Ha dell’incredibile quanto successo in Turchia tra domenica scorsa e la giornata di ieri, il tutto per un’esultanza discutibile di Sagiv Jehezkel. L’attaccante israeliano dell’Antalyaspor ha infatti subito l’arresto e l’espulsione dal paese dopo aver dedicato il suo ultimo goal turco agli ostaggi catturati da Hamas lo scorso ottobre.
Immediato l’intervento politico dello stato turco, dichiaratamente vicino alla causa palestinese. Il ministro della Giustizia Yilmaz Tunç ha infatti accusato il classe ’95 di incitamento all’odio e all’ostilità, inneggiando al massacro israeliano contro la popolazione di Gaza. L’enorme polverone sollevato dall’esultanza e dalla fascia al polso di Sagiv Jehezkel con scritto su “100 giorni, 7 ottobre” ha inoltre gettato nuova benzina sul caso di un altro giocatore israeliano in terra turca.
Eden Kartsev, centrocampista dell’Istanbul Başakşehir si è infatti ritrovato nell’occhio del ciclone dopo una story Instagram in cui chiedeva il rilascio degli ostaggi israeliani da parte di Hamas. In seguito alla pubblicazione del contenuto, la tifoseria della sua squadra ha invocato a gran voce l’espulsione del calciatore. Dopo l’iniziale silenzio stampa, la società vicina al presidente Erdogan ha annunciato un provvedimento disciplinare nei confronti del proprio tesserato, accusandolo di aver ferito i sentimenti nazionali del Paese e aver violato il regolamento disciplinare del club.
Calcio e politica: un intreccio pericoloso
In fin troppe situazioni, la politica è entrata a gamba tesa nel mondo del calcio, veicolando rivendicazioni e fomentando l’odio tra spalti e campo. Basti pensare alla situazione esplosiva che ha portato al crollo ex Jugoslavija, una tensione sempre crescente maturata tra le fila dei tifosi di Stella Rossa, Partizan Belgrado, Hajduk Spalato e Dinamo Zagabria.
In tempi più recenti, hanno fatto discutere (a quanto pare non abbastanza) le esultanze discutibili di Xherdan Shaqiri e Granit Xhaka contro la Serbia, entrambi svizzeri di origine albanese. Al di là delle personali opinioni e dei diversi ideali, la politica non dovrebbe entrare nel mondo del calcio e dello sport, animando un dibattito costruttivo piuttosto che fomentare odio e divisioni.