Oltre 5mila le presenze alla due giorni di dibattiti e di lectio per il convegno internazionale di studi ‘L’Impero di Genova‘, ospitato e organizzato venerdì 19 e sabato 20 gennaio da Palazzo Ducale di Genova, di cui Marco Ansaldo, è stato ideatore e curatore.
“Un grande successo di pubblico” – sottolinea il professor Antonio Musarra, curatore scientifico del progetto Ianua Genova nel Medioevo. Tanti gli studiosi intervenuti, tutti di fama internazionale, che hanno arricchito con il proprio lavoro la due giorni di full-immersion nella storia dell’esplorazione genovese.

Ma è indubbio che la presenza, per la chiusura dei lavori, del Prof. Alessandro Barbero, ha sicuramente fatto convergere a Palazzo Ducale anche coloro che, non addetti o non avvezzi a convegni tanto ricchi di tecnicismi e specifiche accademiche, forse non avrebbero affrontato una coda lunghissima e di oltre due ore per presenziare alla giornata finale.
Gli stessi organizzatori si sono detti stupiti dalla grande affluenza di pubblico, con il Prof. Alessandro Barbero che ci ricorda come: “ai convegni scientifici siamo abituati a vedere poche decine di persone e questo è un convegno scientifico anche se tutti i colleghi hanno saputo far vedere al grande pubblico quanto sono appassionanti le cose di cui ci occupiamo. Tuttavia, appunto, è chiaro che c’è una voglia dei genovesi di riappropriarsi della loro storia che sfonda tutte le barriere”.
Ogni intervento dei relatori, di altissima qualità, ha svelato un mondo medievale lontano, eppure ancor oggi presente nella realtà imprenditoriale, culturale e sociale di Genova. Come sottolinea Barbero, nello scambio di battute che ha riservato, con la consueta cortesia, a noi cronisti: “I palazzi dei Rolli, meravigliosi certo, che sono stati costruiti dopo, però sono stati costruiti con i soldi che avevano cominciato ad arrivare. L’immensa ricchezza di Genova, che adesso stiamo riscoprendo ora che i palazzi vengono aperti, ha cominciato ad essere accumulata all’epoca”.
E come non parlare con lui di comunità, di questa gente genovese che ha affrontato rotte sconosciute, terribili e fantastiche per regalare alla città madre Genova quel benessere tangibile in ogni vicolo, come in ogni sua Gazzaria o colonia oltre mare: “Era una comunità, una compagnia di soci che hanno poi inventato però anche le società commerciali, le società per azioni. Così come hanno inventato i modi di difendersi appunto collettivamente, di affermare dei diritti collettivi e questo lo facevano gli abitanti di grandi città come Genova ma anche i contadini di qualunque villaggio; nel corso del medioevo hanno imparato ad associarsi, a fare politica, hanno imparato che i propri diritti da soli non si riesce a difenderli e invece in gruppo sì, e in questo senso è stata una grande scuola di libertà, il Medioevo”.
Chiediamo infine “al Prof.”, (come i tanti presenti in sala affettuosamente indicano Barbero) come mai il pubblico sia attratto tanto dal Medioevo, amato forse più del rinascimento e dell’età dei lumi: “Il rinascimento in definitiva diciamolo è la fine del medioevo. Il medioevo ha costruito una civiltà talmente straordinaria che alla fine c’è stato un salto di qualità nella scienza, nell’arte. Ma è tutto il frutto dell’accumulo di sapere, di intelligenza, di progresso che si è costruito nel corso del medioevo. Poi sì il medioevo a noi evoca appunto tante figure, che nel nostro immaginario sono ben presenti: da damigelle, cavalieri e menestrelli, ma anche marcanti ardimentosi che se ne vanno oltremare in cerca di fortuna. Quindi sì, è un luogo del nostro immaginario, questo Medioevo, ed a Genova, anche se nell’esterno della città non sempre lo si vede, ma è ben presente e ben radicato”.

Maria Rosa Marsilio per LiguriaDay
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