Genova in piazza per la lotta contro i disturbi alimentari. A seguito dei tagli annunciati negli scorsi giorni dal governo al Fondo per il contrasto dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare), mobilitazioni in 28 città italiane.
Il Fondo per la lotta a disturbi alimentari
Sono state 28 le città italiane che hanno aderito alla mobilitazione di venerdì 19 gennaio, volta a protestare contro i tagli dell’ultima legge di bilancio al Fondo per la lotta contro i disturbi alimentari.
L’assenza dalla legge di bilancio di quei 10 milioni stanziati dal governo Draghi nel 2022 aveva fatto subito scattare l’allarme delle associazioni che ogni giorno lottano contro tale problematica.
Allarme che era stato raccolto dalle opposizioni e che aveva indotto Orazio Schillaci, ministro della Salute, a fare dietro front: “Ho deciso, con un emendamento al decreto Milleproroghe, di mettere a disposizione del Fondo contro i disturbi alimentari un fondo pari a 10 milioni di euro per il 2024.”
La rassicurazione, tuttavia, non aveva placato le associazioni, che in assenza dell’approvazione del Milleproroghe avevano comunque deciso di scendere in piazza.
La mobilitazione a Genova
Tra le 28 città, anche Genova, dove la manifestazione ha avuto luogo a partire dalle 15:30 presso Largo Lanfranco. Una folla variegata, che è stata testimone di una serie di interventi volti alla sensibilizzazione sul tema dei DCA.
“Giù le mani dal futuro dei nostri figli e figlie, i DCA non sono un capriccio”, recita il cartellone di un uomo e una donna. “Nell’indifferenza si muore.”
Proprio quell’uomo si fa avanti tra i primi con il proprio contributo. È Stefano Tavilla, presidente dell’associazione Mi Nutro di Vita e padre di Giulia, rimasta vittima a soli 17 anni di bulimia:
“Non ci può volere un anno per la prima visita: in un panorama già desolante ulteriori tagli sono impensabili. È inutile avere nuove esenzioni se mancano le diagnosi precoci. Si arriva a curare un malato già grave, e lo sarà a lungo termine.”
Ma Stefano Tavilla non è l’unico genitore presente alla manifestazione. Tra questi anche Paolo Fasce, preside dell’Istituto Nautico San Giorgio di Camogli:
“Sono il preside di una scuola che ha l’88% di studenti maschi, ma anche tra di loro ho rilevato dei disturbi alimentari. Sono stato toccato come famiglia dai disturbi alimentari. Abbiamo una rete d’ascolto che monitora, ma sono qui oggi come papà.”
La rete di ascolto presente in Italia è formata anche da ciò che è stato possibile ottenere grazie ai fondi istituiti dal governo Draghi nel 2022: 80 servizi ambulatoriali e day hospital, con 780 professionisti distribuiti tra 126 centri specializzati.
Quegli stessi centri che, a causa di un nuovo governo che reputa tali problematiche “devianze“, adesso potrebbero dover abbandonar la propria missione. Una missione che attualmente vede ancora i Dca causa della morte di circa 4000 persone all’anno, più di 10 al giorno.
“I Dca sono la seconda causa di morte nei giovani in Italia, e a seguito della pandemia i casi sono aumentati esponenzialmente fino quasi a raddoppiare”, spiega una delle giovani partecipanti. “Sono sempre di più le persone che hanno bisogno di aiuto, con le strutture specializzate sul territorio nazionale che non riescono a soddisfare le lunghe liste di attesa.”
Attesa che adesso potrebbe drasticamente aumentare, anche fino a data di destinarsi, come racconta una giovane nel proprio intrvento:
“Sono qua con mia sorella che aveva bisogno di un ricovero in una struttura fuori regione, ma ci è stato comunicato ieri che questo ricovero non potrà avvenire. Mia sorella a casa non ce la fa più, ha bisogno di un aiuto.”