorprendentemente vicino…
Con “Ghostbusters”, il nuovo magazine dedicato ai misteri e alle leggende della nostra Regione, andremo a caccia di fantasmi. Siate pronti a indagare su forze paranormali, accettare ciò che sembra impossibile e analizzare la parte oscura di voi stessi. Siete sicuri di farcela?
Prima tappa di “Ghostbusters” in Liguria: i ruderi del Monastero di Valle Christi
“Faccio sempre confusione tra il Bene e il Male, che intendi per Male?”
dal film “Ghostbusters”
La Liguria è una terra strana, speri di fare un bel tuffo in mare o di andare a giocare a golf in un pomeriggio soleggiato e ti trovi di fronte ad uno dei luoghi più misteriosi della regione: i ruderi del Monastero di Valle Christi nei pressi di Rapallo.
Tenebrose presenze. Nella frazione di San Massimo, a meno di tre chilometri dal lungomare, i ruderi del Monastero di Valle Christi costituiscono uno degli scenari più pittoreschi dei dintorni di Rapallo. Fu utilizzato per circa 300 anni fino a quando ne fu decretata la chiusura. Ma non appena gli occhi del visitatore intravedono gli archi e le costruzioni abbandonate, si percepiscono sensazioni cupe. O è solo una suggestione?
Tra le curiosità e i segreti si conserva una leggenda, ma prima di affrontare la storia, non posso fare a meno di rammaricarmi nel vedere come sia poco tutelato e valorizzato il nostro patrimonio artistico. Se questi ruderi fossero collocati altrove, avrebbero probabilmente maggior attenzione mentre in questo luogo percepiamo oltre al mistero, anche trascuratezza.
Avvertiamo un senso di beffa se spingiamo lo sguardo verso i campi da golf confinanti, come se il green di quei prati o le buche di questo sport, volessero marcare una netta separazione con il senso gotico di queste rovine.
Una storia di donne e agricoltori.
Le donne, la preghiera e gli attigui campi agricoli hanno segnato per sempre il destino di questo luogo. Il monastero venne fondato nel 1204 e fu costruito in stile gotico francese con una sola navata. Appartenne alle monache Cistercensi e quindi alle Clarisse di Sant’Agostino. Nel 1568, con bolla papale di Pio V, le donne in preghiera lasciarono il monastero che fu sconsacrato e utilizzato ad uso abitativo e agricolo. In altre parole, i pastori presero il sopravvento sulle suore. Non è escluso che le radici storiche furono le basi su cui nacque la celebre leggenda che ancora oggi fa rabbrividire.
Leggenda. Non appena si varca la soglia del cancello arrugginito, si avverte una sensazione inquietante e che si tratti di un castello o di un rudere coperto di muschi, non possiamo non ravvisare una presenza fantasmatica. Ogni rumore si accentua: il miagolio di un gatto, le risate sommesse di due persone, i passi del custode e la sua televisione accesa sembrano una rappresentazione teatrale. Poi d’un tratto la mente corre ai fantasmi. Si narra che in tempi molto antichi, una suora si innamorò di un pastore e trasgredì alla regola di castità rimanendo incinta. La storia divenne leggenda, dall’abbandono alle atrocità, perché la suora e la sua bambina appena nata furono murate vive in una cella del convento
I sepolti vivi.
I morti apparenti, quelli di cui i vivi non si accorgono, quelli che i vivi scambiano per morti veri fanno parte spesso dei nostri incubi. Ma incorrere in questo orrore è uno dei sogni più angosciosi. Al di là dell’orrore che ispira, è una condizione ancor più terribile se si pensa alla cattiveria di chi ha ordinato il gesto, alla sofferenza di chi lo ha subito, ma anche del mandante concreto mentre colloca freddamente la bambina tra le mura della cella. Una pratica macabra da far rabbrividire e queste atrocità danno origine alla leggenda della morte apparente.
Non è morto ciò che può attendere in eterno. Così la leggenda racconta che durante la notte, si possano ancora udire i lamenti della bambina e della donna. Chissà se nel camping vicino o nei campi da golf qualcuno ha mai scambiato il lamento di dolore con una voce nella propria testa. Nelle visite che ho fatto in questo luogo, non ho sentito la voce e il lamento di nessuna creatura. Ma la suggestione ha spinto il cuore in un territorio guardingo, come se da un momento all’altro quelle pietre potessero parlarmi, sussurrare il mio nome e con circospezione mi guardo sempre attorno.
I ruderi hanno accolto nel tempo spettacoli, il luogo ha intrapreso un difficoltoso percorso di valorizzazione che non viene sempre conseguito con attenzione, ma a ripensarci bene forse le colpe non sono degli uomini ma delle oscure presenze che lo popolano, dei fantasmi che affollano la mente del visitatore o dei lamenti che temiamo di udire mentre ci allontaniamo da soli verso casa.