Alta formazione con i corsi per cerimonieri funebri e Doula di Fine Vita.
SPECIALE 120 ANNI DI SO.CREM NUMERO 8
Alta formazione con i corsi per Doula di Fine Vita e cerimonieri funebri, mirati a fornire un sostegno professionale e umano ai malati e alle loro famiglie. La Doula di Fine Vita è una figura assistenziale non medica, essenziale per offrire ascolto, supporto e aiuto quotidiano ai malati terminali, rispettando i loro valori e la loro storia. Il corso biennale di Alta Formazione mira a colmare la lacuna lasciata dalla sola assistenza medica, promuovendo presenza, dialogo e solidarietà.
Le iniziative di So.Crem, attraverso la formazione di Doula di Fine Vita, non solo migliorano la qualità dell’assistenza ai malati terminali, ma hanno anche un impatto positivo sul tessuto sociale. Questi corsi contribuiscono a creare una rete di professionisti formati che possono offrire supporto sia a domicilio che in strutture sanitarie, riducendo il senso di isolamento e solitudine che spesso accompagna il fine vita.
La Doula di Fine Vita è una figura assistenziale non medica, essenziale per offrire ascolto, supporto e aiuto quotidiano ai malati terminali, rispettando i loro valori e la loro storia. Il corso biennale di Alta Formazione mira a colmare la lacuna lasciata dalla sola assistenza medica, promuovendo presenza, dialogo e solidarietà. La professoressa Linda Alfano, specialista in Medicina Psicosomatica, sottolinea l’importanza di questa figura nel creare un ambiente di supporto più umano e consapevole.
Un anno di formazione per Doula di Fine Vita e cerimonieri funebri, mirati a fornire un sostegno professionale e umano ai malati e alle loro famiglie.
Le Doula di Fine Vita svolgono un ruolo cruciale nel promuovere la convivialità e il sostegno emotivo durante i momenti fondamentali della vita. Offrono supporto non solo ai malati, ma anche alle loro famiglie, facilitando il dialogo e la condivisione di emozioni in un contesto di empatia e comprensione. Questo approccio olistico valorizza la dimensione umana del commiato, rendendo più sereno il percorso di chi affronta gli ultimi momenti della propria esistenza.
Eventi e attività ospitate
Cerimonieri laici anche per i funerali: i primi corsi in Liguria
Nel quadro delle celebrazioni per i 120 anni di Socrem Genova, una nuova iniziativa di formazione del Centro Studi Edoardo Vitale ha visto la luce: il corso professionalizzante per cerimonieri laici per i funerali.
Questo progetto si aggiunge alle altre attività formative, come quella delle Doula, e rappresenta un’importante novità nel panorama ligure.
Il percorso formativo per diventare cerimonieri funebri è breve ma intenso, focalizzandosi sull’importanza della comunicazione e sul supporto emotivo alle famiglie durante il lutto. I corsi comprendono:
Saluto alla Salma: Rito di commiato prima della cremazione.
Cerimonia della Consegna delle Ceneri: Solenne momento prima della tumulazione.
Tecniche per facilitare l’elaborazione del lutto.
Il corso ha visto la partecipazione di tredici individui: nove corsisti (cinque donne e quattro uomini) e quattro uditori, tra psicologi, pedagogisti, counselor ed educatori. La tanatologa Maria Angela Gelati dell’Università di Padova ha guidato i partecipanti attraverso le diverse fasi della formazione.
Il corso si propone di fornire agli aspiranti cerimonieri gli strumenti necessari per impostare e gestire cerimonie di commiato, apprendere il linguaggio della ritualità e padroneggiare modalità, tempi e movimenti di questa solenne rappresentazione.
L’iniziativa del Centro Studi Edoardo Vitale segna un importante passo avanti nella valorizzazione delle cerimonie funebri, offrendo un sostegno professionale e umano alle famiglie in lutto. Per maggiori dettagli e informazioni sugli eventi e le attività, è possibile visitare il sito della So.Crem Genova.
staff So.Crem
Una Figura Professionale di Supporto
La professoressa Linda Alfano, specialista in Medicina Psicosomatica e coordinatrice delle attività culturali del Centro Studi “Edoardo Vitale”, evidenzia il ruolo cruciale della Dula di Fine Vita:
Affrontare la Morte con Umanità
“Questa figura assistenziale non medica offre ascolto, supporto e aiuto nella quotidianità, rispettando i valori e la storia dei malati, sia a domicilio che in altri contesti.” … “Spesso la cura è delegata alla sola medicina, lasciando i malati a confrontarsi con la morte in contesti sanitari isolati dal supporto della comunità.” … “Il nostro corso di educazione alla morte mira a colmare questa lacuna, promuovendo la presenza, il dialogo e la solidarietà.”
Professoressa Linda Alfano, specialista in Medicina Psicosomatica e coordinatrice delle attività culturali del Centro Studi ‘Edoardo Vitale
L’iniziativa di Socrem nasce dalla necessità di affrontare il tema della morte con umanità e consapevolezza, contrastando la solitudine e la paura spesso associate agli ultimi momenti di vita.
Un Percorso Formativo di Eccellenza
Il corso è rivolto a tutti coloro che dimostrano un interesse equilibrato e adeguato alla tematica, dimostrando predisposizione al sostegno e alla cura nel senso più ampio del termine. I docenti, scelti tra i massimi esperti del settore, provengono da ambiti accademici, sanitari e professionali, con un’attenzione particolare al confronto tra discipline scientifiche e umanistiche, culture e religioni diverse.
“Abbiamo voluto creare una rete di assistenza ai malati cronici e a quelli vicini al fine vita, specialmente se in condizioni di disagio e isolamento.”
