È atterrato all’aeroporto di Roma Ciampino alle 16.15 il volo che ha riportato Cecilia Sala in Italia, libera finalmente dopo venti giorni di prigionia in Iran. Sala, 29 anni, è una giornalista del Foglio e autrice del podcast Stories per Chora Media, in cui racconta e commenta eventi e storie dal mondo, parlando anche della condizione delle donne. Nel 2021 era presente in Afghanistan nel momento in cui i talebani hanno ripreso il controllo del Paese, ma ha scritto reportage anche dall’Ucraina e dall’Iran.
Cecilia Sala era arrivata in Iran con un regolare visto di lavoro da giornalista il 12 dicembre e prevedeva di rientrare in Italia dopo circa una settimana di soggiorno. Il 19 dicembre però è stata arrestata nell’albergo in cui alloggiava dai servizi di sicurezza iraniani, che l’hanno condotta nella terribile prigione di Evin, dove è stata posta in isolamento. La notizia è diventata di dominio pubblico solo il 27 dicembre e ha animato l’opinione pubblica, che ha chiesto a gran voce al governo guidato da Giorgia Meloni di fare tutto il possibile per riportare a casa la giornalista il prima possibile.
A Ciampino ad attendere Sala oltre ai familiari e al compagno vi sono anche la stessa presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.
Le condizioni di detenzione di Cecilia Sala nel carcere di Evin
Che Cecilia Sala si trovasse nel carcere di Evin, prigione dove si trovano migliaia di persone tra dissidenti, giornalisti e cittadini stranieri, ha destato immediatamente grande preoccupazione: Evin è noto infatti per essere un luogo dove non vi è alcun rispetto dei diritti umani e dove, come denuncia Amnesty International da tempo, si attua un uso sistematico della violenza, delle torture e dello stupro come strumenti per far parlare i detenuti.
Sala è stata imprigionata in una cella lunga quanto la sua altezza, costretta a stare per terra e in condizioni igieniche estremamente precarie. Nel reparto di isolamento le luci restano accese 24 ore su 24 come ulteriore strumento di disagio, per impedire ai detenuti di riposare. Alla giornalista sono stati portati via gli occhiali da vista e limitati i contatti con la famiglia e l’ambasciata italiana. Solo dopo l’inizio del 2025 qualcosa ha iniziato a muoversi per il suo rilascio.
L’arrivo a Roma dopo venti giorni di prigionia: Cecilia Sala è libera
Cecilia Sala è scesa sulla pista e ha abbracciato il suo compagno nella vita, il giornalista Daniele Raineri. Poi il vocale mandato poco dopo ai colleghi di Chora Media, che hanno mantenuto alta l’attenzione sul caso della giornalista e sull’importanza di garantire nel mondo la libertà di stampa. Poche semplici parole: «Ciao, sono tornata».
Poi l’abbraccio con i familiari: «Papà ti voglio bene, finalmente questa parentesi si è chiusa», ha riportato il padre ai media.
«lo lo avevo appena saputo da Giorgia Meloni, ero già sul taxi quando mi ha chiamato Cecilia e mi ha detto: “Mamma sto tornando a casa”», ha riferito Elisabetta Vernoni, la mamma di Cecilia Sala, a Chora Media nel podcast Stories nella puntata sul ritorno di Cecilia. «Le ho risposto: “Lo so, Ceci, ti vengo incontro, ci troveremo in aeroporto”, e lei mi ha detto: “Sto bene, ti voglio bene, ci vediamo presto”. Era la voce di Ceci di sempre. Diversa da quella che avevo sentito quando ha chiamato dal carcere. Poi è stato come se avessimo avuto fretta di chiudere la telefonata».
In aeroporto Sala ha incontrato anche le autorità presenti, che ha ringraziato per l’impegno messo per riportarla a casa sana e salva. Dopodiché è stata ascoltata dai carabinieri del Rosario nella caserma di via Salaria, per rilasciare la sua deposizione su quanto accaduto in Iran e capire come è stata trattata durante la prigionia. Quindi, la giornalista è potuta finalmente recarsi a casa.
