Spediporto continua la battaglia per i controlli sanitari nei porti liguri

Spediporto continua la battaglia per i controlli sanitari nei porti liguri

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Spediporto lamenta che per i tempi di refertazione servono anche 25 giorni per i controlli sanitari nei porti liguri e chiede un intervento rapido da parte del Ministero. Già sul finire del 2023 l’associazione degli spedizioni aveva portato all’attenzione come le carenze di personali nei porti di Genova e Vado Ligure pesino sui tempi e sull’economia non solo per i produttori.

«La situazione dei controlli sanitari nei porti liguri è delicatissima e rischia di provocare pesanti conseguenze in termini di extracosti per le aziende e, a cascata, per i consumatori, oltre a rischi per la salute pubblica», commenta Giampaolo Botta, Direttore Generale di Spediporto. «Accogliamo, dunque,  con favore l’unanime via libera, da parte del Consiglio Regionale, all’Ordine del Giorno presentato da Stefano Balleari che impegna la Giunta a sollecitare il Ministero per un rafforzamento degli organici veterinari nei porti di Genova e Vado Ligure».

La proposta di Balleari impegna la Giunta e il Presidente Giovanni Toti a Sollecitare il Ministero della Salute per implementare il numero di veterinari adibiti alle attività di vigilanza e di controllo igienico sanitario presso i porti del Mar Ligure Occidentale

Balestri ha commentato in quell’occasione: «Nelle ultime due settimane la situazione, già critica, del servizio veterinario è andata peggiorando. Sono rimasti in organico solo 3-4 veterinari, 6 tecnici e 2 amministrativi a coprire il lavoro dei Porti di Genova e Savona Vado. La mole di lavoro a cui queste esigue risorse devono far fronte è impressionante».

Un quadro particolarmente preoccupante considerando che si stima che sulla tavola di almeno un italiano su quattro arrivano prodotti alimentari che sono passati dai porti di Genova e Vado Ligure. Ma oltre alla sicurezza alimentare, il rischio è di perdere un volume economico importante non solo per i porti liguri, ma per tutto il sistema italiano.

«Se a causa dell’organico ridotto all’osso non riusciamo a rispondere alla domanda del mercato, i porti liguri, soprattutto quelli legati al sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, che produce 12 miliardi di PIL, rischiano di perdere il business a vantaggio di porti come Barcellona e Rotterdam», osserva infatti Balleari.

Solo 3 funzionari sono al momento a coprire i controlli sanitari negli scali di Genova, Savona e Vado Ligure

Un numero esiguo che, per stare al passo con le quantità di contenitori che arrivano nei principali scali della Liguria, secondo Spediporto, dovrebbe rilasciare tra i 400 e i 500 certificati ogni giorno. Questa situazione già di per sé delicata rischia però di peggiorare ulteriormente, anche per via dei nuovi controlli europei legati alla normativa “REACH”.

«I dati che ci forniscono le nostre aziende associate», spiega Botta, «sono a dir poco imbarazzanti. I tempi medi di refertazione sono di circa 15 giorni ma per alcune merci si può arrivare anche a 25 giorni, con un aumento generalizzato rispetto al 2022 e sofferenze particolari per il porto di Savona Vado Ligure.  È evidente come questi ritardi aumentino i costi: per fare un esempio, da gennaio a novembre 2023, il terminal Reefer di Vado Ligure ha movimentato 47.457 container (con 228.000 tonnellate di frutta) mentre nel bacino portuale di Genova i contenitori sottoposti a controlli sanitari sono stati oltre 250.000».

Il costo medio giornaliero per la sosta di un container, ricorda il direttore generale di Spediporto, è di 170€: un vero e proprio salasso, dunque, per gli importatori che finirà giocoforza per pesare sulle tasche dei consumatori. 

L’associazione con tutti gli operatori del settore avanza una richiesta precisa: «Proprio per la materia specifica dei controlli e per la loro importanza, Genova e Savona meritano di avere una linea analitica dedicata, in grado di fornire risposte in tempi rapidi alle necessità legate ai traffici portuali dei due scali. È assurdo delegare un ruolo strategico come questo soltanto ai laboratori IZS (Istituto Zooprofilattico Sperimentale) sparsi in tutta Italia».

L’impegno delle forze politiche regionali è, dunque, un primo passo ma Spediporto ha tutta l’intenzione di non calare l’attenzione sul tema

«Faremo pressing», conclude Botta, «sui soggetti che a vario titolo possono intervenire, per modificare una situazione davvero pericolosa. Oltre all’impegno della politica regionale, anche Fedespedi e Confetra hanno sollecitato un incontro con il Ministero per trovare una soluzione idonea per i porti liguri. Peraltro non stiamo parlando tanto del cosiddetto rischio di impresa, ma di costi finali maggiorati per le famiglie e anche di sicurezza alimentare: va sottolineato come fare buona sanità voglia dire tante cose, compreso effettuare controlli adeguati e rapidi di cibi che, poi, finiscono sulle nostre tavole fin dal loro arrivo nei porti regionali».

Già diversi operatori del mondo marittimo e in particolare della filiera logistica, hanno sposato la battaglia di Spediporto; un segno tangibile della preoccupazione di tutto il settore per una situazione che rischia di diventare la vera e propria mina vagante dell’economia (ma non solo) ligure nel 2024.

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