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A Borgo Pio la casa di Mastro Titta

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La casa del Boia

A Borgo Pio la casa di Mastro Titta
Vicolo del Campanile. Acquarello di Ettore Roesler Franz 1880 circa

Parlando di carnefici, in un epoca dove non c’è possibilità di sfuggire a notizie terribili che provengono da tutto il mondo, Pierluigi mi ha raccontato che nella zona di Borgo Pio, al vicolo del Campanile numero 4, sulla riva destra del Tevere, è situata la casa di Giovanni Battista Bugatti, l’ultimo dei carnefici dello stato pontificio e il cui soprannome era Mastro Titta.

L’espressione mastro Titta, a Roma in particolare modo, è sinonimo di boia.

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Immagine da liberiber.it

Giovanni Battista Bugatti, detto Mastro Titta nato a Senigallia, nel 1779 morto a Roma 1869. Boia italiano dello Stato Pontificio, noto anche in romanesco come “er boja de Roma”. Le sue prestazioni sono infatti tutte annotate in un elenco che arriva fino al 17 agosto 1864, quando ormai all’età di 85 anni il papa Pio IX gli concesse la pensione, con un vitalizio mensile di 30 scudi. Le esecuzioni su condannati a morte durò ben 68 anni; iniziò all’età di 17 anni.

Nei lunghi periodi di inattività, per vivere, svolgeva il mestiere di venditore di ombrelli. Sempre malvisto dai propri concittadini gli era vietato, per prudenza, di recarsi nel centro della città, dall’altro lato del Tevere, tanto che vi era il proverbio “Boia nun passa Ponte“, a significare “ciascuno se ne stia nel proprio ambiente“.

Immagine Wikipedia

Siccome a Roma le esecuzioni capitali pubbliche decretate dal papa, soprattutto quelle esemplari, non avvenivano nel borgo papalino ma sull’altra sponda del Tevere – in Piazza del Popolo o a Campo de’ Fiori o nella piazza del Velabro in eccezione al divieto, il Bugatti doveva attraversare il Ponte Sant’Angelo per andare a prestare i propri servigi.

Questo fatto diede origine all’altro modo di dire romano, Mastro Titta passa ponte, a significare che quel giorno era in programma l’esecuzione di una sentenza capitale.

Noti personaggi dell’epoca assistettero a condanne come, George Gordon Byron che nel 1817 descrisse questa esperienza in una lettera indirizzata al suo editore John Murray.

Lo stesso scrittore inglese Charles Dickens, durante dei viaggi in Italia fra il 1844 ed il 1845, mentre era di passaggio a Roma, assistette a un’esecuzione in via de’ Cerchi effettuata dal Bugatti, che commentò nel suo libro Lettere dall’Italia.

Su questo personaggio, a suo modo celebre e famoso, così scriveva un’enciclopedia popolare del 1887: “Dal 1796, anno in cui entrò in servizio, sino al 1864, eseguì 514 giustizie. Servì anche la repubblica e l’impero ai tempi dell’invasione francese”.

Il Campanile è quello della chiesa di S. Maria in Traspontina, e fu eretto nel 1637 dall’architetto romano Francesco Paparelli. Il palazzo dai vecchi abitanti è chiamato “casa del boia” e risalirebbe intorno alla metà del’500 e la sua costruzione è attribuita a Giorgio Vasari, ed a Virgilio Romano.

Questa figura di Mastro Titta, fu rappresentata sia in commedie che nei film, come:

Nella “commedia musicale Rugantino” del 1962 di Garinei e Giovannini il ruolo fu interpretato da Aldo Fabrizi.

Questa figura di Mastro Titta, fu rappresentata sia in commedie che nei film, come:
Foto Biblioteca Nazionale

Nel film “Mastro Titta” Paolo Stoppa interpreta il ruolo di Mastro Titta del 1973, per la regia di Pasquale Festa Campanile, con Adriano Celentano e Claudia Mori.

Nella pellicola “Nell’anno del Signore” di Luigi Magni, nella scena finale in cui taglia il collo ai due carbonari Targhini e Montanari, venendo definito da quest’ultimo “l’uomo più moderno di Roma“.

Nell'anno del Signore
Foto Wikipidia

Un’ultima curiosità, il mantello che Mastro Titta indossava durante le esecuzioni è conservato nel Museo Criminologico, situato nel Palazzo del Gonfalone, era il carcere minorile voluto da Papa Leone XII nel 1827, tra via del Gonfalone e via Giulia.

Curiosità:

La leggenda popolare romanesca, vuole che Mastro Titta, ormai divenuto un fantasma, passeggiare talvolta alle prime luci dell’alba, avvolto nel rosso mantello che usava quand’era in vita, nei luoghi delle esecuzioni, presso la chiesa di Santa Maria in Cosmedin, in Piazza del Popolo e in piazza di Ponte Sant’Angelo; si dice anche che talvolta offra una presa di tabacco a chi incontra, così come era solito fare con i condannati.

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Info Sabrina Rinaldi

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Sono nata a Roma, la mia base formativa è in ambito storico-culturale, diplomata in Arti Applicative con diploma di Maestro d’Arte. In seguito alla mia formazione e ad un corso su marketing, organizzazione e sviluppo turistico, ho potuto collaborare con associazioni culturali del territorio. Scrivo sul blog esploraromablog.com. Realizzo percorsi sia a Roma che in altre realtà locali. La mia grande curiosità verso ciò che mi circonda mi ha dato sempre lo spunto di promuovere e raccontare la crescita del territorio e delle aziende, valorizzando le diverse realtà storico-culturali che esprimono la vera essenza della territorialità, indicando: percorsi artistici, culturali, enogastronomici e strutture turistico recettive. Ho anche collaborato con uno Studio d’Arte fino al 2022 per 6 anni, come Esperta in fotografia diagnostica per i Beni Culturali, e come referente Social Media Manager, Web Marketing con gestione e costruzione del sito e dei diversi canali social.

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