Angela Giordano per Liguria Day intervista Patrizia Maiorano, specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione, che si interessa della presa in carico dei pazienti affetti da malattie neurologiche, da esiti di fratture ed interventi chirurgici, da limitazioni articolari o da riduzione del movimento e delle autonomie, o da esiti di traumi sportivi, o da problemi legati alla postura. In altri termini, di tutti i pazienti che necessitano di recuperare autonomia di movimento.
La Dott. essa Maiorano che ha contribuito, tra le altre cose, ad uno studio molto importante, che prevede la prevenzione degli infortuni, specie negli Atleti, “su base genetica”, e si impegna nella ricerca scientifica dividendosi tra l’Italia e l’America, ha accettato di rispondere alla nostra intervista, illustrandoci questa geniale intuizione.
Dott.essa, come’è arrivata alla riabilitazione sportiva?
Mi sono sempre interessata di malattie neurologiche ed ortopediche, e appena mi sono inoltrata nella “riabilitazione sportiva” e mi ci sono appassionata. Il calcio, in particolare è un mondo in cui le aspettative dell’atleta sono “molto elevate” e sono richiesti interventi da parte del clinico, che abbiano “efficacia in poco tempo”, spesso “dimenticando” che esistono tempi biologici che il nostro corpo deve rispettare e di cui necessita.
Da medico e da ricercatore, ci parli del suo studio sulla prevenzione degli infortuni
Diversi anni fa, lavorando in un team internazionale, abbiamo avviato uno studio “sulla prevenzione degli infortuni” che si basa sulla “valutazione genetica dei calciatori” tramite l’uso di un “kit salivare”, presso lo Sbarro Health Research Organization, con sede presso la Temple University di Philadelphia, cercando in laboratorio “polimorfismi di geni” responsabili della formazione di muscoli, tendini e sistema vascolare, e abbiamo notato che la presenza di tali polimorfismi fosse “responsabile” di una “maggiore predisposizione agli infortuni e di tempi di recupero più lunghi”. Questo studio è di importante impiego perché permette di “prevedere” i rischi, a cui ciascun atleta è esposto e non solo, anche ad evitarli.
In termini pratici, cosa comporta questa scoperta?
Grazie a questo studio, gli atleti potrebbero essere valutati non solo clinicamente, ma anche geneticamente, e conoscere in tal modo “ i punti deboli”, le fragilità di ciascuno : ciò aiuterebbe ad evitare infortuni e a migliorare “i tempi di recupero”, lavorando in maniera “differenziata”, sia tramite allenamenti e preparazione fisica, sia integrando il risultato con una giusta e mirata alimentazione.
L’impiego di un semplice kit salivare per la ricostruzione della genetica dell’atleta è senza dubbio “il futuro della medicina sportiva”, attuabile e percorribile grazie al suo impegno costante e a quello di tutto il team dello Sbarro Institute di Philadelphia , grazie Patrizia, per averci illustrato questo geniale studio scientifico.