Angela Giordano per Liguria day Intervista Lidia Tamburrino, Soprano, che spende da circa trent’anni la sua vita al servizio del Bel Canto e della Bellezza, una ricerca di armonia costante tra l’essere e l’anima che riesce a tradurre in musica. Lidia, che ha cantato per la Famiglia Reale di Giordania, per l’Unesco, per il Papa Bergoglio, in occasione della chiusura dell’Anno della Misericordia 2014, ci ha concesso questa intervista dalla sua residenza di Treviso, dove abita con il marito scrittore.
Lidia, il tuo esordio in teatro…
Nel 1993, il Maestro Giorgio Merighi, dopo una audizione da concorso mi propone il ruolo di Mimì, in Bohème, per una coproduzione tra il Teatro del Giglio di Lucca e il Teatro Pergolesi di Yesi. Lì incontro il regista Lino Capolicchio, allievo di Strehel. La mia avventura comincia.
Quale caratteristica deve avere un cantante d’opera, oltre ovviamente le qualità vocali?
Le qualità principale di chi si avvicina all’Opera consiste in una grande umiltà e nello spirito di servizio, perché ti trovi di fronte alla sacralità dell’opera di un compositore e la devi rispettare. Ovviamente, servendosi di una tecnica rigorosa.
Quanto tempo dedichi ogni giorno allo studio?
In genere, studio tecnica vocale per circa un’ora,quotidianamente. La lettura dello spartito può variare a seconda degli impegni e delle date dell’ andata in scena, di solito non meno di quattro o cinque ore al giorno, per la messa a memoria dell’Opera.
Cosa ti ha sostenuta in questa tua ricerca?
La passione per il Bel canto e soprattutto la Fede, cioè la responsabilità di avere un organo vocale che mi consentisse di esprimere la bellezza dei periodi storici, artisticamente.
Essere donna in questo complesso mondo dell’Opera è stato più complicato?
Nell’Opera Lirica, come in tutte le forme di arte e di lavoro, c’è una contaminazione tra potere e corruttibilità che devi imparare necessariamente a svicolare, col talento e con l’integrità. Spesso, mi sono trovata a rifiutare lavori anche prestigiosi, per non accondiscendere a patti con la mia dignità di donna. Grazie alla parte sana, che pure esiste, di questo mondo dell’Opera, e al metodo di studio oltre che al rigore che mi ha insegnato la mia famiglia, sono riuscita ad ottenere ingaggi di livello, senza indulgere in queste dinamiche.
Tra i tanti impegni che hai già preso per questa stagione, quale teatro ti piacerebbe calcare ancora?
Mi auguro di venire presto a cantare a Genova.