Fiaccolata in memoria di Saida Hammouda per dire no alla violenza sulle donne

Fiaccolata in memoria di Saida Hammouda per dire no alla violenza sulle donne

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Quasi un migliaio di persone hanno sfilato ieri per le strade di Riccò del Golfo alla manifestazione per Saida Hammouda, assassinata a coltellate dal marito Ichem ben Fattoum, che si è poi tolto la vita. L’iniziativa spontanea è partita da un gruppo di mamme di Riccò del Golfo, insieme all’associazione Non Una di Meno. Il corteo ha tutti i luoghi della vita di Saida, per terminare sotto l’abitazione che ha visto anche la sua tragica fine.

Hanno partecipato all’evento anche i fratelli di Saida, oltre ai due figli di 13 e 17 anni, ora accuditi dai parenti materni.

Saida Hammouda, vittima dell’ennesimo femminicidio

Aveva 47 anni la donna protagonista suo malgrado di questa vicenda e aveva ottenuto la cittadinanza italiana nel 2022 dopo aver vissuto vent’anni nel territorio spezzino. Il marito, un operaio edile di 51 anni e di origine tunisine, dallo scorso aprile aveva ricevuto un divieto di avvicinamento all’abitazione familiare, per via delle denunce per maltrattamenti sulla donna e sulla figlia minore.

Malgrado il divieto, l’uomo ha comunque fatto irruzione non casa e ha accoltellato la donna a morte prima di togliersi la vita con lo stesso coltello da cucina.

Una storia purtroppo che si ripete e che dimostra una volta di più come spesso la denuncia di violenza domestica da sola non sia sufficiente, anzi, possa invece innescare un’escalation fino ai gesti estremi.

Orfani due volte, gli orfani di femminicidio e la proposta di legge

La manifestazione si è svolta malgrado il parere contrario del garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Liguria Guia Tanda, che ha definito la fiaccolata «un’iniziativa inopportuna», invitando gli organizzatori ad annullare la fiaccolata. Il rischio, secondo Tanda, era di «mettere in uno stato di ulteriore disagio i due bambini figli della coppia. In questa terribile vicenda due minori hanno perso in modo atroce entrambi i genitori e occorre ricostituire intorno al loro un clima il più possibile sereno, vista la situazione che stanno vivendo».

Malgrado ciò, le organizzatrici hanno ritenuto pi urgente fare rumore e tenere alta l’attenzione sulla vicenda, per Samia e per le altre possibili vittime di tragedie analoghe. Anche per i figli delle donne assassinate, spesso considerati vittime secondarie ma di cui non si parla mai abbastanza.

Sebbene non ci sia una stima ufficiale di quanti siano gli orfani di femminicidio in Italia, si parla comunque di storie terribili, orfani definiti anche “speciali” perché hanno perso uno dei genitori per mano dell’altro. In molti casi si trovano senza madre né padre, ma in molti devono anche relazionarsi con un genitore in carcere, spesso neanche pentito per quello che ha fatto.

Bambini e ragazzi che si trovano senza sostegno e che, oltre ai bisogni di sussistenza, necessitano di percorsi terapeutici per superare la violenza a cui sono stati esposti.

Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha avviato “A braccia aperte“, la prima iniziativa di sistema in loro favore e a supporto delle famiglie affidatarie e coinvolge 4 progetti e 157 orfani presi in carico (a fronte di altri 260 già identificati che seguiranno percorsi di sostegno e accompagnamento.

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Info Laura Casale

Laureata in Comunicazione professionale e multimediale all'Università di Pavia, Laura Casale (34 anni) scrive su giornali locali genovesi dal 2018. Lettrice accanita e appassionata di sport, ama scrivere del contesto ligure e genovese tenendo d'occhio lo scenario europeo e internazionale.

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