E’ arrivato a fine mattinata l’esito della sentenza di primo grado di Alberto Scagni, l’uomo che 17 mesi fa uccise la sorella Alice con 22 coltellate sotto casa sua. 24 anni e 6 mesi di carcere; è questa la sentenza definitiva che vede, quindi, evitato l’ergastolo richiesto nelle scorse settimane dal pm Paola Crispo.
Il giudice ha quindi accolto la perizia firmata da Elvezio Pirfo secondo cui l’uomo sarebbe stato seminfermo di mente al momento dell’omicidio. Motivo per il quale, sono stati concordati a Scagni anche tre anni presso una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) da scontare dopo il periodo di carcerazione.
Per la Corte di Assise Scagni ha premeditato l’omicidio diverse ore prima del fatto e tuttavia ha deciso di far cadere le altre due aggravanti legate al gesto brutale: la crudeltà e il mezzo insidioso, riferito al coltello nascosto in un sacchetto.
Sentenza Scagni, la reazione dei genitori
Dura la reazione dei genitori dopo il verdetto:
“Non è stata ricercata la verità, non è stato un processo sano, non siamo neanche stati ascoltati. Alberto va curato, aspettiamo che sia perso, quando avrà 90 anni? Questo è stato un processo contro di noi – hanno detto i genitori – nel quale non si sono voluti ascoltare tutti i testimoni. Un complotto? E’ una formula che accennate voi, non ci pronunciamo… Non ci può essere giustizia dopo un processo del genere“.
Foto di copertina: Primocanale
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