Gay Pride: storia di un movimento nato a New York nel 1969
Giugno è il mese del Gay Pride: dedicato all’orgoglio LGBTQ+ per celebrare e incentivare la parità dei diritti di genere e l’amore in ogni sua forma, senza discriminazioni.
Ma per capire perchè proprio giugno bisogna tornare indietro di qualche anno, alla notte del 27 giugno 1969 quando un gruppo di poliziotti fece irruzione nel club gay Stonewall Inn di New York.
Negli anni ’60 negli Stati Uniti era piuttosto frequente che i poliziotti se la prendessero con i membri della comunità LGBTQ+: le retate nei locali gay finivano spesso e volentieri a manganellate e nessuno aveva il coraggio di reagire.
Il 27 giugno 1969 ci fu la svolta: la comunità LGBTQ+ decise di intervenire e di rispondere alla violenza dei poliziotti senza più subire passivamente.
Leggenda narra fosse presente nel locale l’attivista transgender Sylvia Rivera che per prima, quella sera, sferrò un colpo con il tacco della scarpa contro un poliziotto.
Le lotte andarono avanti per parecchi giorni e naturalmente la condivisione della protesta permise ai partecipanti di manifestare con sempre maggiore coraggio.
“Dillo in modo chiaro e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio.”
Nacque anche uno slogan, semplice e molto chiaro e valido ancora oggi: “Say it clear, say it loud. Gay is good, gay is proud.” ovvero “Dillo in modo chiaro e urlalo. Essere gay è giusto, essere gay è motivo d’orgoglio.”
Nel 1970, esattamente un anno dopo, viene quindi organizzato a New York il primo Gay Pride, a memoria dei moti di Stonewall e fu chiamato Christopher Street Liberation Day March.
Chi pensa che sia un’invenzione tutta moderna, quindi, non si è neppure documentato.
Anche gli abiti più sgargianti, gli slip e i costumi da bagno colorati nascono infatti proprio in occasione del primo Gay Pride.
Transessuali e travestiti erano finalmente liberi di indossare senza paura gli abiti a loro più consoni e di passeggiare per strada senza paura.
Era un modo per urlare la propria voglia di libertà e la ribellione nei confronti di una società troppo oppressiva.
Gay Pride 2023: le polemiche e la battaglia contro la maternità surrogata
Per il Gay Pride 2023 hanno discusso un po’ tutti: hanno cominciato con la questione del patrocinio a Roma. Togli il patrocinio, metti il patrocinio.
Il casus belli? Il sostegno del Pride alla pratica della maternità surrogata. Peccato, però, che i dati ci dicano che nove coppie su dieci che ricorrono a questa soluzione siano eterosessuali.
Comunque sabato 10 giugno la capitale è stata letteralmente invasa dall’onda arcobaleno. A tenere lo striscione di apertura il sindaco Roberto Gualtieri, presente anche Elly Schlein.
Così Alessandro Onorato – Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda – su Instagram:
” È stata una bellissima festa. Tutti insieme per ricordare che la Capitale d’Italia è una città che lotta contro ogni forma di discriminazione.
Eravamo oltre un milione di persone per gridare che sui diritti si va avanti e non indietro. Viva Roma. Sempre”.
Decine di migliaia i presenti che hanno preso parte alla manifestazione tra carri, cori e musica: Paola e Chiara le madrine di quest’anno.
Come spesso accade le opinioni possono essere molto distanti tra di loro, ma se non vengono meno rispetto e tolleranza, si può dire liberamente quel che si pensa.
Quindi, veramente ognuno può esprimere il pensiero che crede, ma il Gay Pride non nasce certo per promuovere la pratica della maternità surrogata.
E chi lo definisce una semplice carnevalata evidentemente non ne conosce neppure la storia.
Certo, dal 1970 ad oggi è stata fatta molta strada, ma non a sufficienza. Basta purtroppo soffermarsi su uno dei tanti episodi di discriminazione e violenza: in ordine di tempo la donna trans picchiata il 25 maggio dalla polizia a Milano.
Le aggressioni omofobe ci sono e il Gay Pride aiuta a combatterle
Risale all’8 giugno la terribile aggressione a Pavia di una coppia gay.
Due ragazzi insultati con violenza e minacciati : “Gay del ca**o, fr**o di m***a vuoi vedere come ti ammazzo?”
E tutto questo è avvenuto nell’indifferenza generale perché nessuno è intervenuto.
“Questo episodio è solo uno dei tanti che avviene ogni giorno contro le persone LGBT+, con l’unica differenza che le vittime sono riuscite a riprenderlo ed hanno scelto di pubblicarlo” ha precisato Fabrizio Marrazzo portavoce del Partito Gay-Lgbt+, Solidale Ambientalista Liberale.
Oltre all’evidente bisogno di informazione e di un cambio di mentalità che metta alla base del convivere civile l’accettazione delle diversità tra individui, quello che ancor più continua oggi a stupire è questa associazione gay pride=festa inutile dell’ancor più inutile orgoglio gay.
