Il coordinamento dei sindacati metalmeccanici – Fiom Cgil, Fim Cisl e Uil – ha deciso di portare la protesta dei lavoratori dell’ex Ilva in piazza a Roma. Ieri mattina alle 10:30 le rappresentanze sindacali, circa 200 lavoratori, si sono riunite davanti all’ingresso del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Presente all’appuntamento anche una folta delegazione dello stabilimento di Cornigliano.
La principale questione sul tavolo rimane il destino della sede principale di Acciaierie per l’Italia, ossia Taranto, ma dalla sua risoluzione dipende anche il futuro dello stabilimento genovese e per tutto l’indotto. Per questo motivo oltre alla presenza nella capitale, i sindacati hanno manifestato con organizzata dalle imprese che dipendono dalla struttura pugliese a Taranto, chiedendo alle aziende che «i comportamenti siano sempre coerenti a sostegno del buon lavoro e del futuro del siderurgico e non siano invece determinati solo dalle situazioni di amore e odio nei confronti di Acciaierie Italia che, come denunciano la Fiom e la Cgil di Taranto, danno l’impressione di voler strumentalizzare le condizioni di disagio e i lavoratori stessi».
L’assemblea di ieri a Roma – che ha un sapore “vintage”, con tavoli e sedie in strada, ricordando le stagioni dei grandi scioperi – segna il primo appuntamento di una settimana che sarà punteggiata di proteste.
A Genova i sindacati hanno lanciato un ultimatum all’azienda e al governo e sono pronti sono pronti a una mobilitazione nazionale e permanente.
«I rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e i delegati sindacali di Acciaierie d’Italia Genova hanno inviato alla Direzione una richiesta urgente di chiarimenti in merito allo stato della gru TD4.
La nota di Fiom Cgil pubblicata il 5 ottobre
Al momento la gru DT4 risulta avere seri problemi alle ruote ed ai binari. Questa gru/carroponte è indispensabile per la produzione e senza la sua attività si interrompe anche quella del Decatreno, cuore dello stabilimento di Genova. Non avere il carroponte in funzione ha come conseguenza l’interruzione del ciclo produttivo e la paralisi dell’intera attività dell’Acciaieria.
Insieme alla preoccupazione per il rischio interruzione dell’intero ciclo produttivo, dal sindacato si sottolinea anche la grave situazione che riguarda la salute e sicurezza sul lavoro dei lavoratori ex Ilva e chiede alla Direzione di intervenire con urgenza. Una copia della denuncia di tale grave situazione è stata inviata per conoscenza anche alla Asl e alla Prefettura di Genova».
Questa denuncia ha seguito il vertice in Regione dello scorso mercoledì, a cui oltre ai sindacati hanno preso parte le rsu di stabilimento. In fabbrica, denuncia Fiom, si registra un totale immobilismo sul piano degli investimenti e della produzione: aumenta solo la cassa integrazione, malgrado non sia più sostenibile, che crea solo rischi più alti alla sicurezza dei lavoratori, come segnalato ad Asl e Prefettura.
«Né il Governo né la Mittal danno certezze e indicazioni chiare su cosa si vuole fare della siderurgia in Italia. Per la Fiom la siderurgia è centrale ma se non c’è volontà politica e industriale in questo senso e se Genova tra un anno sarà ancora in questa condizione, si dovrà riparlare dell’Accordo di Programma e dell’utilizzo delle aree, ipotesi che non può prescindere dalla continuità di reddito e occupazionale dei lavoratori ex Ilva Genova».
Anche a Roma i punti focali della mobilitazione rimangono la difesa della siderurgia come asset primario per il Paese, la fine del ricorso alla cassa integrazione, nuovi e maggiori investimenti sulla sostenibilità e sulla sicurezza.
La riunione pubblica dei metalmeccanici in piazza a Roma ha ribadito le prossime iniziative dei sindacati
- Richiesta audizione commissioni parlamentari “Attività produttive” di Camera e Senato.
- In occasione delle audizioni, Fim Fiom Uilm richiederanno la costituzione di una commissione d’inchiesta che verifichi eventuali responsabilità sulla “mala gestio” dell’azienda pubblica-privata.
- Analisi approfondita, con esperti, per la verifica dei bilanci e l’uso delle finanze.
- Il giorno 16 ottobre si terranno iniziative presso le prefetture di tutte le province interessate dai siti produttivi di Acciaierie d’Italia al fine d’incontrare i prefetti e le autorità locali competenti per denunciare i gravi problemi di salute e sicurezza presenti nei siti e sollecitare il governo ad assumere le decisioni indicate dalle organizzazioni sindacali anche in questo documento.
- campagna di assemblee per arrivare al giorno 20 ottobre, in cui si terrà una manifestazione nazionale, giorno 20 ottobre con sciopero di 24 ore in tutti i siti, presso Palazzo Chigi sede della Presidenza del Consiglio dei ministri.
In settimana, intanto, in Parlamento si attendono audizioni di Franco Bernabé (presidente AdI e uomo Invitalia), Lucia Morselli e del ministro Adolfo Urso. Nei giorni scorsi Bernabé si è dimesso rimettendo il mandato nelle mani della premier Meloni. Saranno auditi anche manager di AdI.
Nel frattempo, lo stallo della vertenza nei giorni scorsi ha spinto i lavoratori di Taranto e Genova scioperare. Tra le iniziative anche un corteo nelle strade del ponente genovese. Se la politica e i vertici di AdI non daranno risposte concrete in tempi rapidi, però, questo potrebbe essere solo l’inizio di un nuovo autunno caldo di scioperi.