Polemiche, stracci e dita puntate: molto rumore ha fatto in Liguria il minuto di silenzio per la morte di Silvio Berlusconi voluto, a livello nazionale, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il caso è scoppiato precisamente il 13 giugno, quasi due settimane fa ormai, ma le polemiche non si sono ancora fermate.
Il presidente del coniglio regionale Gianmarco Medusei, infatti, aveva proposto di osservare un minuto di silenzio in aula per ricordare quello che lui stesso ha definito “il padre del centro-destra italiano”. Gesto per altro ripetuto anche in altre sedi istituzionali, a livello nazionale e locale.
“Silvio Berlusconi ha ricoperto l’incarico di presidente del Consiglio dei Ministri quattro volte, il più longevo della storia repubblicana. L’Italia dell’imprenditoria, della telecomunicazione, dell’editoria, dello sport e della politica, hanno vissuto un prima e un dopo Berlusconi. Per questo, credo sia necessario, al di là delle appartenenze, esprimere il cordoglio per un vero protagonista della storia d’Italia. Sono già in molti a identificare la giornata di ieri come la fine della Seconda Repubblica“
Gianni Pastorino di Linea Condivisa ha preso le distanze annunciando che sarebbe uscito dall’aula. E così ha fatto. Assieme ad altri due consiglieri.
“Non sono mai stato uno che si compiace per la morte di qualcuno. Considero questo gesto politicamente sbagliato e non parteciperò a questo minuto di silenzio.”
Questa presa di posizione ha scatenato prevedibili polemiche. Meno prevedibili, però, la decisione della maggioranza di bloccare i lavori dell’aula in segno di protesta, sia nella giornata del 13 che in altre giornate nel corso delle settimane successive.
“Abbiamo scelto un codice comportamentale rispettoso per la vicenda umana, benché il nostro giudizio sull’uomo politico non sia mutato e non potrà mai mutare.” Commenta Fabio Tosi dei 5 Stelle in merito alla decisione della Giunta. “Altrettanto avremmo voluto fosse stato fatto dal centrodestra, che ha invece criticato le scelte altrui, espressione peraltro di libertà di pensiero e di azione, compiendo quello che riteniamo una mancanza di rispetto per i cittadini liguri. La destra regionale, dunque, oggi ha deciso di boicottare le istituzioni”
Un minuto di silenzio, due settimane di dibattito. Berlusconi divide il paese anche post mortem.
Comprensibile, senza dubbio, il sentimento d’offesa che possono provare quegli italiani – siano essi membri delle istituzioni o privati cittadini – che stimavano Silvio Berlusconi. “Davanti alla morte bisogna mostrare rispetto” è una frase che si è sentita spesso in questi giorni. Senza dubbio una frase che mi sento di condividere.
Ma rispetto per chi? E che cosa si intende per rispetto?
Probabilmente le opposizioni sono cadute in una facile trappola. Sapevano che avrebbero acceso una polemica sgradevole con un gesto puramente simbolico. Una replica da parte della maggioranza sarebbe stata comprensibile, forse persino sana. Del resto, il confronto – a volte lo scontro – di idee è il sale della democrazia.
Probabilmente, però, la destra ha reagito con una prova di forza arbitraria ed eccessiva: una rappresaglia. Bloccare i lavori del parlamento manda un messaggio chiaro: “la vostra scelta non è stata una scelta legittima né degna di rispetto; eccovi servita la punizione.“
Credo sia il caso, allora, si sollevare una questione e provare a lanciarsi in una riflessione. Al di là della scelta legittima della giunta di osservare un minuto di silenzio, da quando il Cavaliere ci ha lasciati si è assistito ad un fenomeno curioso.
Da chi, in modo molto sgradevole, ha manifestato pubblicamente la gioia per la morte di un uomo, all’incenso sparso sulla sua salma dalle istituzioni controllate dal governo: giorni e giorni di lutto nazionali ed il funerale di stato. E ancora gigantografie a De Ferrari e varie forme di cordoglio istituzionale in tutto il territorio.
Onori che nessuno – o quasi – ha mai ricevuto nella storia repubblicana.
In molti italiani si sentono trascinati in un cordoglio coatto, quasi un’estorsione. La verità è che Berlusconi era amato da molti e odiato da altrettanti. Sono in molti a non piangerlo. Non solo per le politiche divisive del Cavaliere, ma per i più che ragionevoli dubbi sulla sua onestà, per i legami con la mafia, i processi, l’abuso e l’uso personalistico del potere oltre ad una condanna per frode fiscale.
Certi onori dovrebbero essere riservati a quei simboli che uniscono il paese. Neppure Falcone e Borsellino sono stati altrettanto beatificati dallo Stato. Un paragone che fa riflettere.
Credo che il lutto sia una scelta personale. Ognuno scelga se vestirsi di nero o vivere come sempre. Il famoso “rispetto dovuto davanti alla morte” si concretizza proprio in questo: rispettare la scelta altrui.
Alla fine la scelta di una minima parte delle opposizione di non partecipare al lutto è legittima, perché presa nel rispetto della scelta altrui. Non si sono presentati con cartelli, non hanno intonato cori né imbastito sceneggiate. Si sono limitati ad annunciare che avrebbero momentaneamente abbandonato l’aula.
Forse un gesto polemico. Certamente, la polemica mal si sposa con la morte, ma ancora più difficile è divorziare polemica e politica. Sarebbe stato comprensibile un risposta piccata dalla maggioranza, ma senza spingersi al blocco dei lavori.
Alla fine si può dire che l’arena politica stia tenendo vivo il ricordo di un politico divisivo nella morte così come in vita.