Accanto all’ospizio di San Giovanni Battista dei Genovesi, nato a Trastevere sul finire del XV secolo per volere del nobile genovese Meliaduce Cicala, negli stessi anni venne costruita una chiesa, anch’essa dedicata al patrono della città ligure. Il luogo era destinato alla comunità di marinai e commercianti che da Genova approdavano al porto di Ripa Grande sul Tevere e ai pellegrini genovesi che visitavano la città eterna, affinché trovassero un luogo di culto che rispecchiasse la loro devozione.
La Chiesa
Negli anni la chiesa di San Giovanni Battista dei Genovesi seguì le altalenanti sorti dell’ospizio e, nei primi decenni del ‘700, conobbe un periodo di scarsa manutenzione, rischiando di essere abbandonata.
Poi, nel 1737, venne riconsacrata e, grazie a nuove entrate economiche riservate alla Confraternita che amministrava il luogo, la chiesa ebbe un primo restauro. Nel secolo successivo, dopo che alcune granate dell’esercito francese caddero sulla chiesa nel corso dell’assedio della Repubblica Romana, vennero effettuati i maggiori interventi di rifacimento. La chiesa prese quindi l’attuale forma neoclassica.
La facciata, opera dell’architetto Luigi Carimini, è divisa in due piani con paraste doriche e, sopra al portale, si legge un’iscrizione a ricordo della sua origine quattrocentesca. Subito sopra, incluso in una lunetta, è dipinto lo stemma di Genova.
L’interno della chiesa è ad unica navata rettangolare con volta a botte. Presenta un’abside semicircolare e tre altari laterali. L’unica cappella è dedicata a Santa Caterina Fieschi Adorno, una nobildonna genovese che tra Quattrocento e Cinquecento si dedicò alla cura dei poveri e degli ammalati. Tra le opere che la chiesa custodisce, ricordiamo il monumento funebre a Meliaduce Cicala, il fondatore dell’ospedale, attribuito alla bottega di Andrea Bregno; il prezioso tabernacolo rinascimentale degli “Oli Santi”, opera di bottega fiorentina di fine del ‘400; la pala dell’altare maggiore, raffigurante il Battesimo di Cristo realizzata nel 1627 dal pittore caravaggesco Nicola Regnier.
Il chiostro che incantò il Vasari
La principale attrazione del complesso di San Giovanni Battista dei Genovesi è però il chiostro, attorno al quale si articolava l’antico ospedale. Realizzato nella seconda metà del XV secolo e attribuito a Baccio Pontelli, è stato definito dal Vasari uno dei chiostri più belli di Roma.
Si presenta a doppio ordine di colonne, quello del portico ad archi e, quello della loggia, con architrave. Il cortile, che in origine era lastricato, venne trasformato nel ‘700 in un bellissimo giardino di melangoli e ancora oggi, con piante di acanto e siepi di mirto, vive in un’atmosfera silenziosa e sospesa nel tempo. Al centro, delimitato da una coppia di colonne ioniche che sorreggono una trabeazione, si trova il pozzo quattrocentesco in travertino. Infine una curiosità: su una delle colonne del portico si trova un’epigrafe che ricorda che qui, nel 1588, venne piantata la prima palma di Roma.
Si può accedere direttamente al chiostro anche da un portone su strada, in via Anicia, subito dopo l’edificio dell’ex ospedale. C’è un citofono. Con un po’ di fortuna il custode vi aprirà, per un’esperienza che vale la pena di provare.
Foto di copertina di Walks in Rome.com
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