Il Sindaco Di Muro opta per recinzioni e servizi di guardianaggio private. Scettiche le associazioni, che chiedono di cooperare per tutelare i migranti più fragili come donne e bambine
Il Comune di Ventimiglia ha annunciato nuove misure speciali per impedire l’ingresso dei migranti al greto del fiume Roja. Nella giornata di ieri, 2 agosto, sono state installate delle recinzioni in metallo resistente allo scopo di chiudere gli accessi al fiume vicino a Via Tenda, tra una zona residenziale e il sottopasso ferroviario.
Come accade da diversi anni, sono molte le persone senza tetto che si trovano sul territorio, per lo più migranti in attesa di entrare in Francia. In molti ogni anno si accampano nel letto del Roja, a volte con conseguenze mortali.
«La decisione di chiudere l’accesso nasce per impedire la creazione di nuovi bivacchi, ma anche per motivi di sicurezza», ha dichiarato il Sindaco leghista Flavio Di Muro. «In caso di piogge c’è il rischio di un innalzamento improvviso del livello del fiume mentre nei giorni di secca come questi, si sono verificati degli incendi. È una zona soggetta a degrado e in questo modo vogliamo impedire il formarsi di situazioni di illegalità diffusa e la creazione di nuove tendopoli».
La misura segue l’ingaggio di un servizio di vigilanza privata all’ingresso del cimitero
Presso il campo funebre sono infatti presenti dei bagni dotati anche di doccia, che diversi migranti avrebbero iniziato a usare regolarmente. Alcuni sarebbero anche stati visti e aggirarsi tra le tombe. Per il sindaco ciò rappresenta motivo di paura e disagio per i cittadini, oltre che un compromesso per la sacralità del luogo. Il Comune ha messo a disposizione dei bagni chimici, ma sembra che per ora non siano stati utilizzati.
Tuttavia, recinzioni e guardiani possono servire a tenere le persone in attesa di tentare a passare il confine con la Francia, ma spostano solo il problema. Al momento secondo Caritas Ventimiglia in questo periodo ci sono circa 300 migranti in città, ma si registra molto turn over. Probabilmente durante la bella stagione in molti riescono a trovare dei percorsi non sorvegliati o altre vie per passare la frontiera. Eppure, il fenomeno si mantiene stabile malgrado non ci sia un campo attrezzato dal 2020, quando per la pandemia ha chiuso Campo Roja3, l’unico presidio formale di accoglienza sul territorio e allestito dalla Croce Rossa Italiana. Chi viene respinto dalla Francia rimane sospeso per un tempo più o meno lungo sul territorio italiano, in attesa di fare un nuovo tentativo per passare il confine.
Severa la reazione delle associazioni che si occupano di migranti a Ventimiglia
In una lettera aperta rivolta direttamente al primo cittadino, l’associazione Scuola di Pace di Ventimiglia ha commentato la decisione di porre dei vigilanti presso il cimitero.
«Abbiamo letto, con grande disappunto, che lei ha assunto delle guardie armate allo scopo di rendere più sicuro il cimitero di Ventimiglia, impedendo l’accesso, con l’uso della forza, a delle persone che un’unica colpa hanno: essere nate nel posto sbagliato, al momento sbagliato. E che per questo, sono partite, in cerca di quello giusto in cui poter vivere dignitosamente, al pari di noi. […] E alle persone, che, scacciate dalla città, dai vivi, hanno trovato ristoro tra i morti, lei, in qualità di primo cittadino, con precisi doveri istituzionali e costituzionali nei confronti degli stranieri, tutti, cosa pensa di offrire, in alternativa al cimitero?»
La situazione a Ventimiglia è da lungo tempo precaria. Sono migliaia le persone che ogni anno tentano di passare il confine con ogni mezzo, malgrado la Francia non abbia allentato la stretta sulle politiche di respingimento.
Secondo il rapporto AIDA 2023 curato da Asgi, nel corso di tutto il 2022 sono avvenuti circa 40.000 arresti alla frontiera e 33.000 persone sono state respinte e costrette a tornare in Italia. E il fenomeno non si ferma: nella prima metà del 2023, la Prefettura di Nizza conferma che ci sono stati circa 18.000 respingimenti, con un aumento di circa il 30% rispetto all’anno passato.