Ivano Malcotti, presidente di Socrem
A cura della Redazione
Spoglie: riti e funzioni nella storia
Non-cremazione: zoroastrismo (o mazdeismo)
Oltre alle tre religioni monoteiste abramitiche, nelle regioni dell’Asia occidentale si sviluppò un’altra religione sostanzialmente monoteista, basata sugli insegnamenti del sacerdote profeta Zarathustra (o Zoroastro), che tra il VI secolo a.C. e il X secolo d.C. fu la religione più diffusa e più potente nelle regioni dell’Iran e dell’Asia centrale.
Oggi rimangono piccole comunità zoroastriane in Iran, in Tagikistan, Azerbaigian (terra natale di Zoroastro) e in India (dove sono detti Parsi), oltre a una piccola diaspora in Europa e America.
I rituali funebri zoroastriani sono dedicati all’anima perché si ritiene impuro il corpo, che viene invaso dai demoni dopo la morte e rischia di contaminare gli uomini giusti ma anche il fuoco e la terra, che sono elementi naturali sacri.
Quindi la tradizione antica esclude sia la cremazione sia la sepoltura e prevede l’esposizione dei cadaveri in luoghi aperti e sopraelevati, le Torri del Silenzio, strutture alte alcune decine di metri in cima alle quali vengono posti i cadaveri affinché sianoesposti agli agenti atmosferici e divorati dagli avvoltoi.
Attualmente però solo i Parsi dell’India seguono ancora la tradizione ma sta diventando difficile restarne fedeli per ragioni non solo dovute alla progressiva laicizzazione della società ma anche per ragioni pratiche: scarseggiano gli avvoltoi, decimati dall’inquinamento, anche se la comunità Parsi paga per allevare avvoltoi appositamente addestrati. In Iran si pratica la cremazione elettrica (per non contaminare il fuoco) o l’inumazione con la bara posta nel cemento (per non contaminare la terra).
Il più celebre seguace della religione zoroastriana dei tempi moderni fu Freddy Mercury (nato Farroch Bulsara), cantautore e compositore inglese di origine parsi, frontman del gruppo rock dei Queen, che decise di essere cremato dopo la sua morte.
Il rito nella storia è un approfondimento
a cura di Gianni Dall’aglio
Il personaggio
“Morte alla malinconia, come disse il ragazzo quando morì la maestra di scuola“
Charles Dickens
Le prime cremazioni nel Tempio Crematorio di Staglieno
Appena finita la cerimonia dell’inaugurazione il tempio inizia a lavorare: sono ben due le cremazioni del primo giorno di attività, la prima di esse è ben raccontata dall’articolo de Il Lavoro di lunedì 19 dicembre 1904, dove traspare evidente, quasi ostentato, un certo anticlericarismo: “Sono le 10.30 e la salma del defunto cav. Festa, ex procuratore del re a Genova, viene trasportata a braccia dai necrofori del Cimitero… È il momento solenne, in cui la Società per la Cremazione in Genova potrà per la prima volta adempire al suo nobile e sacro ufficio ostacolato finora dalla guerra feroce del clericume imperante…
E il forno crematorio funzionò perfettissimamente. Nella sua più semplice costruzione… ricorda l’antica ara: colla differenza però che il corpo da consumarsi non si pone più su cataste di legni, ma s fa avviluppare, in apposita camera incombustibile, dalla sola fiama purificatrice, che emana lunga e caldissima dal legno dolce e resinoso, che brucia nel focolare…
Il pubblico numeroso è entrato nel Tempio crematorio senza ostentazione, ansioso di apprendere: tutto ha osservato e notato, e con interesse e senza ripugnanza ha chiesto spiegazioni sul processo di incenerimento, sul modo di raccogliere le ceneri e sopra altree particolarità. E cos’ dev’essere: come siamo lungi dalla tartufesca pietà con cui i preti cercano di attorniare il mistero della tomba!… Sono leore 15 e la salma del cav. Festa è completamente incenerita… Così ridotti i resti dei nostri cari non sono più in alcun modo alterabili e si può dire che durano in eterno, per quanto possa valere questa parola… Viene redatto apposito verbale… così finisce la semplice e commovente cerimonia, lasciando buona impressione in tutti coloro che vi assisterono”.
Nei primi sei mesi di attività del tempio vengono eseguite più di venti cremazioni, per lo più di “liberi pensatori”, ma il 30 gennaio 1905 fu cremata la salma di una persona di fede protestante; il giorno prima, 29 gennaio, il tempio aveva accolto la prima salma di sesso femminile, una bimba di tre anni e mezzo deceduta per i postumi di una bronchite, e il giorno 31 fu il momento della prima salma di una persona di fede cattolica, anche lei una donna.
Già, le donne…non era scontata l’adesione delle donne alla corrente cremazionista, e c’era anzi chi la osteggiava, come la Società di Cremazione di Livorno. Era soprattutto la borghesia lombarda e veneta a favorire la presenza femminile negli ambienti cremazionisti. In generale però la scelta verso l’incinerazione rimase fortemente maschile; in questo senso si distingue Genova perché, ad esempio, nel 1909 le cremazioni femminili furono il 41% del totale, un valore ampiamente al di sopra della media nazionale.
Nello stesso anno 1909 la Società di Cremazione genovese contava 304 iscritti, ponendosi al sesto posto tra le società consorelle italiane, preceduta da Livorno (1000 iscritti), Milano (850), Bologna (750), Torino (560), Firenze (438).
SPECIALE 120 ANNI DI SO.CREM NUMERO 8
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