Il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce riapre le sue porte dedicando una mostra all’“oggetto ambiguo”, il libro d’artista.
Apre oggi, giovedì 11 gennaio, e sarà visitabile fino al 30 marzo 2024, al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, la mostra Qui non c’è niente da leggere, l’esposizione dedicata al libro d’artista, curata da Veronica Bassini, Leo Lecci e Caterina Gualco.
Libro inteso come oggetto ambiguo che in alcuni casi rispetta la struttura tradizionale, in altri invece espande le possibilità di tecniche e materiali fino a diventare quasi irriconoscibile.
“Non c’è niente da leggere”
Divisa in 3 nuclei tematici, nelle rispettive teche, l’esposizione si arricchisce da alcune opere esposte alle pareti. La finalità è quella di raccontare il Libro come principale mezzo veicolatore, un medium, dell’ottica inclusiva che comprende sia il libro-oggetto, sia il libro d’artista in senso stretto.



Libro come “luogo di ricerca”
Attraverso archivi e collezioni storiche ci si immerge in un racconto che passa attraverso interventi di artisti contemporanei, segno che il libro resta ancora un oggetto interessante.
Nell’anno in cui Genova è stata proclamata Capitale del Libro, l’archivio di Arte contemporanea dell’Università di Genova (AdAC) unito all’archivio della storica collezionista, non che faro dell’arte contemporanea a Genova, Caterina Gualco, il percorso espositivo presenta il libro come genere multiforme e complesso che ha dato vita ad un filone espressivo molto significativo tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento.

La mostra
Libri che non si possono sfogliare come Racconti non raccontati di Li Chi Choi, libri visuali che escludono il linguaggio verbale, la lettera, l’alfabeto, in favore delle immagini, potente mezzo espressivo e diretto, ad esempio: Pieces of Reality di Philip Corner, oppure Forsenic, di Berty Skumber.
Presenti anche libri costruiti intorno alla parola scritta, reinterpretata, frammentata, in alcuni casi illeggibile, è il caso di Libro fatto con le forbici, di Corrado D’Ottavi, libri che, secondo tradizione abbracciano la scrittura: Obsoleto “romanzo” di Vincenzo Agnetti, o come nel caso di Function Funzione Funcion Foncion Funktion di Joseph Kosuth, dove l’artista affida al libro un investigazione sulla natura linguistica dell’arte.
Una splendida esposizione, dove l’oggetto Libro viene risemantizzato nello spazio del museo -luogo di protezione- tradendo la sua vera Funzione, ecco allora, che l’oggetto ribalta la sua natura proiettandosi nel paradosso di una mostra dove “non c’è niente da leggere”…tutto da guardare.
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