Con una novità: l’associazione WeWorld segnala nel suo rapporto INTER-ROTTE. Storie di donne e famiglie al confine di Ventimiglia che i flussi migratori che passano da Ventimiglia coinvolgono sempre più donne, sole o con famiglia.
Pur essendo in forte crescita negli ultimi anni, tuttavia, la presenza di donne migranti spesso non è percepita
Donne, bambine e bambini migranti spesso subiscono una pericolosa invisibilità, anche a causa delle narrazioni che si concentrano sulla paura. Non essere percepiti li rende più vulnerabili al rischio di cadere nel giro della tratta di esseri umani al fine di sfruttamento, lavorativo o sessuale.
Le donne vittime di tratta sono 3 volte più a rischio degli uomini di subire forme di violenza fisica e sessuale e i minori sono 2 volte più a rischio degli adulti. 9 vittime su 10 di tratta a scopo di sfruttamento sessuale nel mondo sono donne o bambine.
Anche per tutelare quante più persone da questo pericolo, sono necessari spazi e luoghi attivi sul territorio per dare informazione, supporto legale e prima accoglienza. Servizi che sono venuti a mancare dopo la chiusura del Campo Roja3. Dopo questo fatto, nel novembre 2020 le associazioni attive sul territorio hanno aperto una struttura di accoglienza (informale) notturna, messa gratuitamente a disposizione dalla Diocesi, per soccorrere le centinaia di persone finite in strada in attesa di entrare nel circuito di accoglienza vero e proprio.
Secondo Jacopo Colomba, Project Manager di WeWorld a Ventimiglia, «Le misure prioritarie da adottare sono molte: servono più risorse dedicate a specifiche categorie e fragilità, come nuclei familiari di rientro, minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta. Imprescindibile, poi, un presidio umanitario stabile e duraturo, soprattutto per coloro che vogliono chiedere asilo e per gli uo- mini soli, intendendo in questo senso anche giovani ragazzi, che possono essere stati vittime di violenza, torture e sfruttamento. Sicuramente, c’è bisogno di un’assistenza strutturata, ma la situazione continua a essere bloccata, permane la visione che questi migranti siano “clandestini” e non esista una formula giuridica per accoglierli».
Da novembre 2020 a maggio 2023, hanno potuto accedere al servizio 3.117 migranti di passaggio a Ventimiglia, di cui 1.264 minori e 1.269 donne
Riprendendo la lettera di Scuola di Pace, sembra evidente che il problema non si risolverà a breve, nemmeno se la Francia riaprisse domani le frontiere senza alcun controllo.
Una cosa è certa: non è con la forza che convinceremo i migranti, che nessuna prospettiva hanno, ad andarsene. No, loro continueranno a vagare per la città, in cerca di un riparo, un nascondiglio, un po’di umana comprensione. Perché, chi è sfuggito a guerre, carestie e non ha nulla più, nulla ha da perdere, e al nulla si aggrappa… e quel nulla siamo noi, la nostra società, egoista, indifferente, che ha tutto quello che loro non hanno, ai quali, prima o poi, di sicuro, dovrà restituire il maltolto. Perciò, noi la preghiamo di riflettere attentamente su questa sua scelta disumana, e la invitiamo a tornare indietro, offrendole il nostro contributo a cercare insieme, noi che siamo i primi, un modo onesto per aiutare gli ultimi a essere beati.
Il 30 lugli, WeWorld, insieme a Caritas Intemelia Organizzazione di Volontariato di Ventimiglia , Medici del Mondo e Diaconia Valdese, ha lanciato un pubblico appello chiedendo di:
- il ripristino del Trattato di Schengen
- la creazione di dispositivi di accoglienza
- l’attivazione di un tavolo di coordinamento tra stakeholder e terzo settore.
Queste iniziative di monitoraggio potrebbero aiutare ad avere un quadro completo della situazione migratoria a Ventimiglia. Inoltre, potrebbero essere utili per individuare soluzioni rispetto a casistiche più specifiche, quali per l’appunto la tratta a scopo di sfruttamento sessuale.