Nel mio girovagare per Roma, come spesso faccio sia a piedi che in macchina, in attesa che il semaforo diventi verde in Viale delle Belle Arti, all’altezza di villa Borghese persa dietro i miei pensieri, il mio sguardo va a finire su un edificio ad angolo dove intravedo una meridiana posta in alto su un muro di cinta con una scritta “ SINE SOLE SILEO” – SENZA SOLE TACCIO. Curiosa mi metto a cercare e trovo che la casa è del guardiano della ex Villa Svezia.
Villa Svezia a Roma
E’ un piccolo castello fatto costruire da Vittoria di Baden, regina consorte di Svezia, all’inizio del XX secolo, tra il 1920 ed 1930, che per motivi di salute visse a Roma .
La mia mente inizia a turbinare pensando alla vita affascinante e turbolenta della sua famosa ava, la Regina Cristina di Svezia nata a Stoccolma, 18 dicembre 1626 e deceduta a Roma, 19 aprile 1689, è sepolta nelle Grotte Vaticane.
- foto – Sébastien Bourdon, ritratto di Cristina di Svezia. Stoccolma, National museum – Wikipedia
- foto – Il monumento alla regina Cristina di Svezia nella basilica di San Pietro a Roma – Wikipedia
Una regina “LGBT” ante litteram
Figlia di re Gustavo II Adolfo di Svezia e della regina Maria Eleonora del Brandeburgo, divenuta regina a soli 6 anni il 15 marzo 1633 dopo la prematura scomparsa del genitore, ottenne il soprannome di “Regina Bambina”.
Lei che fu educata da uno dei massimi difensori del protestantesimo durante la guerra dei trent’anni il cancelliere Axel Oxenstierna, presa da una profondissima crisi religiosa si convertì al cattolicesimo, rinunciando nel 1654 al trono ed abdicando in favore del cugino Carlo Gustavo che divenne re Carlo X.
Questa decisione di conversione religiosa suscitò un così grande scandalo che pensò bene di andarsene per non tornare più.
Personalità complessa e anticonformista, educata ad essere un principe e non una principessa, Cristina con una viva intelligenza e una solida cultura umanistica e filosofica, in una Roma ormai libera dal dominio di Olimpia Maidalchini, la regina Cristina fu accolta con grandi onori e feste dal nuovo papa Alessandro VII Chigi, che aveva appena sostituito Innocenzo X Pamphili, e dalla nobiltà romana.
Il 20 dicembre di quello stesso anno, l’ex sovrana raggiunse il Vaticano a bordo di una lettiga appositamente disegnata per lei da Gian Lorenzo Bernini del quale divenne grande amica, facendo spesso visita all’artista nel suo studio.
“Porta del Popolo, lato interno: sull’attico, epigrafe in onore dell’ingresso di Cristina di Svezia e arme dei Chigi “– Wikipedia
In suo onore, fu lo stesso Bernini a restaurare la famosa Porta del Popolo, sulla quale può ancor oggi esser letta la scritta che inneggia al «suo felice e fausto ingresso» in città il 23 dicembre 1655 («Felici faustoque ingressui»), che è posta sotto al simbolo araldico dei Chigi cinto dai fasci di spighe dei Vasa.
Una delle sue prime residenze fu Palazzo Farnese, proprietario il Duca di Parma, Piacenza e Guastalla. Vi aprì un’accademia nel 1655, detta Accademia Reale, dove i partecipanti aderivano alle diverse arti: alla musica, al teatro, alla letteratura e alle lingue, con aperture di discussioni intellettuali.
Il 15 maggio 1658, Cristina fece ritorno a Roma per la seconda volta, e questa volta rimase definitivamente nella città eterna. Arrivò senza festeggiamenti, per una serie di accadimenti poco graditi all’opinione pubblica e scelse di insediarsi nel bel palazzo Riario alla Lungara (oggi Palazzo Corsini alla Lungara, sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica in palazzo Corsini)
Una vita fatta di intrighi, viaggi diplomatici, feste e avventure galanti, ma anche di vaste relazioni intellettuali.
All’interno del palazzo non vi erano prestigiose collezioni d’arte antica come in uso per l’epoca, né quadri di artisti del nord Europa, ma piuttosto nelle sale di rappresentanza si trovavano i ritratti di tutti personaggi che avevano segnato in qualche modo la sua vita.
Non era bella, lo dicono i suoi numerosi ritratti e molti testimoni. Il viaggiatore inglese Edward Browne in una lettera del 1665 scrive:
«È piccola, grassa e un po’ storta; di solito indossa una giacca viola, la cravatta larga e una parrucca da uomo; è sempre allegra, ha un atteggiamento libero».
Una regina fuori dagli schemi Personaggio controverso, politica intrigante, amante libertina. Era indipendente, colta, curiosa, spietata.
“Quando una persona ha passato la trentina non teme le chiacchiere.” Regina Cristina di Svezia
Una regina assai attuale, dotata di grande intelligenza, di straordinario temperamento al Senato nel 1649 rispose chiaramente: «.. il matrimonio implica delle soggezioni alle quali io non mi sento in grado di sottostare, e non posso prevedere quando sarò in grado di vincere questa ripugnanza».
Iniziò una relazione con Ebba Sparre, una dama di corte, di cui tutti i contemporanei elogiarono la bellezza. In una lettera scritta durante l’esilio, a Pesaro, il 27 marzo 1657, Cristina scrisse alla contessa Sparre:
“se voi non avete dimenticato la facoltà che avete su di me, vi ricorderete che sono già dodici anni che sono posseduta dall’essere amata da voi. Infine, io sono vostra in una maniera per cui è impossibile che voi mi possiate perdere, e non sarà altro che con la fine della vita che io cesserò di amarvi”
Passò la sua esistenza in vari paesi d’Europa stabilendosi poi definitivamente a Roma dove si occupò di arte, musica e teatro in un movimento culturale che, dopo la sua morte, portò alla fondazione dell’Accademia dell’Arcadia nel 1690 nella sua residenza Palazzo Corsini, mentre nell’antico parco, un tempo appartenente al palazzo, oggi vi è l’Orto Botanico di Roma, che accoglie la biodiversità di piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo.
Un clacson inizia a suonare e uno dall’auto mi urla: “Sveglia che è tardi!!”
Sabrina Rinaldi
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