Abbattuto jet in Russia, a bordo Prigozhin, capo della milizia Wagner

Abbattuto jet in Russia, a bordo Prigozhin, capo della milizia Wagner

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Nella sera di ieri un jet privato è stato abbattuto nello spazio aereo russo a circa 300 chilometri dalla capitale, Mosca. A bordo, ora la notizia sembra certa, si trovavano anche Yevgeny Prigozhin, capo delle milizie Wagner, e il suo braccio destro, Dmitry Utkin. Tra le vittime, una decina di persone in tutto, anche 4 paramilitari e un altro esponente della Wagner, Valery Chekalov.

Il nome di Prigozhin è balzato alle cronache a giugno, quando aveva annunciato la marcia della giustizia su Mosca, guidando circa 25mila mercenari in quello che è considerato un vero e proprio tentativo di colpo di stato. L’iniziativa però, pur essendo penetrata con una certa facilità nel territorio russo, si è fermata a poche centinaia di chilometri dalla capitale, grazie alla mediazione del presidente bielorusso Aleksander Lukashenko. Dopo questi fatti, le basi della Wagner sono state spostate sul suolo della Bielorussia. Inoltre le milizie di mercenari hanno trovato ingaggio in diverse parti del mondo, in particolare nel continente africano, abbandonando il fronte ucraino.

Se a luglio la Wagner era impegnata sul fronte della Repubblica centroafricana, al fine di “controllare” il referendum costituzionale, infatti, l’ultima apparizione di Prigozhin risale a due giorni fa in Mali, dove ha registrato un video in cui si impegnava a rendere «la Russia ancora più grande e l’Africa ancora più libera». Tant’è vero che la sua presenza in Russia era totalmente inattesa.

La reazione della Wagner: cosa affronterà il dopo Prigozhin?

I canali di comunicazione su Telegram della milizia stessa sono stati i primi a diffondere la notizia dell’abbattimento dell’aereo. Sempre tramite social, i mercenari della Wagner hanno anche minacciato tragiche conseguenze per i responsabili della morte di Prigozhin. «Le persone che hanno dato l’ordine non hanno capito affatto lo stato d’animo dell’esercito e il morale. Che questo sia un insegnamento per tutti. Bisogna sempre arrivare fino in fondo», un riferimento che sembra rimandare alla marcia del 24 giugno.

Sempre da Telegram arriva la supposizione sui motivi che potrebbero aver riportato Prigozhin in patria: secondo alcune fonti interne alla Wagner, il leader sarebbe rientrato in fretta e furia per contrastare un piano di Andrey Averyanov (servizi militari – Gru) con cui i mercenari sarebbero stati sostituiti in Africa da una nuova brigata da ventimila uomini.

Chi sia effettivamente responsabile dell’abbattimento del jet ancora non è chiaro.

Rosaviatsia, l’Agenzia federale per il trasporto aereo, ha creato una commissione speciale per indagare sulle cause dello schianto, anche se è abbastanza istintivo guardare a Putin come mandante.

Il consigliere del presidente ucraino Zelensky Mykhailo Podolyak ha commentato la vicenda su X (Twitter): «È ovvio che Putin non perdona nessuno. È chiaro anche che Prigozhin abbia firmato una speciale condanna a morte nel momento in cui ha creduto alle bizzarre “garanzie” di Lukashenko e all’altrettanto assurda “parola d’onore” di Putin. L’eliminazione dimostrativa di Prigozhin e del comando Wagner a due mesi dal tentativo di colpo di stato è un segnale di Putin alle élite russe in vista delle elezioni del 2024 che significa: “Attenzione! La slealtà equivale alla morte”».

Anche la Casa Bianca ha rilasciato un commento tramite la portavoce del consiglio di sicurezza, Adrienne Watson: «Abbiamo visto le notizie. Se confermate, nessuno dovrebbe essere sorpreso. La disastrosa guerra in Ucraina ha portato un esercito privato a marciare su Mosca, e ora – sembrerebbe – a questo».

Oltre a capire chi ha causato il disastro aereo, resta da capire cosa succederà alla Wagner dopo la morte del loro leader.

Le milizie sono impegnate in diversi paesi del mondo e probabilmente saranno i comandanti impegnanti sui fronti più caldi a prendere le decisioni sul futuro della compagine. Si guarda in particolare agli uomini al comando delle operazioni a sostegno del regime autonomo libico del generale Haftar e a quelli sul fronte siriano. Ieri a Bengasi sarebbe arrivato il viceministro della difesa russo, Yunus-Bek Yevkorov, per dettare le prossime strategie in Libia, ma bisognerà vedere se la Wagner si rimetterà alle decisioni del Cremlino.

Ciò dipenderà probabilmente se tra i diversi comandanti ancora in vita riuscirà a emergere un leader riconosciuto da tutta la milizia, ora che non solo Prigozhin ma anche i suoi uomini più fidati nella Wagner sono morti. Secondo altri analisti, i mercenari sarebbero ormai allo sbando. Altre fonti darebbero molti combattenti in fuga dalla Bielorussia, anche se non è chiaro se sia una diserzione di massa o un trasferimento delle caserme in territori considerati più sicuri.

Le milizie mercenarie costituiscono un elemento fondamentale nelle strategie militari per la Russia in Medio Oriente e in Africa. La capacità di impiegare uomini e armi, specie in paesi dove sono attivi embarghi occidentali, è uno dei fattori che spinge paesi emergenti a rivolgersi al Cremlino.

Putin in persona ha argomentato al meeting dei Paesi BRICS in Sudafrica – in videochiamata, per non incappare nel mandato di arresto internazionale – nei giorni scorsi per promuovere l’idea della creazione di istituzioni finanziarie internazionali alternative al FMI e alla Banca Mondiale.

Rimane da vedere se la Wagner continuerà a fare parte di questo piano o se la vendetta su Prigozhin segnerà la fine di questa milizia.

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