Si tratta di un vero e proprio cold case: l’omicidio di Sargonia Dankha viene oggi riaperto dalla Procura di Imperia 28 anni dopo l’accaduto.
Soltanto a giugno di quest’anno, infatti, è stato arrestato il presunto assassino. E proprio nella mattinata di venerdì 13 ottobre è cominciato il processo davanti alla Corte di Assise del Tribunale di Imperia.
L’imputato accusato di omicidio è Salvatore Aldobrandi, il 73enne che nel 1995 avrebbe commesso il crimine in Svezia.
Nonostante il corpo della giovane non fosse mai stato trovato, la madre di Sargonia non si è arresa negli anni riuscendo a fare in modo che le indagini sulla morte della figlia proseguissero fino ad oggi.
L’omicidio di Sargonia Dankha
Sargonia Dankha aveva 21 anni quando è stata vista per l’ultima volta nella città di Linköping, Svezia, nel primo pomeriggio del 13 novembre del 1995.
Durante le indagini sulla sua sparizione, la polizia svedese intuì di essere di fronte a un omicidio non appena furono ritrovate tracce ematiche e capelli della ragazza nel bagagliaio di una macchina rossa.
Si ipotizzò, così, che il corpo di Sargonia fosse stato smembrato nella cucina del ristorante di Aldobrandi per poi essere trasportato in una discarica.
L’uomo fu, quindi, arrestato dalle autorità ma venne poi rilasciato. Secondo la legge svedese, non c’erano abbastanza prove per riconoscere la responsabilità penale del presunto omicidio quando del corpo non c’era alcuna traccia.
Fu allora che l’uomo lasciò la Svezia e si stabilì a Sanremo per rifarsi una nuova vita.
Come si è arrivati all’arresto di Aldobrandi in Italia
Nella mattina del 17 giugno 2023, la polizia giudiziaria del Tribunale di Imperia, coordinata dalla Procura, ha arrestato l’ormai ultrasettantenne Aldobrandi.
Tutto questo è stato possibile grazie alla continua ricerca di giustizia da parte della madre della vittima. La donna, infatti, non si è mai arresa ed è arrivata a contattare un avvocato di Milano che potesse aiutarla nel caso.
Tramite l’avvocato, ha sporto denuncia alla Procura di Imperia che si è poi impegnata a seguire il caso, volando in Svezia a recuperare tutti i fascicoli sulle indagini di 28 anni prima.
Ripercorrendo le vicende, gli investigatori italiani avrebbero così scoperto delle prove schiaccianti che incastrerebbero Aldobrandi. Prove che dimostrerebbero che l’uomo ha ucciso la giovane durante il loro ultimo incontro per poi nasconderne il corpo.
Il processo ad Aldobrandi
Il cold case è stato così riaperto davanti alla Corte d’Assise composta dalla giuria popolare e dai giudici Carlo Alberto Indellicati e Eleonora Billeri.
A difendere l’imputato è l’avvocato Andrea Rovere.

Durante l’udienza l’accusa ha denunciato la recidiva reiterata dell’imputato. All’epoca dei fatti Aldobrandi aveva già ricevuto due condanne per violenza sessuale e maltrattamenti, prima di commettere il presunto omicidio.
Denunciando così la recidività dell’uomo, ecco che si accentuerebbe ancor di più la gravità delle accuse a suo carico.
In aula anche i familiari di Sargonia
“Ero completamente distrutta, non sono riuscita a guardarlo in faccia. Non mi sono mai arresa in tutti questi anni, voglio sapere cosa ha fatto“
Sono queste le parole di Ghirba Shabo, la madre della vittima presente al processo. Con lei anche il fratello di Sargonia, Ninos Dankha, che all’epoca della sparizione della sorella aveva solo 17 anni:
“Sto tremando. Sono speranzoso, ma anche impaurito. Non voglio guardarlo, non voglio che lui veda il mio sguardo. Chiedo solo giustizia. Non ho niente da dirgli, non ho parole da sprecare per lui. Mia sorella era la persona più socievole e amichevole che abbia mai conosciuto. Si fidava delle persone che incontrava”
Le parole toccanti dei familiari della vittima lasciano immaginare il dolore che provano ancora oggi per la perdita di Sargonia. Altrettanto forte è la speranza che nutrono in questo nuovo processo, affinché sia fatta giustizia una volta per tutte.
“Spero davvero che la giustizia italiana ci aiuti ad avere risposte dopo 28 anni. Spero che i testimoni in Svezia che sanno cosa è successo al suo corpo si facciano avanti e dicano alla Corte cosa è accaduto. Io ho vissuto la mia vita ma mio figlio ha una vita davanti e spero abbia delle risposte.
Se Aldobrandi ha un cervello e un cuore può capirmi e dirmi cosa è successo. Ho perso un altro figlio un anno prima della scomparsa di Sargonia, quindi ho perso due figli nell’arco di poco tempo”
Mercoledì 8 novembre si terrà la prossima udienza dove verranno ascoltate le parti offese: la madre e il fratello di Sargonia Dankha.
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