Insomma, altro che carnevalata. Piuttosto si avverte sempre più l’urgenza di intervenire per interrompere questo circolo vizioso che porta a demonizzare nuovamente l’omosessualità.
Sdoganare, seppur in modo subdolo, la violenza verso chi non la pensa o vive allo stesso modo, è un pericoloso passo indietro per tutti.
Il Parlamento Europeo condanna la retorica di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia
Il presidente Giorgia Meloni tre anni fa dichiarava che: “Non possiamo dire che nella realtà di oggi i gay siano discriminati”.
Da aprile 2022 a marzo 2023 sono stati denunciati 115 episodi di omotransfobia che hanno colpito 165 vittime distribuite in 62 località.
Al di là dei dati, però, conta l’orientamento di pensiero e vale la pena ricordare quello che è successo ad aprile.
Il Parlamento Europeo ha infatti approvato un emendamento dove “esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtq a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell’Ue.
Ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone Lgbtiq sono un’ideologia anziché esseri umani.
Condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.
In merito a questo fatto ci sono stati titoli, ma non titoloni come per il Gay Pride.
E ciò sta a testimoniare che si vuole un dibattito più di facciata che di sostanza, anche se il dubbio l’avevamo già avuto.
Di sicuro chi ogni giorno rivendica – politici compresi – l’inutilità di far valere i propri diritti, credo che non si sia mai trovato a doverli difendere in modo serio e concreto.
Mi domando spesso che cosa accadrebbe se i figli di noti esponenti politici assolutamente estranei e lontani alle problematiche della comunità LGBTQ+ si trovassero ad affrontare il coming out di un loro figlio.
E di certo sarà già successo, però non è dato saperlo. La politica dovrebbe preoccuparsi anche di lasciare un mondo migliore ai più giovani e a coloro che non sono ancora nati. Eppure la strada intrapresa pare non essere questa.
Oggi, poi, diventa tutto polemica, si strilla troppo e a furia di strillare si svuotano i contenuti e si dimentica l’obiettivo.
Gli otto motivi più importanti per cui è bene partecipare al Gay Pride
In realtà i motivi del Gay Pride sono fondamentalmente altri anche se ogni anno si tenta da più parti e in vari modi di screditare un appuntamento così importante.
Il movimento LGBTQ+ ha stilato già nel 2021 un elenco degli otto motivi più importanti per cui è bene partecipare al Pride:
Per chi non ha ancora il coraggio
Ci sono tantissime persone che non hanno ancora fatto coming out e aspettano con ansia che ci sia un Pride per potersi sentire alleggerite da un peso non proprio facile da portare. Facciamolo per loro!
Per sentirsi in famiglia
Niente è più bello della sensazione di liberazione che si prova quando si trova finalmente la propria comunità. Il Pride è davvero questo: una immensa famiglia che ti accoglie anche se sei uno sconosciuto.
Per far rivivere le lotte
Bisogna marciare per se stessi ma anche per tutte quelle persone che l’hanno fatto prima di noi. Per loro il Pride è il simbolo del percorso che è stato fatto per essere arrivati fino a dove siamo oggi.
Per divertirsi insieme
Il Pride è una manifestazione che ha dei temi festosi perché si marcia per celebrare la libertà e la felicità di essere proprio come si è.
E quindi carri, costumi colorati, musica e arcobaleni sono e saranno sempre i benvenuti.
Inoltre il primo Pride è nato proprio grazie a tutte quelle persone emarginate che indossando lustrini e rossetto, hanno sfidato le leggi sociali per tutti noi, e anche per te.
Per sapere chi supporta la nostra causa
Sempre più brand e realtà decidono di sponsorizzare le parate.
Partecipare a un Gay Pride ci aiuta a capire quali sono le aziende amiche per poter spendere meglio i nostri soldi, senza farli finire nelle mani sbagliate.
Sarai meravigliato nel vedere in quanti ci mettono la faccia, non solo multinazionali, ma anche scuole, associazioni culturali e tantissime attività locali.
Per sentire concerti gratuiti
Ai Gay Pride partecipano tantissime personalità del mondo dello spettacolo e normalmente ogni parata viene chiusa con dei concerti gratuiti.
Basti pensare a Lady Gaga, super ospite del Roma EuroPride o Madonna al World Pride di NYC.
Per viaggiare
Ci sono Pride non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Partecipare a un Gay Pride è una ottima scusa per organizzare un bellissimo viaggio.
Ecco l’ultimo degli otto punti: è dedicato a tutti, ma davvero a tutti.
Per essere se stessi!
Qualunque sia il tuo orientamento sessuale, un Gay Pride ti darà sempre la possibilità si essere davvero te stesso.
Lasciati andare, urla, rimani in silenzio o balla fino allo sfinimento.
Nessuno ti giudicherà per come ti vesti o per quanto ti svesti, e sarai sempre libero di esprimerti perché il Pride è un’incredibile espressione di libertà.
Buon Gay Pride a tutti!
Rosella Schiesaro©
Foto Copertina Adele Garassini©
Foto Articolo Matilde Bargiacchi© Adele Garassini© Claudio Enzi©
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