Cecilia Sala, il saluto delle istituzioni
«Adesso devi solo stare serena, non dire niente. Sono qui per ringraziarti e per dirti che sei stata forte», con queste parole Giorgia Meloni ha accolto Cecilia Sala. La giornalista ha ringraziato semplicemente, parole a cui la presidente del Consiglio ha replicato con un «E figuriamoci».
«La sua liberazione è una vittoria di tutti, governo, intelligence e diplomazia», ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il sindaco Gualtieri ha commentato invece «È stata una gioia abbracciare Cecilia: il mio grazie va al governo, alla diplomazia e a tutti quanti si sono adoperati con successo per la sua liberazione. Le ho detto che la aspettiamo in Campidoglio».
Meloni poi ha ha espresso «gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è complimentato con la premier e ha telefonato alla madre della giornalista.
Il nodo sull’estradizione di Abedini
Rimane da chiarire se la liberazione di Sala sia legata a un accordo sul rilascio di Mohammed Abedini, ingegnere con doppio passaporto svizzero e iraniano fermato in Italia su richiesta degli USA, in quanto ritenuto un terrorista, pochi giorni prima del fermo a Teheran della giornalista a dicembre. Sulla vicenda si sono succedute diverse versioni, sia da parte dell’Iran che del governo italiano.
Anche per questo motivo Giorgia Meloni si sarebbe recata nei giorni scorsi a Mar-a-Lago per incontrare il presidente eletto Donald Trump e per chiedere una collaborazione al governo americano per arrivare alla liberazione della giornalista italiana.
Alcune ore prima dell’arrivo di Sala a Ciampino il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha smentito un’Ansa secondo cui si sarebbe recato a Palazzo Chigi per discutere del caso Abedini (l’incontro con Meloni invece avrebbe riguardo la riforma costituzionale per la separazione delle carriere e i problemi legati alla app Giustizia). «Noi abbiamo un trattato di estradizione con gli USA che viene valutato secondo parametri giuridici», ha ribadito il ministro.
Il governo “moderato” iraniano: la vicenda di Cecilia Sala potrebbe essere usata per “smacchiare” la reputazione del regime?
Da fonti iraniane sembrerebbe che «uno dei punti cardine dell’accordo tra Iran degli ayatollah ed il governo italiano» sarebbe «l’attribuzione della liberazione della Sala al pseudo presidente moderato del regime terroristico degli ayatollah», afferma il presidente dell’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia, Davood Karimi. «Secondo informazioni ricevute dall’interno dell’Iran, una delle condizioni chiave della liberazione della detenuta Cecilia Sala è “la promozione del nuovo presidente come figura centrale e determinante nel rilascio di Cecilia Sala” e l’invito in Italia di Peseshkian da parte del governo di Giorgia Meloni».
Peseshkian ha vinto le elezioni nel 2024 dopo la morte improvvisa del precedente presidente, Ebrahim Raisi, in un incidente d’elicottero. Si è presentato con un programma e una visione più moderata rispetto a quanto auspicato dal potere religioso degli ayatollah, tuttavia a oggi la vita degli uomini e, soprattutto, delle donne in Iran non è migliorata poi molto.
La paura dei rifugiati iraniani che vivono in Italia è che Peseshkian approfitti della liberazione di Sala per garantirsi un tour nel vecchio continente: «L’Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia condanna fermamente tale accordo e chiede la rinuncia a questo disumano accordo politico e allo stesso tempo la chiusura di tutte le sedi diplomatiche di Teheran in Italia ed in Europa. Non si puoi calpestare il sangue di migliaia di donne e uomini e arrendersi alla politica del ricatto degli ayatollah». Ci vorrà in ogni caso tempo per capire tutte le implicazioni di questa delicata trattativa e i vantaggi che Teheran spera di portare a casa con l’incarcerazione di Cecilia Sala.
Per ora la redazione di Liguria Day si unisce ai festeggiamenti per la liberazione della nostra collega e per il suo ritorno in sicurezza nel nostro Paese. Bentornata, Cecilia!
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