Corteo lavoratori ex Ilva: esplode di nuovo la rabbia dei sindacati di fronte alle nuove decisioni prese dall’azienda e il governo sembra non volersene occupare.
Dalle 8 di questa mattina i sindacati di Acciaierie d’Italia in piazza per una nuova protesta: inizialmente raduno di fronte alla fabbrica, poi corteo in via Cornigliano e infine ritorno alla sede per chiedere un incontro con la dirigenza.
Corteo lavoratori ex Ilva: i motivi della protesta
Ferie bloccate, aumento della cassa integrazione e pochi investimenti sono i motivi della rabbia dei lavoratori e sindacati: così i segretari nazionali delle sigle Fim, Fiom e Uilm hanno richiesto un incontro urgente con il ministro per le imprese Adolfo Urso ma il governo non sembra intenzionato ad accogliere la richiesta in tempi brevi. Ad alimentare la tensione l’ipotesi di chiusura totale della fabbrica durante il mese di agosto, che preoccupa il sindacalista Palombo che ha detto “Qui non è la Fiat. Se ad agosto si chiude vuol dire che chiude tutto”.
“Ora è il tempo delle scelte, il ministro Urso ha dichiarato di aver messo in atto tutti gli strumenti giuridici per entrare in maggioranza – dice ancora Armando Palombo, Rsu Ilva – che c’è una volontà di non chiudere la fabbrica ma Mittal deve dare un segno. Noi registriamo che gli impianti non vanno, che sono al minimo, le ferie sono sospese e stiamo registrando un’impennata della cassa integrazione – continua il sindacalista – la direzione non rappresenta nulla, la trattativa è tra Roma e Londra”.
Un’agitazione riaccesa proprio per l’incremento della cassa integrazione e il blocco delle ferie, una situazione che non coincide con la promessa di risalita produttiva dopo il riavvio dell’altoforno 2 di Taranto.
‘”A Cornigliano non si vedono investimenti, nemmeno dopo i 680 milioni versati dallo Stato. Inoltre l’azienda da messaggi contradditori – dice Stefano Bonazzi segretario di Fiom Genova – prima ha dichiarato una diminuzione sostanziale di cassa e poi la ha aumentata, infine ha bloccato le ferie per aumentare la cassa. Vogliono far pagare i minimi interventi di manutenzione con i soldi della Cig e a Taranto stanno distruggendo il ciclo integrale”.
“A Cornigliano non si vedono investimenti, nemmeno dopo i 680 milioni versati dallo Stato. Inoltre l’azienda da messaggi contradditori – dice Stefano Bonazzi segretario di Fiom Genova – prima ha dichiarato una diminuzione sostanziale di cassa e poi l’ha aumentata, infine ha bloccato le ferie per aumentare la cassa. Vogliono far pagare i minimi interventi di manutenzione con i soldi della Cig e a Taranto stanno distruggendo il ciclo integrale”.
Foto di copertina: Agenzia Dire