La fragile e precaria situazione delle carceri italiane continua a raccontare storie terribili di detenuti e detenute che, allo stremo per le condizioni insostenibili della detenzione, cercano o riescono a commettere il suicidio, un luogo che dovrebbe essere sicuro e che dovrebbe permettere loro di scontare la pena e prepararsi a rientrare nella società.
L’ultimo caso a Genova nel carcere di Pontedecimo: ieri una donna di 31 anni ha tentato di togliersi la vita. La detenuta, francese ma cittadina bosniaca, ha cerco di impiccarsi con le lenzuola del letto legate come un cappio alle grate di una finestra del bagno del penitenziario: fortunatamente gli agenti della polizia penitenziaria l’hanno trovata in tempo e sono riusciti a soccorrerla prima che morisse soffocata.
«A Pontedecimo sono presenti 156 detenuti tra uomini e donne compresa una ragazza incinta di 7 mesi», ha commentato il segretario regionale del sindacato Uilpa, dice Fabio Pagani. «La polizia penitenziaria continua a salvare vite, questo sarebbe stato il 61° suicidio nelle carceri italiane, ci chiediamo cosa si aspetti».
L’ultimo suicidio a Prato solo due giorni fa: carceri italiane al collasso
I principali problemi delle carceri italiane sono conclamati su tutto il territorio nazionale: le strutture sono spesso fatiscenti, denuncia da tempo l’Associazione Antigone, e sovraffollate, una combinazione che porta a condizioni di vita spesso indegne. Il sovraffollamento è aumentato notevolmente nell’ultimo anno: a dicembre 2023 con 60.000 detenuti si registrano più di 10.000 unità in sovrannumero.
Nel report di dicembre Antigone ha segnalato come in un terzo delle 76 carceri analizzate in almeno una parte delle celle non sono garantiti 3 metri quadri di superficie calpestabile per ogni persona detenuta.
Con il caldo estivo, lo stress e l’agitazione dei detenuti aumentano e aumenta così il rischio di rivolte. Venerdì sera c’è stato un tentativo a Prato: secondo quanto riportato dalla Fp Cgil, una ventina di detenuti della prima sezione «per motivi ancora da accertare» hanno «divelto i neon della sezione, lasciando al buio il reparto. Hanno poi usato le brande di ferro per barricarsi, impedendo l’intervento degli agenti di polizia penitenziaria. La protesta è rientrata intorno alle 2 di questa notte, dopo una lunga trattativa di mediazione».
Sindacati e opposizioni chiedono risposte alla politica per alleggerire la pressione sulle carceri italiane
Poche ore dopo, tuttavia, un detenuto di 27 anni si è impiccato nella sua cella: in questo caso i soccorsi sono stati inutili e l’uomo è spirato in ospedale poco dopo esservi arrivato. Nel 2024 si sono tolti la vita 60 detenuti a oggi, senza contare i tentativi come quello avvenuto a Genova ieri, a cui si devono sommare i 6 suicidi di agenti della Polizia penitenziaria.
Secondo Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, si tratta di «una carneficina mai vista in precedenza».
Le opposizioni chiedono una risposta da parte dei Ministeri competenti per alleviare una situazione che si fa sempre più pericolosa, sia per i detenuti che per tutte le persone che lavorano all’interno e intorno alle carceri.
«Il governo ha intenzione di battere ogni macabro record? Perché né Meloni né Nordio vogliono vedere questa strage silenziosa? Tornino sulla terra e intervengano con urgenza. Da parte della maggioranza manca la volontà politica», dice il segretario di Più Europa Riccardo Magi.