Tantissime persone hanno partecipato questa mattina al corteo in occasione del 25 aprile a Genova, da Piazza della Vittoria a Piazza Matteotti, per ricordare la Liberazione d’Italia dal nazifascismo. Presenti le istituzioni, l’ANPI, i rappresentanti delle forze armate, ma anche i partiti, i sindacati e moltissime associazioni del terzo settore, oltre a privati cittadini che si sono uniti nel ricordo degli uomini e delle donne che hanno reso possibile che Genova si liberasse nel 1945.
Un motore straordinario, quello della Resistenza genovese, che riuscì a portare le forze nazifasciste a firmare la resa a Villa Migone prima ancora che gli alleati raggiungessero la città. Un ricordo ancora vivido e presente anche grazie agli ultimi partigiani ancora in vita, come Guglielma Bertini, oggi 103 anni, che col nome di battaglia Gianna ha guidato la Brigata Alice Noli, prima brigata partigiana ligure composta unicamente da donne. È la prima volta che Gianna sente la necessità di partecipare alle celebrazioni del 25 aprile a Genova di persona perché come dichiara, «non è possibile che l’Europa sia di nuovo sull’orlo di una guerra».
La manifestazione è proceduta senza intoppi lungo il percorso. Contestata dalla folla, nel momento di ricordo dei caduti delle forze armate sotto il Ponte Monumentale, di suonare più e più volte il Piave mormorava.

Toti e Bucci contestati in Piazza Matteotti
Deve gridare nel microfono Marco Bucci per farsi sentire al momento del saluto istituzionale, quando la piazza si riempie dei manifestanti, che contestano il sindaco con fischi e grida. Un applauso solo per Gilberto Salmoni, sopravvissuto alla deportazione, il cui ritratto è stato recentemente vandalizzato sulla via tra Weimar e il campo di Buchenwald.
«Siamo qui per i valori di libertà, di rispetto e per le persone che ci stanno vicino. La città di Genova non ha paura dei violenti, non ha paura di chi urla, non ha paura di chi rispetta il prossimo», risponde Bucci ai fischi. «Siamo qui per il rispetto di tutti e siamo qui per far sì che i valori per cui le persone sono morte, hanno vissuto male, hanno perso anni preziosi della loro vita e sono entrate nei campi di concentramento, per loro noi siamo qui a dire che il futuro di Genova sarà meraviglioso, perché sarà così. Non c’è futuro senza memoria, del passato e di chi ha perso la vita per noi».
Già contestato nelle settimane scorse per la scelta di parole sulla Benedicta, Bucci non riesce a conquistarsi il favore della piazza
Situazione analoga anche per Giovanni Toti, a cui i manifestanti chiedono conto dello stato della sanità pubblica quando il presidente della Regione parla di diritti.
«La libertà è una cosa bellissima», commenta Toti, «oggi siamo qui a onorare chi l’ha conquistata per noi. Dobbiamo saperla custodire con rispetto che coloro che ricordiamo meritano. Questa giornata ci ricorda per il passato la nostra guerra civile e la Liberazione del Paese, ci ricorda le persone che sono morte, alcune dalla parte giusta e alcune dalla parte sbagliata della storia ed è su questo che si fonda la nostra Repubblica antifascista e la nostra carta costituzionale».
Il presidente della Regione ha ricordato inoltre che la Resistenza era composta da persone di tante e diverse fedi politiche, che si unirono però per il bene comune del Paese nella lotta per la libertà e che in virtù di questo il 25 aprile deve essere la festa di tutti.
Massimo Bisca: «Il ruolo fondamentale delle donne nella Resistenza genovese»
Il presidente provinciale dell’ANPI Massimo Bisca e ha reso omaggio alla commissaria Gianna, ricordando l’eccezionalità della Brigata Alice Noli, sotto la cui bandiera combatterono donne dai 15 ai 72 anni, e tutte le altre donne genovesi che contribuirono alla Resistenza.
«Ricordiamo anche chi anticipò la lotta di liberazione: sono cento anni che è stato assassinato dai fascisti Giacomo Matteotti», ha ricordato Bisca, citando diversi esponenti della cultura antifascista che morirono sotto il regime ben prima dello scoppio della guerra, o che finirono in carcere per le loro idee.
«Permettetemi di ricordare un grande antifascista, Vittorio Foa, che al Senato disse a uno che aveva fatto parte della Repubblica di Salò e della Decima Mas: “Guarda un po’ com’è strana la vita, se avessi vinto tu io sarei finito in un campo di concentramento contro il muro. Abbiamo vinto noi, e tu puoi fare il senatore di questa Repubblica”», ha ricordato Bisca. «Questa è la differenza. E se qualcuno dice che il 25 aprile è una festa divisiva, lo ammetto, lo è, perché divide gli antifascisti dai fascisti».
L’appello ai giovani di Cofferati nell’orazione per il 25 aprile a Genova
L’orazione commemorativa della mattinata è stata affidata a Sergio Cofferati, che portato l’esempio di partigiani come Ennio Odino, miracolosamente sopravvissuto alla Benedicta, ricatturato dai nazifascisti a pochi giorni di distanza e mandato a Mauthausen, dove organizzò anche lì la Resistenza. Ma Odino seppe tornare a vivere malgrado i traumi della guerra attraversati e fu parte della costruzione dell’Unione Europea, credendo di un continente unito e non più sconvolto dalla guerra.
I versi di Roberto Roversi e una filastrocca di Gianni Rodari si fanno portatori di quei valori incarnati dalla Resistenza e che oggi devono continuare a vivere. Pace, lavoro, libertà, nel nostro Paese, in Europa e nel mondo. Un pensiero anche per le situazioni di guerra in corso e ai valori della Resistenza che devono insegnare non solo come contrastare l’aggressione o l’occupazione bellica, ma dare anche gli strumenti per ricostruire e per fare sì che il conflitto sia davvero superato per una vera e duratura pace, non lasciato a covare sotto la cenere.
«Mi rivolgo ai giovani, a cui voglio lasciare la filastrocca di Rodari: non è più il tempo delle partigiane ma non è neanche più il mio tempo. Mettete voi l’accento sulla parola libertà, correggete voi gli errori della mia generazione».
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