Nascere liberi è casualità, pare di sì. Nascere donna in Afghanistan significa vedere vietato il proprio diritto a parlare in pubblico, e aggiunge un altro tassello che va a cumularsi al processo di disumanizzazione che colpisce l’integrità e la bellezza di nascere donna in un paese libero qualsiasi. Non è un posto per donne l’Afghanistan, è un luogo in cui più ancora che in Iran, esse devono essere invisibili e ora anche mute. Il nostro mondo sta correndo “a due velocità”, da una parte Kamala Harris corre per le Presidenziali in Usa, dall’altra il leader supremo Hibatullah Akhundzada penalizza ulteriormente i diritti delle donne velandone il corpo in pubblico, viso compreso, per evitare “ tentazione e vizio”. E’ di questi giorni la notizia che anche le voci delle donne sono fatte tacere : niente canto, recita, lettura e ogni volta che una donna adulta esce di casa, è obbligata a nascondere quindi la voce, il volto, il corpo. Le donne afghane sono escluse così da qualsiasi aspetto della vita pubblica. Leggi che sono palesemente ingiuste, discriminatorie e contro i diritti umani vengono ammesse a vantaggio di un uso criminale della promozione della virtù. Quale virtù? Il processo di spersonalizzazione delle donne nate per mera casualità in una parte del mondo così fortemente limitante è dunque inevitabile? Alle donne, metà della popolazione dell’Afghanistan viene “ rubata” la vita e il resto del mondo si indigna e basta. E così un manipolo di donne afghane , mostrando il volto, si filma mentre canta e lancia il video online, cantando l’inno nazionale afghano. Per far sentire la propria voce in pubblico. Per l ‘Alto rappresentante Borrell il decreto entrato in vigore a Kabul viola i diritti del popolo afghano e gli obblighi internazionali assunti dal Paese. Gli abusi sistematici e gli attacchi alla personalità e alla dignità delle donne afghane possono essere e devono essere configurati come una persecuzione di genere. Il canto libero delle ragazze afghane sui social è resistenza pura. L’ apartheid di genere apre un contesto di grave crisi umanitaria e il supporto della Comunità Internazionale non può mancare ed anche quello di ogni singola donna che sia nata libera per puro accidente lontano da questi mondi intrisi di arretratezza, ignoranza, sopraffazione. Nascere donna è cosa difficile ad ogni latitudine, si sa, ma ecco perché non si può tollerare una tale condizione e chiunque abbia una voce non può non lanciare in questa direzione un grido di libertà per il silenzio imposto dai talebani a tutte le donne afghane.
Il canto delle donne afghane
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